La facile retorica e psicologia spicciola del populismo

Uno dei migliori spin doctor per tutti i politici potrebbe essere Gesù Cristo: quando disse "date da mangiare agli affamati e da bere agli assetati", per primo capì quant'è importante capire e soddisfare la pancia degli oppressi. Non a caso la bibbia, se vogliamo esser dissacranti, può definirsi come il testo di marketing sociale più venduto al mondo e nei secoli. Non a caso inoltre, subito dopo che si diffuse la notizia che Maria Antonietta avrebbe offerto alla plebe i croissant, le fu mozzato il regal capo. Il populismo personalmente non lo disprezzo: nasce sempre come sintomo di un malessere e disprezzare un sintomo è come negare la malattia e il dolore che lo provoca. Il problema sorge quando le istanze che sorgono dalla sofferenza di un popolo, sono cavalcate in modo grossolano dai capi popolo. Il Capo popolo populista è sempre di destra, tranne in pochi casi, perché quando riesce con il suo carisma a scatenare la rabbia ordalica della massa, il suo narcisismo ha già fatto uno scatto di qualità, trasformandosi in ego dispotico.

La qualità del capo populista è riuscire a percepire la pancia del popolo e i suoi umori come pochi. Arringare la folla per il capo è naturale, una dote che egli allena mentre sogna il trono. Il vulnus però è che il cibo non digerito, fa star male, che gli umori della pancia, se non elaborati diventano prodotti sfinterici. Il leader non autoritario deve fare comunità ed essere in grado di andare oltre lo slogan, raccogliendo ciò che chiede la pancia del popolo e restituendo il materiale elaborato: le soluzioni.

Per farla breve ad aizzare la folla con parolacce ed insulti alla classe dirigente siamo tutti capaci, almeno chi ha doti retoriche ed attoriali innate. A capire i nodi di sofferenza e sublimare la rabbia in proposta fattibile e coerente, son capaci in pochi. Questo è il problema dei problemi: il potere personale che rende invasato il leader e trasforma un popolo da comunità a folla giacobina, con tutto il furore triviale e il pericolo autoritario che ne consegue. Finché c'è da dire " Tutti a casa" o "rottamiamo" son bravi Grillo, Renzi e persino i leader dei forconi, sono bravissimi. Quando c'è da andare in piazza e stare con gli immigrati, i rifugiati, con gli sfrattati: quando c'è da far battaglie che non garantiscono i voti, vediamo come i leader dei partiti, si fanno da parte.

Progredire e creare spazi di libertà è scomodo, non avrà mai il 100% dei consensi ma sono le idee scomode chi è veramente libero che fanno progredire la civiltà. Scriveva Camillo Berneri, anarchico e filosofo : "Anche fra noi vi è il volgo, difficile a fare orecchio nuovo a musica nuova, che ad impostazioni di problemi e a soluzioni oppone vaghi disegni utopistici e grossolane invettive demagogiche...... Non temiamo quella parola revisionismo, che ci viene gettata contro dalla scandalizzata ortodossia, ché il verbo dei maestri è da conoscersi e da intendersi. Ma troppo rispettiamo i nostri maggiori, per porre costoro a Cerberi ringhiosi delle proprie teorie, quasi come ad arche sante, quasi come ai dogmi." Mettere in dubbio i capi popolo, i maestri e finanche la pancia del popolo, è un atto di libertà.

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  • In nove mesi ha messo in piedi un movimento di protesta che, da nord a sud, sta scuotendo l'Italia. Danilo Calvani, 51 anni, contadino da Pontinia, in provincia di Latina, è fiero del lavoro fatto. "Tutto è iniziato il 16 marzo scorso - spiega con orgoglio - nella cella frigorifera della mia azienda, tra amici. Lì abbiamo deciso che non si poteva sopportare oltre".

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