di Mariano Colla
“Caro benzina, Atac boom di abbonamenti, esplode il car pooling, raddoppiati gli utenti, l’auto va in garage,….” questi sono alcuni dei titoli comparsi in questi giorni su quotidiani romani e non solo.
Semplice notizia o argomento su cui i sociologi potranno lavorare per studiare natura, psicologia, motivazioni di un cambiamento di abitudini nel comportamento di pendolari o di comuni cittadini.
Cambiamento non so ancora quanto radicale ma, comunque, indicativo?
Ci troviamo dinanzi ad una presa di coscienza collettiva sull’effetto nocivo dell’ inquinamento atmosferico che sovrasta le nostre città e alla salutare necessità di riversarci sui mezzi pubblici o sui mezzi privati condivisi, relegando al parcheggio sotto casa l’amata autovettura “single driven”, al fine di godere di un’aria più salubre?
Vorremmo ma, probabilmente, le cose non stanno così.
Ovviamente la ragione ufficiale per questo inopinato cambiamento di abitudini nel trasporto metropolitano è da imputare all’aumento verticale del prezzo di benzina e gasolio, risorse primarie dalle quali attingono benefici a pieni mani lo Stato e i petrolieri.
Siamo in periodo di crisi e levare voci di protesta può sembrare brutto, visto il salasso quasi generalizzato applicato alla comunità produttiva e non.
Tuttavia mi sembra opportuno fare una riflessione sulla tendenza al risparmio o, meglio, sulla sua necessità, visti gli effetti provocati dell’aumento della benzina.
Credo non serva il sociologo per evidenziare quale forza incisiva abbiano l’economia e il potere a essa associato nel determinare comportamenti e abitudini della società e, ancor più, rapidi cambiamenti quando i prezzi radicalizzano interventi e risoluzioni.
Il punto è che i comportamenti virtuosi, come il razionale e contingentato uso dei mezzi privati, a favore di un maggior impiego del mezzo pubblico, sarebbe meglio fossero determinati da scelte consapevoli, più che da scelte forzate dalle contingenze economiche.
Nel nord Europa scelte ambientali e investimenti finalizzati all’ottimizzazione del trasporto pubblico vanno di pari passo.
Lo sappiamo da documentari e inchieste che la televisione periodicamente ci propone.
E’ un circolo virtuoso che da un lato migliora la viabilità e, dall’altro, riduce inquinamento e polveri sottili nell’aria.
L’effetto combinato di un servizio pubblico capillare ed efficiente e la conseguente riduzione del traffico privato, quest’ultimo disincentivato anche grazie a campagne formative sponsorizzate dal mondo politico, hanno consentito in molte metropoli nordeuropee il recupero di condizioni di vita a favore della comunità.
Perché in Italia tutto ciò sia molto difficile da realizzare, non sempre è del tutto chiaro.
Il nostro paese, non è una novità, da sempre ha favorito il trasporto su gomma rispetto a quello su ferro, ma molte cose sono cambiate da quando la FIAT dominava il mercato e non era estranea a pressioni sulla politica.
Dunque Italia terra di strade e autostrade più che di ferrovie. L’automobile non tanto intesa come mezzo di trasporto ma come simbolo da utilizzare per il lavoro, per il divertimento, per gran parte delle necessità quotidiane.
Certo, a giustificazione di tale tendenza l’italiano può sempre addurre una certa insensibilità politica nel favorire il trasporto pubblico, tuttora di qualità scadente.
Sarà pur vero, ma consentitemi anche un piccolo rimprovero nei confronti degli utenti.
Non vi è dubbio che viaggiare seduti nella propria autovettura, anziché compressi in autobus o metropolitana, è più comodo, anche se il traffico caotico e la difficoltà di parcheggio non sono da trascurare.
Tuttavia è sorprendente che solo il prezzo del carburante determini la ricerca di soluzioni di trasporto alternative all’impiego corrente dell’automobile.
Insomma che non vi siano state in precedenza altre motivazioni o valori meno strettamente economici tali da suggerire orientamenti utili a concretizzare moderni criteri di viabilità.
Criteri meno inquinanti, in grado di assicurare efficienza nella mobilità di massa, anche a scapito di un uso non sempre razionale della autovettura ad ogni costo.
I comportamenti virtuosi dettati dalle necessità impellenti vanno a scapito di una programmazione che, nel nostro paese, difetta e che viene sollecitata solo da emergenze sociali come, nel caso specifico, il prezzo della benzina.
La maturazione di una società avviene attraverso la progressiva presa di coscienza di valori che non devono subire l’incursione totalizzante degli interessi economici, valori il cui soddisfacimento non deve essere delegato in bianco a una retorica politica, bensì implicano compartecipazione in tutte le fase attuative.
La politica ci ha accusati di essere coglioni, bamboccioni, sfigati, fannulloni e non so che altro, quasi a inquadrarci nell’ambito di una minorità infantile che delega sempre a terzi il soddisfacimento della propria bisognosità.
La lezione che il prezzo della benzina dovrebbe quindi insegnarci è di andare un pochino oltre la necessità immediata, di guardare più lontano, di ascoltare chi è più avanti di noi e di pretendere maggiore attenzione per i nostri bisogni, anche a scapito di rinunciare ad abitudini consolidate.
Nel frattempo auguriamoci tutti che i trasporti pubblici siano in grado di soddisfare il prevedibile assalto. Sia in un modo che nell’altro, un prezzo lo dobbiamo pagare per la nostra estemporaneità.
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Pubblicato da Mariano Colla
su 24 mar 2012. Archiviato in In primo piano.
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