La valutazione psicologica delle capacità genitoriali

La valutazione della genitorialità è una complessa attività di diagnosi nella quale convergono aree di ricerca multidisciplinare.Tale valutazione psicologica deve tener conto di diversi parametri e considerare diversi versanti

famigliari a rischio hivLa valutazione della genitorialità è un’attività nella quale convergono aree di ricerca multidisciplinare quali la psicologia sociale e giuridica, la neuropsichiatria infantile, la psicologia della famiglia, la psichiatria forense, la psicologia clinica e dello sviluppo.

Tale valutazione psicologica è una complessa attività di diagnosi, che deve tener conto di diversi parametri e considerare non solo due versanti, da un lato i genitori e dall’altro i figli, ma anche la relazione che intercorre tra loro.

Lo stesso concetto è confermato anche da Bornstein (Bornstein M. H., 1991) il quale sostiene che la “capacità genitoriale” corrisponde ad un costrutto complesso, non riducibile alle qualità personali del singolo genitore, e comprende anche un’adeguata competenza relazionale e sociale.

I criteri per la valutazione della capacità genitoriale riguardano parametri individuali e relazionali che si riferiscono ai concetti di parenting e di funzione genitoriale, comprendendo lo studio delle abilità cognitive, emotive e relazionali.

Il parenting si propone come una competenza articolata su quattro livelli:

  1. Nurturant caregiving, che include l’accoglimento e la comprensione delle esigenze primarie (fisiche e alimentari);

  2. Material caregiving, che riguarda le modalità con cui i genitori preparano, organizzano e strutturano il mondo fisico del bambino;

  3. Social caregiving, che comprende tutti i comportamenti che i genitori attuano per coinvolgere emotivamente i bambini in scambi interpersonali;

  4. Didactic caregiving, riferito alle strategie che i genitori utilizzano per stimolare il figlio a comprendere il proprio ambiente.

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Numerosi autori confermano che le componenti di uno specifico stile parentale comprensivo sono la capacità di rispondere alle richieste del figlio e di mantenere un’attenzione focalizzata, la ricchezza del linguaggio e il calore affettivo (Guttentag et al., 2006).

La valutazione delle capacità genitoriali dal punto di vista psicologico deve tenere presente le risorse dei genitori e gli specifici bisogni dei figli.

L’accertamento che viene eseguito riguarda alcuni aspetti fondamentali tra i quali:

  • la capacità di accudimento di cura dei figli;

  • le capacità empatiche, riflessive e di ascolto di entrambi i genitori, in funzione di un adeguato sviluppo psichico, affettivo, sociale e fisico del minore;

  • il riconoscimento del ruolo dell’altro genitore mantenendo la stabilità e la continuità dei legami;

  • la capacità di cooperazione e di saper condividere le decisioni di maggior interesse per il minore quali ad esempio il mantenimento, la salute, l’istruzione e l’educazione;

  • l’approfondimento del profilo personologico, qualora ve ne sia la necessità, per la rilevazione di elementi di psicopatologia che possono interferire con la capacità genitoriale.

     

Uno dei modelli più recenti che si occupa dei criteri di valutazione della genitorialità che possono indicare una situazione di rischio per il bambino è il modello process-oriented adattato da Di Blasio (Di Blasio P., 2005).

Questo modello valorizza innanzitutto:

  • i fattori individuali (biologici, genetici, psicologici),

  • i fattori familiari e sociali (coppia, bambino, fratria, amici, lavoro, famiglia estesa),

  • i fattori della società e dell’ambiente (ambiente fisico e salute, servizi e risorse della comunità, condizioni economiche e familiari, supporti del governo),

  • le reciproche interazioni tra questi.

Per operare un’adeguata rilevazione e integrazione degli elementi di valutazione che provengono da diverse fonti spesso ci si avvale dell’aiuto di consulenti che abbiano un’adeguata preparazione nell’ambito della psicologia giuridica.

 

Il ruolo del CTU e del CTP

I professionisti che operano come CTU e CTP sono spesso chiamati a valutare le competenze genitoriali delle parti in causa per l’affidamento dei figli, soprattutto nelle cause di separazione e divorzio.

La Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) è un’indagine di carattere psicologico prevista dall’articolo 61 del Codice di Procedura Civile. Questa valutazione specialistica viene richiesta dal Giudice il quale può scegliere di essere coadiuvato, per singole fasi del processo o durante l’intero percorso giudiziario, da uno o più consulenti che abbiano specifiche competenze professionali nella materia oggetto dell’indagine. I consulenti devono fornire al Giudice tutte le informazioni utili alla sua decisione.

Può accadere che le parti ritengano opportuno incaricare altri esperti di loro fiducia che svolgano una funzione di affiancamento al consulente tecnico d’ufficio nominando a loro volta dei Consulenti Tecnici di Parte (CTP). La nomina dei CTP viene data dall’avvocato al fine di garantire la corretta tutela dei diritti del proprio cliente nell’ambito del processo.

I consulenti tecnici di parte hanno la possibilità di presenziare alle operazioni peritali, alle udienze e alle riunioni “di consiglio”, alle quali partecipa il consulente tecnico d’ufficio, il Giudice istruttore e altri due magistrati. Inoltre durante le operazioni peritali il CTP può presentare le proprie istanze e osservazioni al CTU.

In caso di separazione coniugale, l’interesse primario è la tutela del minore coinvolto nella vertenza giudiziaria e quindi il CTP si astiene dal consultarlo e/o ascoltarlo direttamente o in occasioni esterne alla CTU, anche nel caso in cui questo venisse richiesto dall’avvocato, seguendo le linee indicate dal Codice deontologico degli psicologi italiani (Art. 31).

La relazione dei CTP, terminata la fase di osservazione, verrà depositata insieme a quella dei CTU, i quali dovranno consegnare le proprie conclusioni entro un periodo di tempo prestabilito dal Giudice al momento del conferimento degli incarichi. Questo periodo può essere prorogato su richiesta del CTU qualora siano necessarie verifiche sulla situazione familiare.

 

In ambito civile, nei casi di separazioni e/o divorzi conflittuali il Giudice chiede al CTU psicologo di approfondire alcuni temi specifici:

  • la qualità dei legami familiari tra il minore e gli adulti di riferimento,

  • le caratteristiche personologiche dei genitori,

  • la loro capacità di svolgere la funzione genitoriale,

  • la migliore condizione di affidamento al fine di garantire una crescita sana e armonica del minore.

La CTU non ha fini terapeutici o di mediazione ma è un’indagine valutativa in merito al genitore più idoneo a occuparsi del minore e al contesto più adatto al suo benessere. A tal proposito l’esperto deve essere particolarmente cauto nelle proprie valutazioni, basandosi su metodologie attente e criteri ben individuati e segnalati.

Una delle difficoltà maggiori per il consulente è il districarsi in un contesto in cui le richieste esprimono da un lato i bisogni delle parti, e dall’altro le esigenze dei meccanismi procedurali.

L’accertamento che il CTU è chiamato a svolgere riguarda la qualità psicologica dei soggetti. Questo tipo di indagine non viene centrato sulle caratteristiche di personalità osservabili a livello intraindividuale, ma si rivolge al piano relazionale che riguarda l’interazione tra il soggetto esaminato e altri interlocutori. Questo lo diversifica dalla perizia di natura psichiatrica, finalizzata allo stabilire l’esistenza di patologie (De Leo e Patrizi, 2002).

L’oggetto primario di indagine del CTU è il significato della valenza dei rapporti che circolano all’interno del sistema parentale, coinvolgendo il minore e le figure per lui significative, garantendo loro la massima tutela dell’interesse psicologico.

Se vi sono delle condizioni di rischio che possono portare il minore in uno stato di pericolo o pregiudizio il CTU ha il compito di segnalarlo alle autorità competenti.

Nell’esercizio della sua attività egli deve mantenere la propria autonomia scientifica e professionale scegliendo con cura i metodi e gli strumenti di valutazione che verranno utilizzati nell’indagine peritale. A tal proposito è necessario porre attenzione agli elementi di distorsione e suggestione che possono essere legati alla propria soggettività e inquadramento teorico, considerando anche che il proprio contributo può incidere sul livello psicoaffettivo delle persone coinvolte.

Il parere del CTU viene formulato attraverso un’analisi integrata dei dati, tenendo in considerazione anche le osservazioni critiche ricevute dai consulenti di parte.

Inoltre il CTU ha il compito di valutare la possibilità di recupero delle funzioni genitoriali segnalando l’esistenza di risorse territoriali quali il sostegno psicologico individuale, la mediazione, il sostegno genitoriale, il sostegno psicologico al minore.

La relazione finale deve esplicitare la metodologia di indagine e il modello teorico a cui fa riferimento e deve riportare una sintesi dei colloqui ed i passi significativi che hanno permesso di giungere ad una conclusione. Inoltre vengono evidenziate le motivazioni che hanno orientato il parere del CTU in merito alle sue osservazioni e descrizioni di ciò che ha rilevato durante le indagini.

 

Schema riassuntivo


(Gullotta, 2000)

 

Riferimenti Bibliografici

  • Bornstein M. H., Handbook of Parenting, 4 vol., Lawrence Eribaum Associates, Mahwah, 1991
  • De Leo G. e Patrizi P., Psicologia giuridica, Il Mulino, Bologna, 2002
  • Di Blasio P. (a cura di), Tra rischio e protezione. La valutazione delle competenze parentali, Unicopoli, Milano, 2005
  • Gullotta G., Elementi di psicologia giuridica e diritto psicologico. Civile, penale, monorile, Giuffrè, Milano, 2000
  • Guttentag C. L., Pedrosa-Josic C., Laundry S. H., Smoth K. E., Swank P. R., Individual Variability in Parenting Profiles and Predictors of Change: Effects of an Intervention With disadvantaged Mothers, in Journal of Applied Developmental Psychology, vol. 27(4), 2006

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