Intolleranze, Brescia fra le città antisemite

mappa_antisemitismo(red.) Si intitola “Mappa dell’intolleranza” ed è un’analisi realizzata da Vox, l’osservatorio italiano sui diritti, sulla base di quasi 2milioni di tweet scambiati in Italia da gennaio ad agosto 2014. Il quadro che ne emerge è di un Paese razzista, misogino ed ignorante.
Certamente, la fotografia scattata dall’Osservatorio non rappresenta la maggioranza degli italiani, ma mette comunque a fuoco pregiudizi, atteggiamenti discriminatori ed intolleranze che sussistono in diverse zone dello Stivale.
Il progetto mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa, concentrandosi su cinque gruppi: donne, omosessuali, immigrati, diversamente abili ed ebrei, cercando di rilevare il sentimento che anima le communities online, ritenute significative per la garanzia di anonimato che spesso offrono (e quindi per la maggiore “libertà di espressione”) e per l’interattività che garantiscono.
IL PROGETTO Ispirata da esempi stranieri, con un vasto expertise alle spalle, come la Hate Map della americana Humboldt  State University, la Mappa dell’Intolleranza italiana ha comportato un vasto lavoro di ricerca e di analisi dei dati, con il supporto e il coinvolgimento di ben tre dipartimenti di tre diverse università, tra i più prestigiosi nel nostro Paese. La prima fase del lavoro ha riguardato l’identificazione dei diritti, il mancato rispetto dei quali incide pesantemente sul tessuto connettivo sociale: questa fase è stata seguita dal dipartimento di Diritto Pubblico italiano e sovranazionale dell’Università degli Studi di Milano; la seconda fase si è concentrata sull’elaborazione di una serie di parole “sensibili”, correlate con l’emozione che si vuole analizzare e la loro contestualizzazione: questo lavoro è stato svolto dai ricercatori del dipartimento di Psicologia dinamica e clinica della Facoltà di Medicina e Psicologia, Sapienza Università di Roma, specializzati nello studio dell’identità di genere e nell’indagare i sentimenti collettivi che si esprimono in rete. Nella terza fase si è svolta la mappatura vera e propria dei tweet, grazie a un software progettato dal Dipartimento di Informatica dell’Università di Bari, una piattaforma di Big Data Analytics, che utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per comprendere la semantica del testo e individuare ed estrarre i contenuti richiesti.
Infine, i dati raccolti sono stati analizzati statisticamente ed elaborati da un punto di vista psico-sociale dal team della Sapienza, dando vita alla Mappa dell’Intolleranza.
Sono stati mappati l’odio razziale, l’omofobia, l’odio contro le donne, contro i diversamente abili e l’antisemitismo: attraverso i tweet degli italiani, contestualizzando i diversi messaggi, e geolocalizzandoli grazie all’ausilio di Open StreetMap, che ha consentito di estrarre dalla massa dei tweet, solo quelli che presentavano le coordinate geografiche, elemento che Twitter consente di indicare.
Per ciascun gruppo esaminato, sono poi state messe a punto delle mappe termografiche, in grado di evidenziare diffusione e concentrazione del fenomeno. Quanto più “caldo”, cioè vicino al rosso, è il colore della mappa termografica rilevata, tanto più alto è il livello di intolleranza rispetto a una particolare dimensione in quella zona. Aree prive di intensità termografiche non indicano assenza di tweet discriminatori, ma luoghi che mostrano una percentuale più bassa di tweet negativi rispetto alla media nazionale.
razzismo_wb antisemitismoI tweet antisemiti sono in assoluto i più geolocalizzati: dei 6.000 tweet raccolti in poco meno di tre mesi, infatti, ben 1.150 sono stati geolocalizzati (18,03%). Il picco significativo è in Abruzzo, come già evidenziato. Al Nord le zone più calde sono Milano, Bergamo, Brescia, Varese e Como. In Centro Italia i picchi sono stati riscontrati in Toscana, nella zona centrale della regione, e nel Lazio, in particolare nella provincia di Latina. Mentre al Sud le zone a più alto tasso di antisemitismo sono l’area di Napoli e Caserta, la zona compresa tra Bari e Taranto, il Salento e Catania.
L’insulto più utilizzato è “rabbino”, spesso abbinato a “trans”, chiaro dunque il doppio pregiudizio. Seguono “usuraio” e “giudeo”: quest’ultimo termine ha come co-occorrenze più rilevanti “negro” e “israeliano”.
Complessivamente, la distribuzione dell’intolleranza, considerati i 5 gruppi, è polarizzata soprattutto al Nord e al Sud, poco riscontro invece nelle zone del centro come Toscana, Umbria, Emilia- Romagna. Una situazione, che si capovolge per quanto riguarda l’antisemitismo, fenomeno in evidenza soprattutto nel Lazio e nel centro Italia. Va segnalato un picco significativo in Abruzzo, nell’area tra L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo. Presente anche in alcune zone del Nord e del Sud Italia. Il secondo dato assai preoccupante riguarda la misoginia, sulla quale si concentra la maggiore proliferazione di tweet intolleranti. Il numero di tweet contro le donne, infatti, in 8 mesi è arrivato a 1.102.494, con 28.886 tweet geolocalizzati.
La Mappa, viene spiegato, verrà donata ai Comuni, alle Regioni, alle scuole, per “un’efficace azione di prevenzione sul territorio”.

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