LA NOSTRA GUIDA Risparmio a prova di nervi Voce allo psicologo …

BOLOGNA, 10 SETTEMBRE 2013 - I PICCOLI risparmiatori italiani da sempre puntano tutto il loro gruzzoletto sugli immobili (due terzi) e sui tranquillizzanti (fino alla crisi dello spread) titoli di Stato. Ma la grande recessione degli ultimi anni sta dimostrando che questa non è la mossa vincente per difendere il risparmio. E non dà garanzie di salvaguardia del tesoretto da lasciare a quelle generazioni future rimaste bloccate nell’ascensore sociale e che, quindi, dovranno rassegnarsi a vivere con redditi più bassi dei loro padri. La strategia finanziaria deve cambiare, affinarsi. Ma, al di là della preparazione tecnica, conta anche l’atteggiamento psicologico dell’investitore. Già, perché le decisioni sui titoli o i prodotti finanziari da acquistare sono spesso condizionate, nel profano, da automatismi della mente, cioè da meccanismi della psiche più generali e comuni a tutti. L’esempio classico: comprare in Borsa nei momenti di serenità dei mercati, quando le quotazione dei titoli viaggiano sui massimi (che danno sicurezza agli inesperti), e precipitarsi a vendere quando le azioni perdono terreno, senza provare almeno a compensare. È l’approccio più naturale dell’investitore per caso.

L’ELENCO degli errori psicologici è lungo e ne fa un’utile carrellata un docente proprio di psicologia cognitiva all’università Ca’ Foscari di Venezia, Paolo Legrenzi, con un manualetto di istruzioni il cui titolo («Perché gestiamo male i nostri risparmi», il Mulino) già spiega da quale angolo viene affrontato il problema. Sono pagine di considerazioni basilari, significative sia per gli investitori e sia per i consulenti finanziari che con quegli investitori si devono confrontare. L’assunto di base è la regola d’oro dell’investimento: non conoscendo gli scenari futuri, i risparmiatori devono diversificare il portafoglio, in maniera tale che almeno una parte possa risultare adeguata, adatta alle situazioni che si verificheranno. È una forma, come la definisce Legrenzi, di evoluzione darwiniana della popolazione finanziaria. La fase successiva è capire come diversificare, perché nel mondo della finanza gli eventi classificati come rari dal senso comune si verificano più spesso del previsto, moltiplicando le forme di incertezza. L’obiettivo è attuare un avanzamento prudente verso la meta del portafoglio a prova di colpi di scena, trasformando l’alea in rischio che si può calcolare per prevederne le conseguenze.

ALL’INCERTEZZA è dedicata una parte del libro su cui è utile riflettere, facendo riferimento a quello che viene definito il paradigma di Affari tuoi, il gioco televisivo dei pacchi: il giocatore, come l’investitore, vive il dilemma della scelta fra un guadagno certo e un guadagno non garantito che, però, potrebbe essere molto più consistente. Il Nobel per l’economia del 2002 è andato a uno studio nato da un esperimento in laboratorio: le cavie umane hanno mostrato di evitare rischi (considerati inutili) quando si tratta di vincere, mentre rischiano per tentare di sfuggire a una perdita certa. Il meccanismo psicologico alla base è che un guadagno spostato avanti nel tempo è preferibile solo se è più alto del possibile guadagno di oggi e che una perdita, se è futura, allontana i timori della perdita stessa. Due emozioni, quindi, guidano gli analfabeti della finanza: paura e avidità. Imparare a capire e a governare questi stati d’animo aiuta a mettere meglio a frutto le nozioni teoriche più tecniche con le quali, magari, qualche volenteroso risparmiatore decide di cimentarsi per non limitarsi solo al mattone e al Bot.

 

di Nicoletta Magnoni

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