L’ infortunio sportivo: il contributo della psicologia dello sport nel …

“La bicicletta insegna cos’è la fatica, cosa significa salire e scendere,
non solo dalle montagne, ma anche nelle fortune e nei dispiaceri,
insegna a vivere.
Il ciclismo è un lungo viaggio alla ricerca di se stessi.”                         
(Ivan Basso)


Foto NanoPress

È probabile che in questo momento molti atleti staranno vivendo una situazione simile; altri ancora ci saranno già passati e scommetto che ricorderanno ancora bene la sensazione di impotenza provata di fronte a qualcosa percepito come più grande di loro, qualcosa in grado di scombussolare l’intera preparazione sportiva, l’avversario più temibile di tutti: l’infortunio! La paura del dolore, la rabbia verso l’infortunio e le sue cause, la frustrazione di dover rivedere la propria preparazione e di non essere più competitivo come prima dell’incidente, il terrore della ricaduta e del non miglioramento, lo sconforto di fronte ai limiti del momento: in questa situazione più che mai “corpo e mente” appaiono un tutt’uno. 
Un infortunio agita dubbi e paure profonde nell'atleta, e anche nei suoi tifosi se stiamo parlando di un professionista: viene naturale porsi domande come "quando potrà rientrare?","ma rientrerà prima o poi?"

Io penso che, nonostante il momento di difficoltà, per l’atleta sia importante sempre e comunque reagire alla sensazione di impotenza: sfruttando tutte le capacità e opportunità in proprio possesso in quel momento ed in quelle condizioni specifiche, portando comunque avanti la passione per il proprio sport e continuando la preparazione personale. Nonostante l’atleta sia fisicamente limitato è comunque possibile iniziare un percorso psico- fisico per il recupero; Per esempio, nei giorni di degenza l’atleta infortunato potrebbe dedicarsi all’apprendimento di competenze psicologiche strategiche per incrementare le possibilità di ottenere una prestazione sportiva ottimale. Il solo fatto di reagire ad una situazione difficile, anziché limitarsi a subirla passivamente, fa percepire all’atleta un maggior senso di controllo sulla propria condizione e promuove così il senso di auto- efficacia personale con la conseguenza di derivarne sensazioni positive che potranno favorire il processo di guarigione. Eh si! il pensiero positivo, fra i tanti benefici, contribuisce anche ad accelerare il processo di recupero.

Chi è l’atleta più a rischio d’infortunio?

L’infortunio sportivo può essere ricondotto a cause diverse sia legate a fattori di contesto come ad esempio un equipaggiamento inadeguato (la pressione delle gomme, posizione scorretta in sella, manutenzione poco curata della bicicletta), a condizioni di salute non ottimali dell’atleta (stanchezza fisica, mal di testa o di stomaco) ma anche i fattori psicologici possono interagire, quali scarsa motivazione, poca attenzione, ridotta concentrazione ed ansia elevata predisponendo gli atleti ad un maggior rischio di cadute/ e incidenti. La psicologia dello sport ha indagato il rapporto esistente fra infortunio sportivo e aspetti psicologici evidenziando come soprattutto l’atleta che percepisce uno stress elevato nella vita di tutti i giorni, o in concomitanza di cambiamenti di vita importanti, sarebbe più a rischio di cadute/e infortuni sia in gara sia in allenamento. Per esempio quegli atleti che in gara tendono a mostrare un’attivazione fisiologica più intensa, si distraggono facilmente e che faticano a concentrarsi sulla prestazione, saranno anche più predisposti al rischio di infortunio. La buona notizia è che esistono alcune abilità mentali che, se allenate, sono in grado di proteggere almeno in parte l’atleta dal rischio di cadute/incidenti che potrebbero poi portare ad un infortunio; un’adeguata preparazione mentale in vista della gara ad esempio, unita ad altre tecniche di psicologia dello sport quali il self- talk (dialogo interiore), la pianificazione degli obiettivi (goal setting), imparare a controllare le proprie emozioni e sensazioni fisiologiche, anche le visualizzazioni mentali permettono allo sportivo sia di gestire in modo più efficace lo stress, sia di focalizzare attenzione e concentrazione sulla performance riducendo allo stesso tempo il rischio di infortunarsi.

Nel prossimo articolo vedremo insieme come queste tecniche possono essere utilizzate dall’atleta infortunato e i benefici che concretamente ne derivano.

Vi aspetto anche su percorsi.mente@solobike.it per rispondere alle vostre curiosità e avere  suggerimenti su temi di vostro interesse da poter affrontare nei prossimi articoli.

(Claudia Maffi)

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