La pluralità della mente oltre i confini del cervello

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Corriere della Sera

Scienze Oggi a Milano un incontro sulla complessità dei fattori che influenzano il pensiero umano

Viviamo in tempi mutevoli e bisogna saper gestire il cambiamento. Il che significa anche «non avere paura delle emozioni che l' incertezza suscita, ma affrontare la complessità del mondo con un approccio plurale». Lo afferma Gabriella Pravettoni, docente di Psicologia dei processi cognitivi, nel delineare gli scopi del convegno «Mind set. La mente cresce, tu decidi, il mondo cambia», in programma oggi a Milano nell' aula magna dell' Università degli Studi (via Festa del Perdono 7). Un appuntamento, promosso dall' ateneo statale insieme alla Fondazione Umberto Veronesi, cui partecipano nomi noti come Edoardo Boncinelli, Michele Di Francesco, Mauro Maldonato, Marcello Massimini, Andrea Moro, Piergiorgio Odifreddi, Alberto Oliverio, Francesca Simion. Al centro di tutto, una visione della mente umana decisamente plurale, articolata e sfaccettata, distante dal riduzionismo che appiattisce tutto sulle reazioni fisiochimiche del cervello. «Bisogna superare - osserva Gabriella Pravettoni - certe abitudini alla semplificazione, per cui sembra che gli esseri umani siano automi mossi dai meccanismi cerebrali. Ci sono processi cognitivi individuali: la capacità di memorizzare, quella di focalizzare l' attenzione, senza contare le emozioni e le motivazioni personali. E questi fenomeni vanno considerati nella loro interazione con l' ambiente esterno e i tanti fattori culturali da cui siamo influenzati. Tutto ciò aiuta l' individuo a maturare, a muoversi nel contesto che lo circonda, a mettere in moto il cambiamento. Intendiamoci, tra i relatori del nostro convegno ci sono anche un neuroscienziato, un biologo e un fisiologo: non vogliamo affatto sminuire il contributo di questi saperi. Ma riteniamo che, parlando della mente, il tutto sia qualcosa di più rispetto alla somma delle singole parti». Secondo la docente milanese, che dirige il Centro di ricerca interdipartimentale sui processi decisionali, le scienze cognitive devono dunque muoversi in una dimensione multidisciplinare: «Occorre collaborare tra diversi ambiti di studio non solo per spiegare la pluralità della mente, ma anche per capire come accoglierla e valorizzarla. Non ci sono al momento spiegazioni esaustive su come funziona il pensiero umano. La sfida del convegno è trovare una sintesi tra le ragioni delle neuroscienze e quelle di discipline come la psicologia e la filosofia». RIPRODUZIONE RISERVATA

Carioti Antonio

Pagina 45
(1 dicembre 2011) - Corriere della Sera

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