di Elena Manzini

REDAZIONE, 10 MAR – “Signor Watson, venga qui voglio vederla”. Esordì così l’ingegnere scozzese Alexander Graham Bell nella prima conversazione “ufficiale” telefonica. Bell fu il primo a brevettare un telefono funzionale. E lo fece da Boston (dove approdò in qualità di professore di Psicologia Vocale e Dizione presso la locale università) dove cercò di costruire un telefono che fosse in grado di trasmettere parole articolate. Anche l’italiano Antonio Santi Giuseppe Meucci lavorò ad un progetto simile ma non poté brevettarlo a causa della mancanza di fondi.
L’ingegnere scozzese riuscì ad ottenere un brevetto temporaneo da rinnovare ogni anno, per 10 dollari, solo fino al 1873. La questione sull’invenzione del telefono però è ancora controversa riguardo la paternità dell’invenzione.
Sta di fatto che Thomas Watson, l’assistente di Bell, rispose per la prima volta ad una telefonata. Dopodiché fu lui stesso a farla leggendo all’inventore alcuni passaggi di un libro.
Tutti i documenti delle ricerche ed invenzioni di Alexander Graham Bell sono stati donati alla Libreria del Congresso americano dai suoi eredi il 2 giugno 1975, giorno del centenario della scoperta del principio di trasmissione delle parole che poi divenne il telefono. La straordinaria collezione ammonta a circa 130.000 tra oggetti e documenti che testimoniano la carriera di Bell dalle sue ricerche inerenti il telefono a quelle sull’aeronautica e la fisica.