La psicologia dell’infanticidio: madri che uccidono i figli

La psicologia dell'infanticidio: madri che uccidono i figli

Categoria: In-formaMentis

11/12/2014

Caso Loris Stival, la madre fermata con l'accusa di omicidio e occultamento del cadavere. Lei continua a ripetere: 'Non l'ho ucciso io!'

 

Il caso di Loris Stival, il bimbo di 8 anni trovato morto in fondo al canalone di un mulino nel ragusano, porta nuovamente all'attenzione dell'opinione pubblica il caso delle madri infanticide. Il caso di Loris, è per certi versi ancor più particolare. Veronica, la mamma di quella povera e innocente creatura, continua a ripetere di essere innocente eppure ci sono dettagli, particolari che ai PM proprio non convincono.

 

Nel decreto di fermo, infatti, il pm di Ragusa scrive che Veronica Panarello si è "resa responsabile dell'omicidio del proprio figliolo, con modalità di elevata efferatezza e sorprendente cinismo" e sottolinea l'esistenza di 'gravi indizi di colpevolezza'. Tra gli interrogatori spunta quello della mamma di Veronica che fornisce un'immagine alquanto particolare della figlia, connotandola come una persona "difficile" sin dalla tenera età: "Veronica sin da bambina soffriva di manie persecutorie, era una bambina aggressiva e violenta" racconta la donna nel verbale del decreto di fermo. "Sino all'età di sette anni - aggiunge - é stata seguita e curata da uno psicologo ma poi si è rifiutata". Da adolescente aveva scoperto di essere figlia del peccato, uno dei tanti della mamma; aveva scoperto di non essere stata una figlia "programmata", voluta, desiderata. Insomma Veronica si percepiva come la figlia del peccato, della colpa, della trasgressione, frutto di un momento, conseguenza dell'incontro di una doppia inconsapevolezza: quella di un uomo e di una donna, sua madre, la stessa che descrive Veronica come un'adolescente sui generis che all'età di 11 anni a un'amica che la canzonava aveva reagito con le botte, rompendole le costole e mandola d'urgenza in ospedale. A questo sono poi seguiti due tentati suicidi.

 

Di fronte a vicende come quella di Loris, la domanda che puntualmente tutti ci poniamo è la seguente "Cosa spinge e induce certe madri ad uccidere i propri figli?". Tale domanda sembra sorgere dentro di noi in maniera quasi spontanea perché l'atto omicida commesso da una madre ai danni del proprio figlio sembra contraddire quella che secondo noi è una convinzione certa e radicata: ovvero che l'amore di una madre sia qualcosa di innato o meglio connaturato in un genitore e ancor di più in una donna, in una madre per l'appunto. Poi fatti come quelli accaduti nel ragusano, ci inducono a rivedere queste credenze, queste convinzioni così radicate nel nostro modo di pensare e di vedere la genitorialità, l'essere e il fare i genitori. Siamo talmente certi dell'esistenza di un istinto materno che quando nasce un bambino diamo per scontato che la madre debba essere felice e debba sapere come affrontare il nuovo ruolo a breve e lungo termine.

 

Al contrario la maternità, pur partendo da dati biologici che la sorreggono, è fondamentalmente un processo di apprendimento che si costruisce nel tempo, frutto di condizionamenti socio-culturali. "Fare un bambino" non vuol dire semplicemente portarlo nel proprio grembo per nove mesi e poi metterlo al mondo. Fare un bambino è qualcosa di molto più complesso: vuol dire far nascere tale creatura psichicamente dentro di sé, significa costruire una sorta di "utero psichico" in cui far crescere ed elaborare l'immagine mentale del figlio che nascerà. Ovviamente si tratta di un processo bidirezionale: la madre, oltre all'immagine del figlio, deve costruire dentro di sé anche una propria immagine rinnovata alla luce della nuova condizione. Questo discorso è molto utile per sottolineare come diventare genitori non sia frutto di un momento ma l'esito di un processo impegnativo che i futuri genitori devono consapevolmente affrontare insieme.

 

Gli infanticidi, come quelli di Loris, possono dunque configurarsi in alcuni casi come l'incapacità o meglio l'impossibilita dovuta alla biografia personale e familiare dei futuri genitori di affrontare i compiti evolutivi che la nascita di un bambino comporta. Il caso di Veronica e Loris, ne rappresenta un caso estremo. Si tratta sempre di terribili drammi che ci devono far riflettere su cosa si faccia o non si faccia nel nostro Paese per prevenirli.
(Fonte foto: Rete internet)

 

IN-FORMA MENTIS

 

 

Autore: Ester Miranda

Leave a Reply