La mente finanziaria – Economia e psicologia al servizio dell …

di   

Biagio Campo


 (tutti i suoi articoli)

Ultimo aggiornamento : 19-03-2012 10:00

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Edito da Il Mulino “La mente finanziaria” spiega, attraverso richiami alle più importanti ricerche condotte in ambito internazionale e con numerosi esempi tratti dall’operatività sui mercati finanziari, i comportamenti e i principali errori compiuti dagli investitori.

Come evidenziato dal Rapporto BNL/Centro Einaudi “il tempo dedicato settimanalmente alla raccolta di informazioni utili a decidere come investire i risparmi è molto scarso: niente per il 40,6% degli intervistati, 1 ora per il 38,5%, 1-2 ore per il 10%, 2-4 ore per il 3,9%, 4-6 ore per l’1%, oltre per lo 0,2%, non sa giudicare il 5,9%. La minoranza virtuosa che dedica più di 1 ora alla settimana è prevalentemente composta di maschi, età 50-59 anni, laureati e diplomati, residenti nel Sud e nelle Isole, titolari dei redditi più alti e multibancarizzati”.
Il canale primario di “informazioni finanziarie del risparmiatore italiano continua ad essere la banca, indicata da oltre il 50% dei rispondenti”, nonostante il frequente conflitto di interesse presente, “seguono gli amici e i parenti (11,5%), la carta stampata (9,2%), il promotore finanziario (8,1%), la posta (4,6%), la TV (3,5%) ed Internet (3,3%)”.
 

I crolli di borsa causati dalla crisi dei mutui subprime hanno ridotto ma non eliminato la superiorità delle azioni rispetto alle obbligazioni. Una ricerca di Mediobanca evidenzia come 100 euro investiti nel listino italiano alla fine del 1928 sarebbero diventati, ad aprile 2009, 227,5 euro al netto dell’inflazione, pari ad un rendimento reale annuo dell’1%, mentre i BOT avrebbero portato, nello stesso periodo, ad una rendimento reale annuo del -3,2%, ovvero al netto dell’inflazione a 7,1 euro.  
 

A differenza di quanto si è soliti credere numerosi errori e comportamenti sbagliati non sono una peculiarità degli investitori italiani, ma sono comuni ai colleghi europei e statunitensi, sebbene in Italia, nonostante un maggiore livello di risparmio e ricchezza finanziaria del settore privato a fine 2008 risultava che “solo il 7% delle persone deteneva azioni”, rispetto al 15% della Francia e al 30% del Regno Unito, “con un peso sulla ricchezza finanziaria complessiva del 6,8% (era il 10,5% a fine 2007), mentre le obbligazioni corporate pesano per il 12,5% (era il 15,2% a fine 2007)”. 

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