I metrosexual sono una moda, rabbia e narcisismo i problemi dell …

27 agosto 2015Professoressa, scavando scavando è d’accordo che sono due le problematiche essenziali del maschio: la gestione della rabbia e l’accesso ai sentimenti?
 I modelli dominanti nella nostra cultura in merito al genere maschile purtroppo sono ancora estremamente semplificati ed appiattiti sul ruolo del “macho” virile, che non deve chiedere mai, interessato allo sport, alle donne e ai motori. Questi valori riducono notevolmente le possibilità che i maschi possano sviluppare un’adeguata alfabetizzazione emotiva e dunque avere competenze nella gestione dei sentimenti. In particolare, la rabbia – che rappresenta l’emozione più facilmente associata alla virilità e alle sue manifestazioni aggressive e violente – finisce per essere l’unico canale emotivo concesso e rinforzato socialmente e culturalmente, senza lasciare però alternative espressive più costruttive e meno dannose.   

Se proprio dobbiamo andare alla ricerca di un “colpevole”: quanto pesa la prima educazione sentimentale, quella della madre (visto che siamo un Paese di mammoni?)
È facile in psicologia attribuire sempre la “colpa” alle mamme, tuttavia le ricerche più aggiornate rilevano l’importanza nell’educazione sentimentale, così come nella costruzione della gestione emotiva di un figlio, anche del ruolo paterno o comunque dei modelli maschili che i nostri figli hanno a disposizione in famiglia e nel cotesto sociale. Certamente una cultura dove il ruolo materno (la c.d. “mamma chioccia”) che spesso rischia di diventare predominante e soffocante, finisce per offuscare e castrare le potenzialità espressive maschili e minare l’autostima di molti maschi che trovano possibilità di affermazione molto limitate o in alcuni casi addirittura devianti.

Nei Paesi anglosassoni da tempo ha preso moda una nuova figura di maschio, il “metrosexual”, figure sessualmente etero ma a guardarle assolutamente androgine. Qui da noi, a parte qualche emulazione, vale ancora la tradizionale figura maschile “che deve puzzare”. O no?
Se nei Paesi anglosassoni la figura del “metrosexual” si è affermata a partire dalla seconda metà degli anni ’90, da noi – come sempre in questi casi – la moda si è diffusa dopo e prevalentemente nelle nuove generazioni, con maggiori resistenze in quelle precedenti dove invece continua a regnare il modello del machismo classico e rude. Le nuove generazioni evidentemente stanno sperimentando la possibilità di una maggior flessibilità di genere, in cui le attenzioni e cure per il proprio corpo non rappresentano più un’esclusiva femminile. In alcuni casi però questi aspetti rappresentano un rinforzo di tratti narcisistici del genere maschile che li corazzano ancor di più su loro stessi, allontanandoli da sperimentare i sentimenti empatici.  

Le difficoltà ad accedere ai sentimenti: tenerezza, vergogna, affetto, empatia, quante dimensioni nei rapporti con gli altri sbarra al maschio? E come spiega che comunque nella società occidentale continua ad essere dominante?
È indubbio che le difficoltà di accesso ai sentimenti e alle loro variegate possibilità espressive per anni abbiano limitato estremamente i maschi nelle loro relazioni affettive e intime, basti pensare ai nostri nonni e molti dei nostri padri che non hanno potuto accudire i figli sia dal punto di vista delle cure primarie (cambiare un pannolino, ecc.) sia dal punto di vista della possibilità di sperimentare con loro un dialogo profondo e intimo che tendenzialmente veniva relegato alle madri. Attualmente, per fortuna, si osservano molti padri presenti in prima linea nella gestione dei figli, anche se molti di loro lamentano ancora insicurezze o resistenze nella comunicazione affettiva, proprio perché sono mancati e mancano modelli culturali e sociali di riferimento produttivi in tal senso.

Si può “guarire” da tutto questo senza rinunciare alla propria mascolinità?
Assolutamente sì, così come per le donne la possibilità di accedere alla parità ha rappresentato nuove possibilità espressive e comportamentali, così anche per gli uomini la possibilità di mettersi in discussione e aprirsi a modelli più flessibili rappresenta una fonte di arricchimento notevole, anche se per entrambi i generi a quel punto aumentano anche le responsabilità… mi spiego: così come per le donne oggigiorno coprire il ruolo di moglie, madre, manager può rappresentare oltre che uno stimolo in più, anche una fatica e un aumento delle responsabilità, allo stesso modo per gli uomini andando incontro ad una ridefinizione e ampliamento del loro ruolo, assumendo altre funzioni, oltre a sperimentare nuove possibilità creative comportamentali, dovranno inevitabilmente tirar fuori gli attributi necessari a sostenere anche le relative e nuove responsabilità.

  

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