Il dilemma della decisione

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Il dilemma della decisione

Scegliere quale film vedere o se sposare l’uomo con cui convivi per te è lo stesso: resti paralizzata qualunque decisione tu debba prendere. Appartieni alla categoria di persone che si perde in mille domande, dubbi e valutazioni su quale sia la scelta migliore da fare. Risultato? Resti bloccata e alla fine non decidi! di Irma D’Aria

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Paura di sbagliare
A bloccarti è soprattutto la paura di commettere degli errori e fare la scelta sbagliata. Chi vive così il dilemma delle decisioni lo fa sempre: dalla scelta di un paio di scarpe alle decisioni più importanti che potrebbero rivoluzionargli la vita come cambiare lavoro o trasferirsi in un’altra città. “Nella  maggior parte dei casi” spiega Davide Algeri, psicoterapeuta e ideatore del Servizio Italiano di Psicologia Online (SIPO) “per uscire dalla profonda indecisione si inizia a stilare l’elenco dei pro e dei contro senza però riuscire a smuoversi dalla posizione di bilico”. La situazione non migliora neppure se chiediamo il consiglio di amici e parenti perché i loro pareri non fanno che aumentare la nostra indecisione che a volte si trascina per mesi sperando che siano le circostanze a scegliere per noi. Ma cosa si nasconde dietro tutta questa indecisione? “In genere ciò che paralizza gli indecisi è la paura di sbagliare e di soffrire” spiega lo psicoterapeuta. “Un po’ come accade nel paradosso dell’asino di Buridano che passeggiando su un prato ad un certo punto si imbatté in due bei mucchi di fieno entrambi ugualmente invitanti e non riuscendo a decidersi lasciò passare minuti, ore e poi giorni fino a quando morì di fame”.

Come uscire dall’incertezza?

La scelta perfetta non esiste. Il margine d’errore c’è sempre ma in fin dei conti, anche se sbagliamo, non casca il mondo. “Bisogna accettare il fatto che esiste sempre una percentuale di rischio che le cose non vadano come ci si aspettava e ricordarsi delle volte in cui è capitato di aver fatto la scelta sbagliata senza che ciò abbia provocato dei disastri” suggerisce Algeri. Dal punto di vista pratico, poi, dobbiamo chiederci se davvero abbiamo tutte le informazioni a disposizione per effettuare la scelta ed eventualmente recuperare quelle che servono.

E se neppure questo bastasse a sciogliere il dilemma?

“Invece di scrivere la lista dei pro e dei contro è più utile domandarsi cosa ci trattiene e cosa ci attira perché sono due quesiti che ci aiutano a vedere le cose  da una prospettiva diversa e più positiva” raccomanda l’esperto. Un’altra strategia può essere quella di fissare una data e un’ora di scadenza entro cui scegliere e astenersi dal pensare alla scelta fino a quella data. Giunto il fatidico giorno abbiamo due possibilità: o scegliamo entro l’ora prestabilita o superata l’ora, sarà un “lancio della monetina” a scegliere al posto nostro (per esempio: testa parto, croce rimango).

Quando il dubbio diventa patologico

In alcuni casi, l’incapacità di decidere è talmente paralizzante da diventare un disturbo psicologico vero e proprio: il dubbio patologico. “Si tratta di un disturbo caratterizzato dalla presenza di domande alle quali la persona cerca di dare una risposta, senza però riuscirci. Questo continuo cercare di ragionare, genera una lunga sequenza domanda-risposta-dubbio sino al punto che ci si trova immobilizzati nella propria ragnatela di pensieri senza aver trovato una risposta soddisfacente” dice Algeri. Il dubbio patologico va curato prima che diventi un disturbo ossessivo. “Si ricorre alla Terapia Breve Strategica che si svolge in sole sette sedute e nell’86% dei casi risulta efficace perché si interviene direttamente sul problema e sulle possibili soluzioni piuttosto che andare a cercarne le cause” conclude lo psicoterapeuta.

(19 marzo 2012) © Riproduzione riservata

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