La fatica di scegliere chi essere

Le nuove generazioni, che si stanno svendendo pensando di non valere, di non avere alternative, vanno salvate con l’esempio della coerenza tra ciò che promettiamo e quello che mettiamo in pratica di Angela Dassisti

La difficoltà di crescere in un clima sereno che permetta lo sviluppo della propria personalità e l'emergere di valori fondamentali per la propria esistenza si sta delineando in modo forte e prepotente. Risulta oggigiorno piuttosto complesso e doloroso il processo di identificazione di sé e di accettazione sociale. Paradossalmente, in una società che sembrava essersi evoluta e riscattata dalla dipendenza della chiusura di famiglie patriarcali e dalla semplicità della cultura contadina, ha perso la direzione e non riesce a perseguire valori funzionali al proprio benessere, alla propria adeguata realizzazione.

Invece di spingere i giovani ad individuare e perseguire i propri ideali, in un clima di democratica apertura alle novità e ai cambiamenti, la società sembra temere la gioventù e la freschezza delle novità. I giovani sono poco considerati, spesso anestetizzati da idoli deludenti ed incoerenti, da adulti che svestono i panni di educatori e si trovano meglio a relazionarsi da pari, finendo per essere fuori luogo.

Purtroppo le persone di età matura sembrano perse nella ricerca di altro e spesso delusi, soffrono nel tentativo di realizzare i propri sogni; ma allo stesso tempo sembrano aver perso la motivazione, la tenacia, il desiderio di impegnarsi nel perseguimento di obiettivi concreti e a lungo termine. I giovani, pertanto, si trovano forse schiacciati tra la necessità di fare esperienze, di sbagliare e di ribellarsi e la difficoltà di aderire e perseguire valori importanti, reali e utili. Affermare se stessi risulta molto faticoso in un età in cui l’accettazione da parte degli altri risulta significativa, ma passa attraverso l’omologazione a stereotipi vuoti, contraddittori, di scarso spessore.

Ancora più difficile sembra riuscire ad affermare se stessi nonostante le proprie imperfezioni, poiché nell’uniformità degli adolescenti appare inaccettabile. I ragazzi hanno la possibilità di raggiungere in breve tempo un’autonomia sociale che non riescono ancora a gestire in modo funzionale, poiché non hanno ancora scelto una direzione e spesso si sentono diversi dal gruppo, ma non vivono la diversità come la forza della propria unicità, ma come la debolezza di sentirsi esclusi. I ragazzi non sono stati educati ad apprezzare il valore dell’attesa, vogliono tutto e subito, senza speranza alcuna nel futuro.

Eppure l’inadeguatezza di un’età giovane, i timori di sbagliare, la paura della propria diversità, l’angoscia per le proprie imperfezioni, svaniranno con la crescita e si dissolveranno con l’affiorare di una personalità più forte, che permetta di accettare le proprie peculiarità e di difenderle con coraggio. Come si può aiutare questi ragazzi a credere nel futuro, a fidarsi negli adulti che possono consigliarli e offrire loro la propria esperienza, senza il giudizio ed il rimprovero. Come possiamo salvare una generazione che si sta svendendo perché pensa di non valere, di non avere alternative, poiché non concepisce una via di mezzo, ma solo il bianco ed il nero, il tutto o il niente.

Forse possiamo solo fornendo loro un esempio, un aiuto, la coerenza tra ciò che promettiamo e quello che mettiamo in pratica. Concretamente forse potremmo ascoltare il grido silenzioso che ci lanciano e considerare la loro fragilità, non soltanto la prestazione scolastica, l’ubbidienza e l’ordine in casa. I ragazzi escono di casa e torneranno se saranno forti, sicuri del valore di sé e dell’amore che troveranno ad aspettarli.

22 novembre 2013

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