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La RIFLESSIVITÀ nel "rapporto tra scuola e territorio: le storie di chi lavora dentro e fuori le aule a contatto col disagio adolescenziale" (2/a parte)

Categoria: Osservatorio Adolescenti

06/08/2012

Le giornate di studio per riflettere sul rapporto tra scuola e territorio sono proseguite con gli interventi coordinati dalla Prof.ssa Santa Parrello, Ricercatrice e Docente di Psicologia dello Sviluppo e dell' educazione.

 

La seconda sessione delle giornate di studio dedicate a “La mappa e il territorio” si sono aperte con l’intervento in video del prof. Andrea Canevaro dall’intrigante titolo “Erranza giovanile ed educatori viandanti” che con le sue riflessioni ha stimolato nell’uditorio, partecipe e attento, un dibattito vivace sul senso profondo dell’essere viandante, ma anche vagabondo e/o stanziale in riferimento alla propria e all’altrui formazione-educazione.
La sua metafora dell’educatore viandante, la ritualità della quotidianità, vista come il necessario passaggio da un tempo all’altro della crescita e della formazione hanno contribuito alla riflessione su quale debba essere il “progetto educativo” che dobbiamo portare avanti nel nostro Paese.

 

Il successivo intervento di tale sessione , “Pensare e ripensare in termini di cooperazione” ha visto protagonista la prof.ssa Anna Maria Aiello che dopo aver fatto riferimento alle esperienze ormai fortemente consolidate della “Scuola della seconda opportunità” di Roma, ha introdotto il concetto di educazione come “impresa collettiva in stretta interazione con gli allievi” in linea con gli scenari di Europa 2020 i cui tre obiettivi essenziali sono la crescita intelligente, la crescita sostenibile e la crescita inclusiva, che presume l’interazione dei gruppi, la comprensione dei diversi punti di vista e la realizzazione di attività collettive, “stanando le competenze individuali a guisa di un archeologo”.

 

“Pensare gli studenti vuol dire interessarsi a conoscerli come sono, come vorrebbero essere, come potrebbero essere… prevalere nella relazione la dimensione interattiva individuale e non collettiva (il contrario della “classe” anonima) riconoscendo la trappola del gruppo adolescenziale per l’adulto”.

 

L’intervento della dott.ssa Teresa Centro “Che fine fanno i sogni nel cassetto? Dinamiche individuo-gruppo-istituzione” si è pertanto strettamente correlato al precedente analizzando sotto il profilo psicologico il rapporto con il gruppo dei pari e con il mondo degli adulti che può facilitare, intralciare o impedire il percorso progettuale della vita di un individuo in particolar modo dell’adolescente che nello spazio-scuola trova uno dei principali agenti della sua crescita.
A tali interventi ha fatto seguito quello di Antonio Iannaccone “Apprendere dentro e fuori la scuola: la riflessività in prospettiva socioculturale” che ha evidenziato come la dimensione socio-culturale nel tempo abbia assunto sempre più un ruolo determinante rispetto ad una “concezione eminentemente “epistemica” dell’essere umano che vede al centro delle preoccupazioni educative il monolitico modello logico-matematico enfatizzato, fra l’altro, dalle pedagogie di derivazione piagetiana”.

 

Maria Francesca Freda, Giovanna Esposito hanno contribuito alla discussione con “Riflessività e partecipazione attiva all’Università” prendendo le mosse dalla etimologia del termine riflessione che in latino significa “ri-piegamento”, per poi passare all’analisi degli studenti universitari underachiever, studenti che presentano uno scarto tra buone competenze in possesso e scarsa performance universitaria.
Infine, ma solo in termini temporali Antonella Saporito, Antonella Zaccaro hanno introdotto “La funzione di pensiero a sostegno di insegnanti e operatori dell’educazione” ripercorrendo la propria esperienza nell’ambito del progetto E-VAI raccontando l’esperienza nei gruppi di riflessione con i docenti e gli operatori che hanno lavorato nei due Istituti superiori coinvolti, IIS Sannino-Petriccione e IPSSAR Cavalcanti.

 

I gruppi, formati da docenti, esperti ed educatori che hanno collaborano quotidianamente nelle classi e stati condotti da uno psicologo hanno previsto la presenza di osservatori, psicologi in formazione, si sono incontrati a cadenza quindicinale e si sono configurati come uno spazio intermedio in cui il gruppo di lavoro può elaborare in tempo reale le proprie esperienze personali e professionali. Specularmente a quanto accade nella relazione docenti/allievi, anche l’investimento del gruppo come spazio di riflessione e come condivisione delle esperienze è stato costruito con fatica.

 

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Autore: prof.ssa Annamaria Franzoni

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