Interpretare il bullismo ed estirparlo

di Gennaro Iasevoli, docente di psicologia giuridica - Ogni tanto siamo costretti a forti sofferenze di fronte a disgrazie imputabili al bullismo! La sofferenza è dura da digerire, perché si assiste al danneggiamento di ragazzi dal carattere mite o di ragazze e persone dolcissime, indifese, incapaci di reagire e di offendere. Di fronte a questa cattiveria cinica ed inconcepibile avviare le indagini, partendo dalla persona danneggiata, serve a poco, mentre occorre censire rapidamente tutti i coetanei e le persone vicine, approfondendo senza esitazione o pietismi la "storia" dei loro comportamenti, perché è il curriculum vitae di questi ultimi ad offrire tutti gli esempi, gli indizi e le spiegazioni di azioni deprecabili ripetute in più occasioni con risultati sorprendentemente analoghi.

La psicologia clinica analizza i casi, studiando le manifestazioni dei bulli nelle varie fasi dell'età evolutiva, fornendo utili indizi alla psicologia criminale.

Se passa il tempo e la scena criminale provocata dal bullo si sbiadisce vengono cancellate le prove con l'ausilio del branco, che assume le sembianze di un gregge pronto a difendere la bontà del gruppo, anche con il sostegno fondamentale di genitori "pronti a difendere il pupo" quando si adombra un'ipotesi di colpevolezza criminale del figlio.

In qualche caso i genitori dei bulli minacciano anche, più o meno velatamente, il genitore del ragazzo danneggiato. I bulli su internet poi hanno la possibilità di moltiplicare la loro aggressività verso i deboli in maniera esponenziale; usano le nuove tecnologie diffusive e pervasive per riprodurre in maniera seriale i messaggi offensivi e ricattatori: attuano un bombardamento con messaggi subliminali e con immagini terrorizzanti.

L'azione intimidatoria va avanti per mesi senza che nessuno intervenga, ma è il bullo stesso o lo stalker che modificano la propria struttura mentale in peggio, giorno per giorno, assumendo le caratteristiche di carnefici spietati in cerca del male, sostituendo le ore di svago con ore di persecuzioni. Questa trasformazione mentale però non sfugge agli insegnanti, agli assistenti sociali e agli psicologi. Le caratteristiche di scolari o di studenti allegri, studiosi, integrati, lasciano il posto a smorfie sconce, discorsi inadatti ed aspirazioni pseudo criminali, nonostante i genitori continuino a difenderli ad occhi chiusi.

Il fenomeno va osservato da un'angolatura più ragionata professionalmente, attraverso domande genitoriali e risposte psico-pedagogiche.

Il bullismo rappresenta una condotta volta a denigrare un simile, un compagno di classe, un conoscente qualsiasi od uno sconosciuto con l'intento volontario, strettamente psicologico, di dimostrare la propria supremazia generalizzata ed in secondo luogo per trarne un effetto ludico e propagandistico. Viene da chiedersi se l'autore o gli autori di tali comportamenti, apparentemente inspiegabili e sicuramente delinquenziali, siano consapevoli degli eventuali effetti devastanti e criminali che si abbattono sul malcapitato o su più vittime: la risposta, per lo scrivente è sicuramente sì!. Essi sanno che possono colpire e far male ed anzi sono "eccitati" da questa consapevolezza. Come può essere? Ci si domanda, - come mai ragazzi apparentemente normali e magari pure provenienti da famiglie costituite da genitori educati e morigerati arrivino a tutto questo? Questa domanda cruciale talvolta si pone come un macigno sulle coscienze dei docenti, dei dirigenti scolastici, degli psicologi, dei genitori e di tutti le autorità che presiedono ai processi istruttivi ed educativi delle generazioni di ragazzi e di adolescenti.

Pertanto sarebbe opportuno cambiare strategia operativa, evitando di attribuire il bullismo a fattori di povertà o di degrado familiare o sociale, concause secondarie, affermando, con la massima convinzione, che i bulli sono ragazzi o adolescenti che ad un certo punto del loro sviluppo sociale (socializzazione-integrazione familiare scolastica e sociale) hanno avuto una brusca interruzione, quindi si esprimono lanciando una porta in faccia al sociale, al buonismo, alla dignità ed al mondo altrui.

Per cause in massima parte ancora da scoprire, avviene un passaggio brusco dalla vita normale all'aggressione feroce nei confronti di tutto quello che cresce e che va bene. Un improvviso blocco della vita normale si esprime nella volontà di distruzione di cose e persone e non fa intravedere una speranza di ravvedimento.

Il bullo, una volta scopertosi per una condotta efferata, è già transitato nella "terza fase", per così dire, della carriera criminale, senza che "nessuno lo ha fermato", o meglio, sarebbe dire: senza che nessuno abbia riavviato la sua crescita normale con le premure pedagogiche e le "pratiche emendative" del caso.

Ecco la preoccupazione scientifica dei docenti, dei dirigenti scolastici, degli psicologi, dei genitori e di tutti le autorità che presiedono ai processi istruttivi ed educativi: osservare bene per poter prevenire!. C'è comunque una significativa traccia da seguire in tempo: - osservare le carenze apprenditive, le trascuratezze, il disordine, lo sguardo nel vuoto durante le lezioni in classe, le continue richieste di uscire, i ritardi ingiustificati, il coinvolgimento immotivato dei compagni nelle proprie responsabilità, la superficialità e gli ammiccamenti per distrarre i compagni di classe e soprattutto quelle forme di atteggiamento da leader, proprio nelle attività più inutili e deprecabili che creano anche fenomeni di gregarismo e di coinvolgimento acritico dei compagni più fragili. Riconoscere in tempo utile i ragazzi che danno quindi segnali di: "blocco nella sana socializzazione, demotivati nello studio e nell'acquisizione delle buone pratiche, ma contestualmente insistenti nel disturbo della quiete che accompagna le lezioni in classe ed aspiranti leader allo stesso tempo"; appena emerge tale tipologia comportamentale, - qui, volutamente, tratteggiata in maniera schematica, nuda, semplice e scremata -, i componenti del Consiglio dei Docenti, della classe frequentata dall'alunno che la manifesta, professionisti unici, veramente attrezzati, potranno a buon fine predisporre un percorso umano e didattico che salvi l'allievo da errori gravissimi nel comportamento, specie se in danno di persone e cose e soprattutto lo salvi da quel blocco della crescita sociale che sicuramente in futuro lo farà vivere sempre in contrasto con tutti.

Certamente un bullo pericoloso quanto si vuole, non compare come un alieno caduto dal soffitto, ma è sempre e sicuramente individuabile nel suo ambiente scolastico e persino condominiale, con largo anticipo rispetto alla realizzazione di un crimine cibernetico o fisico o strumentale.

Direi che ogni bullo manda dei "segnali" attraverso il suo comportamento. E sono proprio questi "segnali" che il docente deve imparare a riconoscere.

In conclusione, bisognerebbe considerare i bulli "ragazzi" con lo sviluppo psicologico inceppato e deviante; la loro volontà diverge fortemente rispetto agli indirizzi della scuola e quindi sfuggono, come schegge impazzite, anche in maniera visibile e plateale, dalle buone pratiche della scuola: come fanno quindi i genitori a non notarlo? Dopo i fatti criminali se ne scoprono di grosse!

Allora è necessario insistere sullo spirito di "osservazione" da parte della scuola, altrimenti, senza un controllo costante e capillare da parte dlla scuola, di che prevenzione parliamo?

Allo stesso tempo osservando dati statistici, che in fin dei conti dimostrano che i casi sono limitati, denota che l'azione pedagogica della scuola, a monte, è già molto forte e capillare e, dunque, sulla buona strada.

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