Italiani schiavi di Internet. Ecco cosa fare per uscire dalla dipendenza
Creato Martedì, 09 Ottobre 2012 12:54
Scritto da Roberta Ragni
Trascorrono quasi tutto il loro tempo sul web, anche più di 8 ore al giorno, perdendo i contatti con il mondo esterno e finendo per avere un'identità solo in rete.
In Italia ormai è quasi un'epidemia. Gli italiani dipendenti da internet sono diventati un piccolo esercito, che va sempre di più aumentando. Secondo gli esperti della Società Italiana di Psichiatria riuniti per il 46° congresso nazionale, la dipendenza da internet colpisce circa tre milioni di pazienti.
Si tratta soprattutto di giovanissimi e adulti, fra i 15 e i 40 anni. Più a rischio chi vive isolato, geograficamente o a causa di turni di lavoro notturni, ma anche chi ha già disagi psicologici o familiari preesistenti. "In Italia si è iniziato a parlare della dipendenza da internet 15 anni fa. Oggi si stima che l'incidenza del disturbo vada dal 3 all'11%, con una prevalenza maggiore fra le persone dai 15 ai 40 anni – spiega Massimo Di Giannantonio, ordinario di psichiatria dell'Università di Chieti –. E' più a rischio chi ha problemi psicologici, psichiatrici o familiari fra cui solitudine, depressione, ansia, insicurezza del proprio aspetto, insoddisfazione del matrimonio, stress sul lavoro, vita sociale limitata, problemi finanziari".
Esistono vari tipi di dipendenza online. "Fra le più pericolose c'è la dipendenza dal sesso virtuale in cui il paziente passa il suo tempo a scaricare, utilizzare e commercializzare materiale pornografico", aggiunge Claudio Mencacci, presidente del Congresso e direttore del dipartimento di Psichiatria dell'Ospedale Fatebenefratelli di Milano. Altrettanto rischiose sono la dipendenza cyber-relazionale, in cui i rapporti sociali virtuali prendono il sopravvento su quelli reali arrivando a destabilizzare la famiglia, e il net gaming, ovvero la dipendenza dai giochi in rete.
"In quest'ultimo caso il paziente non riesce a fare a meno di utilizzare siti per il gioco d'azzardo o per i giochi di ruolo. Oppure diventa dipendente dal cosiddetto web shopping compulsivo passando il tempo su siti di e-commerce. In questo caso spesso vi sono drammatiche conseguenze finanziarie, perché il cybernauta finisce per spendere moltissimo denaro sul web", conclude Mencacci. In alcuni casi, poi, la dipendenza da web diventa estrema e si manifesta con un totale ritiro sociale, il cosiddetto hikikomori, il disturbo tristemente noto in Giappone, dove sono stati numerosi i casi di adolescenti che si rifugiano completamente nel mondo virtuale, e che sta purtroppo dilagando anche in Cina, Corea, Stati Uniti e ora anche in Italia.
"Probabilmente ve ne sono molti più di quanto sembra – osserva Eugenio Aguglia, presidente della Società Italiana di Psichiatria – ma l'attenzione non è stata ancora puntata su di loro e non sappiamo quale sia l'incidenza del problema. In questi casi il cybernauta si segrega dal mondo reale, affrontando i disagi dell'adolescenza con una strategia che di fatto costituisce una soluzione patologica a problemi fisiologici di questo difficile periodo della vita".
Per questo è indispensabile intervenire per farli tronare alla realtà ed evitare le conseguenze fisiche e psicologiche che la dipendenza provoca, dai disturbi del sonno ai problemi di relazione, dallo scarso rendimento a scuola o sul lavoro a mal di testa, mal di schiena, disturbi oculari.
Per accorgersi se si sta scivolando nella dipendenza dalla rete occorre infatti valutare proprio la presenza di segni e sintomi precisi: aumenta il tempo passato al computer, si perde man mano l'interesse per le attività della vita reale e per gli amici in carne e ossa a favore dei conoscenti "virtuali", peggiorano i risultati a scuola o sul lavoro, compaiono aggressività, stanchezza, agitazione psicomotoria e modifiche del ciclo sonno-veglia.
Prima di tutto bisogna rivolgersi ad un esperto. Le cure più efficaci sono quelle utili nelle altre forme di dipendenza, dai trattamenti cognitivo-comportamentali, alla psicodinamica interpersonale, dalla terapia sistemico-relazionale ai gruppi di supporto.
Roberta Ragni
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