La psicologia del portiere e il cambio (forzato) della guardia: nelle …

Il portiere, per molti, è un ruolo come un altro: un’etichetta, quasi un marchio d’infamia per una tradizione che vuole come luogo comune, dai giardini al calcetto del dopolavoro, che tra i pali vada a finire inevitabilmente il più scarso della compagnia.

La figura del portiere, invece, è quanto di più sottovalutato possa esistere nel mondo dello sport: una storia che meriterebbe un’introspezione degna di un trattato di psicologia, un fenomeno da studiare e, se possibile, ammirare. I numeri uno sono una razza a parte: si staccano dalla frenesia e dalla confusione delle zone nevralgiche del gioco, quasi con distaccata superiorità. Sono allo stesso genio e follia, troppo incoscienti o forse semplicemente troppo saggi per farsi contagiare dalla foga della partita; distaccati, come filosofi stoici che osservano i destini altrui col sorriso amaro di chi ne ha viste tante. Di chi sente un gol subito come una ferita mortale, sapendo che un errore il più delle volte è una sentenza di condanna proclamata dal pallone che varca la linea di porta

Per questo motivo, il passo che il Palermo si prepara ad affrontare non è dei più semplici: un cambio della guardia tra i pali tra Stefano Sorrentino, fin qui sentinella insuperabile e custode della verginità della rete rosanero nello straordinario filotto di risultati utili, e Samir Ujkani. Il paragone, per il numero uno albanese, è quanto mai scomodo: Sorrentino è tra i top della categoria, un portiere capace di prendersi la squadra dall’alto del suo valore e della sua straripante personalità. Samir ha lavorato nell’ombra, ricoprendo uno dei ruoli più delicati all’interno di un gruppo: il dodicesimo, costretto a dividere la natura quasi mistica del portiere con la tensione latente di chi sa, con tutta probabilità, di non poter scendere in campo ma che al tempo stesso non può mollare un centimetro. È il supplente, il guardiano di riserva, che non può permettersi di farsi trovare impreparato: l’imbattibilità è una gemma preziosa, da custodire con cura per permettere ai rosanero di proseguire nel cammino.

Il Palermo è nelle mani di Ujkani: c’è tutto da perdere, con la pressione e le aspettative di una città. Samir lo sa, ma se lo vedrete spavaldo e sprezzante del pericolo, magari con un sorriso di sfida, state certi che non sta bluffando: vive semplicemente la sua vocazione, quel richiamo quasi ancestrale che spinge un bambino a indossare i guantoni e a imparare a volare.

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