I Virus della Settimana Abbonarsi

Gustave Le Bon ne parlava nella sua "Psicologia delle folle": nell'epoca delle masse è facilissimo scatenare delle reazioni di isteria collettiva, dal momento in cui alla psicologia individuale si sostituisce un'intelligenza di massa. Il sociologo francese lo scriveva alla fine dell'800, ma il concetto è validissimo anche oggi, nella nostra società 2.0. Il presunto coming out di Fedez, che avrebbe dichiarato ai microfoni di RaiNews 24 di essere omosessuale - nonostante fosse innamoratissimo della sua fidanzata Giulia - era in realtà una vera e propria contraddizione in termini. Ma nonostante tutto, la notizia ha fatto il giro del web, in particolare sui social network, ed è diventata virale in un attimo. Isteria collettiva. Verrebbe da pensare che gli annunci dei "coming out" siano diventati una nuova strategia per far parlare di sé. Basta pensare alla telenovela che coinvolge da sempre il leader degli One Direction Harry Styles - dall'ossessione per le banane alle interviste ambigue - per credere che la presunta omosessualità sia diventata un'autentica strategia di marketing. Le celeberrime bufale sulle morti dei personaggi famosi, a quanto pare, oramai le sgamiamo troppo presto. Meglio trovare altre soluzioni per accaparrarsi qualche click in più.

Per scatenare una bufera virale su Internet può bastare anche un semplice tweet e non è detto che debba provenire per forza dal profilo ufficiale del Presidente della Repubblica. No, basta molto meno. Prendiamo ad esempio il post del Consigliere provinciale di Potenza Donato Ramunno, che durante l'ospitata di Conchita Wurst all'Arena di Massimo Giletti ha scritto su Facebook: "Ho dovuto cambiare canale. mia figlia vedeva Rai 1 con me ed è comparso questo essere immondo. Metà bestia metà uomo". Ok, la frase non ha bisogno di essere analizzata e commentata per scoprire che è di per sè di cattivo gusto. Eppure, il commento di Ramunno è diventato virale così come le reazioni di chi faceva a gara nello stigmatizzare la frase del Consigliere provinciale lucano. In un mondo in cui la frontiera tra pubblico e privato è sempre più labile, il commento del politico - che parla della figlia davanti alla tv la domenica pomeriggio - dovrebbe avere lo stesso peso di un qualunque altro commento di chi giudica Conchita Wurst come un fenomeno da baraccone e di chi pensa - come me - che ha vinto l'Eurovision Song Contest proprio perché è stata considerata tale da chi l'ha selezionata. la stessa identica dinamica per cui Suor Cristina ha vinto The Voice. E invece no, il commento diventa virale e Ramunno resta l'unico uomo sulla faccia della terra a pensare quello che ha scritto. Non ci metterei la mano sul fuoco.

Donato Ramunno, Conchita Wurst, Facebook
Il commento di Donato Ramunno su Facebook nei confronti di Conchita Wurst

La settimana scorsa si è registrato un caso di isteria collettiva anche sul caso Vanessa e Greta. Le due giovani attiviste partite come volontarie per la Siria e rapite dagli integralisti musulmani, sono apparse in un video recentemente diffuso su Internet in cui hanno chiesto allo Stato italiano di pagare il riscatto e salvarle da una morte annunciata. Se come è ovvio tutti si attendevano un mare di messaggi di sostegno alle due ragazze, ecco che il web e i suoi misteriosi meccanismi hanno preso tutti in contropiede. Molti, infatti, sono stati gli opinion leader che sulle pagine di quotidiani come Libero o Il GIornale, si sono pronunciati contro il pagamento del riscatto per liberare Vanessa e Greta e i conseguenti insulti sui social nei confronti delle due "sprovvedute", tanto che c'è stato addirittura bisogno di difenderle - guarda il post di Selvaggia Lucarelli. Ovvio che questo tipo di catena dell'odio porti alla creazione di pagine Facebook al limite del lecito, come "Delle due attiviste rapite in Siria non ce ne fotte un cazzo grazie" - più di 4mila like nel giro di poche ore, - che diventano degli autentici canali di viralizzazione del dissenso. Eh sì, perché su un media-mondo come Internet, in cui tutti possono dire tutto, conta chi è più originale, anche a costo di scadere nella pornografia.

Federico Iarlori

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