La polemica/Scattone rinuncia alla cattedra

Anche qui, forse, è il caso di dire: fine pena mai. Nel senso che una condanna segue (perseguita?) chi l’ha subita ben oltre l’espiazione e il recupero sociale. Una condanna diviene così un’ombra di dietro, che ci accompagna oltre ogni espiazione, al di là di ogni redenzione. Il professor Giovanni Scattone, 47 anni, già condannato a cinque anni e quattro mesi per l’omicidio colposo di Marta Russo, uccisa nel 1997 da un colpo d’arma da fuoco mentre passeggiava all’interno dell’Università La Sapienza, aveva ottenuto il ruolo di insegnante di Psicologia presso l’istituto Einaudi di Roma, dopo dieci anni trascorsi da supplente in diverse scuole. La notizia, come in altre occasioni precedenti, ma oggi con grande clamore ha riportato il caso in prima pagina e Scattone, di fronte all’ondata di proteste alla fine ha ceduto: «Se la coscienza mi dice di poter insegnare, la mancanza di serenità mi induce a rinunciare all’incarico».

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