Il mondo pacificato da un unico karma

Che cosa hanno in comune la religiosità indiana, i poeti della beat generation e la psicologia del profondo di Jung? Per la maggior parte delle persone, poco o nulla. Non così per Fabrizio Petri, diplomatico mite e intellettuale curioso, che nel suo Karma aperto si interroga proprio sulla relazione tra questi aspetti della vita spirituale. La sua non è un'esposizione accademica dei nessi concettuali e teoretici tra di loro, ma piuttosto un dotto attraversamento di confini, o se preferite un viaggio apparentemente senza una meta precisa. Il suo percorso ha però una logica interna. Scendendo i pendii che menano ai ghats di Benares, o come si dice adesso in India Varanasi, accostando sommessamente il Gange da quella prospettiva antica, contemplando i cadaveri che bruciano sulla riva del fiume, è difficile sfuggire a una malìa poetica che paralizza e vivifica assieme.

Su quelle rive, Allen Ginsberg, il più noto poeta della beat generation, cantò il suo venire da "Harlem al Gange" come forse nessun occidentale aveva fatto prima di lui. Dalla spiritualità indiana, notoriamente Carl Gustav Jung trasse ispirazione per la sua psicologia del profondo. Ma per Petri queste associazioni non bastano. Quello che al fondo gli interessa – e quello che rende il suo viaggio solo apparentemente senza meta – è il contatto tra Oriente e Occidente. Questo fu, come sappiamo, fecondo assai negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni Sessanta tra marce sui diritti civili, proteste contro il Vietnam, eventi come Woodstock, e i sentimenti tutti della hippie generation. Ma può legare altresì la religione alla maniera di Ramakrishna, la non-violenza ispirata al jainismo di Gandhi, la teosofica come l'abbiamo conosciuta in Occidente, Shelley e Tagore, persino (e qui l'accostamento si fa più impervio) l'austero anglo-viennese Popper e ancora una volta il profeta disarmato di successo Gandhi. A questo punto, gli accostamenti tra universi culturali diversi, tra esperienze e vissuti spesso contrastanti, si fanno sempre più fitti, fino talvolta a diventare impervi per il lettore che non può sempre seguire ciò che accade nei meandri della mente dell'autore. Il guided tour di Petri, dopo un discutibile passaggio attraverso il mondo del web, finisce addirittura nella città eterna. Qui le "ambivalenze" romane sono lette alla luce di un sorprendente "Oriente interiore".

Questa lettura apre le porte, a dire del l'autore, a un nuovo umanesimo. E si comprende così fino in fondo che di ciò tratta il libro: di un universo unito e non più diviso in nome del karma aperto che permette a tutti una riconciliazione non più occidentalistica come quella di Hegel. Nella prospettiva di una ritrovata anima mundi. In questo modo, il viaggio trova la sua ambiziosa meta, pacifista e universalista, e il filosofo politico sente di essere di nuovo a casa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fabrizio Petri, Karma aperto, Vitali Moretti, Bergamo, pagg. 186, € 16,00

Clicca per Condividere

Leave a Reply