Italia Inghilterra, siamo quasi alla pari. Gramsci aiutaci tu

Ottimismo, ha detto Cesare Prandelli. Un po' come il buon Tonino Guerra, che incitava il popolo televisivo della pubblicità a pensare positivo, un po' come il severo Antonio Gramsci, che ammoniva a mediare l'ottimismo della volontà col pessimismo della ragione. Il nostro Mister, nella conferenza stampa di oggi, ha ripetuto convintamente che lui si sente così, proattivo e confidente, (sto sereno non l'ha detto, per non portarsi jella da solo), perché quando uno ha lavorato bene, ha fatto tutto quello che doveva, e ha la tranquillità di aver assolto al proprio compito, beh, allora, deve essere, appunto, OTTIMISTA. E mentre lo ascoltavo, mi dicevo che sì, certo l'allenatore azzurro ha ragione, ma che se le cose stanno così, anche il coach britannico deve avere una simmetrica sensazione vittoriosa, e quindi ce la giochiamo alla pari, almeno dal punto di vista dell'approccio psicologico.

Che poi tanto pari non è, visto che, dopo il grave incidente di Montolivo, nemmeno partito per il Brasile, e quello di De Sciglio, infortunatosi in loco, oggi è stata la volta, dramma drammissimo, dello stiramento muscolare per Buffon, prima annunciato come lieve, poi ingigantitosi nel pomeriggio, fino a arrivare alla notizia di queste ultime ore, relativa alla sua certa indisponibilità per la partita inaugurale contro l'Inghilterra. Ecco, a essere ottimisti ci va giusto la seraficità bresciana di Prandelli, che però, poveretto, cosa volete che dicesse? Che senza capitano siamo fritti? Che era meglio convocare Scuffet, che ha esattamente la metà degli anni di Gigi? Che Rooney era già ubriaco dalle quattro di questo pomeriggio, e quindi no problem? Ovviamente no, perciò tanto vale fidarsi del lavoro fatto, appunto, e del capitale umano che si ha a disposizione; Sirigu in porta, perciò, con la benedizione dell'esperienza internazionale fatta col Paris St. Germain, Chiellini, Barzagli, e gli esordienti Darmian e Paletta (pare preferito a Bonucci) in difesa, De Rossi e Pirlo doppi registi, con Marchisio, Verratti e Candreva dietro all'unica punta, il geniale ma imprevedibile Balotelli.

Oggi ascoltavo un po' di interviste registrate a tifosi inglesi e tutti, ma proprio, tutti, dichiaravano, memori dei suoi burrascosi tre anni passati al Manchester City, che sì, Mario è sicuramente un campione, ma una totale testa matta. Lo sappiamo anche noi, per cui , una volta di più, mediamo insieme a Prandelli l'ottimismo della volontà col pessimismo della ragione, ovvero del computo infinito delle sue bizzarrie dentro e fuori dal campo, sperando che, almeno stasera, si astenga dalle follie e metta in campo la sue innegabile classe. Per il resto, si attendono con curiosità i coraggiosi innesti dei giovani alla prima Coppa mondiale, si conta sulla consolidata esperienza dei senatori, e, soprattutto, si guarda alla statistica che, finora, ci vede nettamente superiori agl'inglesi per quanto concerne gl'incontri diretti; "hanno inventato la palla, spesso gliela rubiamo" titola oggi Maurizio Crosetti su Repubblica e, in effetti, dallo storico primo gol segnato dagli azzurri in terra britannica (Capello, Wembley, 1973), non è che i Lions contro di noi ci abbiano acchiappato tanto. E' vero, sono loro la culla del calcio, nato proletariamente da una costola del più raffinato rugby, è vero che i loro stadi sono splendidi e il loro marketing prodigioso, è vero che in fatto di fair play sono anni luce avanti a noi, e che non sanno cosa voglia dire prendersela con l'arbitro, ma spesso li prendono, i nostri palloni furbi e cialtroneschi, nelle loro nobili reti.

Così va il mondo, e speriamo che stasera i vari Gerrard, Sturridge, Henderson e compagni non sfatino questa simpatica, almeno per noi, cabala favorevole ai latini canaglieschi piuttosto che agli snobbissimi fondatori britannici, custodi da sempre del tempio pallonaro. E poi, un po' di Italietta c'è anche lì da loro, perché mr. Hodgson è transitato a lungo dalle nostre parti, allenando a fasi alterne Inter e Udinese; memorabile, almeno per me, il suo umorismo british prestato a Giacome Poretti, in arte mr. Flanagan, che gli dava lezioni d'inglese dalla "Pinetaina", facendogli pronunciare all'infinito il suo nome, sostenendo che non conosceva a dovere la lingua di Shakaspeare. Da morire dal ridere. Stasera però, credo che il buon Roy di scherzare non abbia nessuna voglia, consapevole di essere di fronte a una prova importante, con un avversario ostico, su un terreno accidentato (pare che per farlo sembrare più attraente l'abbiano pitturato di verde, avranno mica chiesto una consulenza a Silvio B.?), in un girone di fuoco, sia per il clima meteorologico, sia per quello metaforico; perciò, ottimismo per ottimismo, pensiamo che peggio del Sudafrica non può andare, quindi incrociamo le dita, prendiamo qualche caffè per arrivare svegli fino alle 2, e pronti via col nostro mondiale brasileiro.

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