Il cervello non mente e svela anche le bugie

Tim Roth alias Cal Lightman, protagonista di «Lie to me»

Tim Roth alias Cal Lightman, protagonista di «Lie to me»

MILANO - Quanti di noi hanno desiderato, almeno una volta, di avere le capacità di Cal Lightman, protagonista di Lie to me, nell’individuare i bugiardi?
La scienza ci viene in aiuto.
Uno studio pubblicato su PLos One da Alice Proverbio, Maria Elide Vanutelli e Roberta Adorni del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Milano-Bicocca rivela, infatti, che tutte le menzogne lasciano un’impronta nel cervello di chi mente.

PIÙ AFFIDABILE DELLA MACCHINA DELLA VERITÀ - Il metodo utilizzato rappresenta un indicatore molto più affidabile della classica ‘macchina della verità’ perché non misura solo fenomeni fisiologici quali sudorazione e battito cardiaco ma valuta anche l’effetto cerebrale delle emozioni provate: «L'attività mentale – dice Alice Proverbio -, misurata attraverso le variazioni elettriche delle risposte cerebrali, è un indicatore molto più affidabile».

LO STUDIO - La misurazione delle variazioni dell'attività elettrica del cervello che vengono indotte da uno stimolo esterno in 25 persone che rispondevano ad alcune domande ha rilevato che le bugie vengono elaborate sfruttando soprattutto la regione frontale e pre-frontale dell'emisfero sinistro del cervello e la corteccia cingolata anteriore, quell'area in cui l'inconscio elabora problemi e pericoli.

UNA RISPOSTA BIOLETTRICA INCONFONDIBILE - Ai partecipanti è stato chiesto di rispondere con una bugia a metà delle domande poste e, come ha spiegato Alice Proverbio, si è rilevato che «il cervello produce una risposta bioelettrica inconfondibile, chiamata N400, che riflette il tentativo di sopprimere l'informazione riconosciuta come vera».

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