“I love shopping”, quando l’acquisto diventa malattia

Non è solo un bisogno o una necessità, ma una vera e propria malattia, che coinvolge testa e corpo. È il voler a tutti i costi fare acquisti, anche quelli insensati, costosi o no, belli o brutti… per scaricare la tensione e lo stress e sentirsi appagate. Una voglia irrefrenabile che può diventare anche grave se si perde la capacità di scindere tra la necessità di un acquisto e la voglia effimera di desiderare oggetti e cose inutili. Una malattia che si manifesta lentamente, che inizia come un passatempo per poi diventare un vizio che, nei paesi industrializzati, colpisce il 6% della popolazione, l’80% delle donne tra i 25 e i 35 anni e che di fronte all’impedimento o all’impossibilità anche materiale di comprare oggetti che ne accrescono l’autostima, cadono in uno stato di frustrazione e depressione.

 

Lo shopping è nel DNA delle donne

Che le donne amino spendere soldi nel comprare vestiti, scarpe e quant’altro è risaputo; ma alla base della voglia di acquistare e dei cambiamenti d’umore, ci sarebbe una spiegazione naturale e biologica, in quanto questi comportamenti femminili sarebbero riconducibili alle variazioni ormonali che il corpo subisce mese dopo mese. Una relazione tra shopping e ciclo mestruale dunque, dimostra, ad esempio, che le donne tendono ad acquistare articoli più sensuali durante la fase dell’ovulazione, proprio perché più fertili e più inclini alla sessualità e alla voglia di conquista. Non è solo la vanità a spingere una donna a spendere e comprare, ma l’amore per gli acquisti, o “consumopatia”, condizionata dagli ormoni. I ricercatori della Carlson School dell’Università del Minnesota, hanno dimostrato che durante l’ovulazione le donne tendono ad utilizzare capi d’abbigliamento più “sexy”; che le loro decisioni sugli acquisti sono meno ponderate e che si mostrano più competitive nel tentativo di attrarre l’attenzione degli uomini.

 

 

Lo stress non si cura con lo shopping

Dopo una giornata pesante, una delusione o un insuccesso, lo shopping rinfranca la mente e lo spirito, ma bisogna stare attente a non curare quel momento di forte stress con l’atto di acquistare, che è sicuramente piacevole ma è soprattutto eccitante e, dunque, fisiologicamente provoca l’aumento nel circolo sanguigno di neuro-ormoni che innalzano il tono dell’umore (come endorfine, dopamine e noradrenalina). Lo shopping che va oltre il mero piacere di regalarsi qualcosa o di comprare in maniera utile e intelligente è detto “compulsivo”. Si manifesta come un modo di compensare le troppe frustrazioni psicologiche, somigliando ad una sorta di “voracità” costituita da attacchi ripetuti e improvvisi e da irrefrenabili voglie di spendere per avere.

La persona che soffre di questi attacchi compulsavi, nega di aver acquistato d’impulso e compra un altro oggetto subito dopo un acquisto, per tentare di annullare il senso di colpa legato all’aver speso insensatamente prima, come per dire: “ne compro un altro perché non mi interessa se ho speso troppo, e dimostro che se ho speso troppo, non m’importa”.

Il 70% delle donne trascorre parecchio tempo nei grandi magazzini e nei negozi di moda. Quelle che comprano, sempre e a qualunque costo, qualsiasi cosa, danneggiano non solo se stesse a livello psicologico, ma anche economico, non rendendosi conto che la maggior parte dei vestiti che metteranno nell’armadio, neanche li indosseranno; si tratta di “shopper compulsive” che vanno frenate.

 

 

 

 

 

Lo shopping compulsivo dunque, è una nuova forma di dipendenza e chi ne “soffre” punta a comprare: dall’abbigliamento alle scarpe o alle borse. Solo negli anni ’80, ricercatori ed esperti di marketing, hanno iniziato ad occuparsi del fenomeno e i primi studi arrivano dagli USA. La studiosa americana S.L. McElroy, classificando alcune caratteristiche diagnostiche per distinguere le persone che praticano lo shopping nella cosiddetta normalità, e quelle in cui l’attività dell’acquisto diventa patologica, ovvero quando l’impulso del comprare diventa irresistibile e si compra anche andando oltre le proprie possibilità oggetti inutili; la preoccupazione del voler comprare a tutti i costi causa forte stress e interferisce con il funzionamento sociale e lavorativo di una persona. La dottoressa Roberta Biolcati, psicologa e docente universitaria a Bologna, ha spiegato che lo shopping “che definiamo compulsivo, è una dipendenza legata agli acquisti, messa in atto da un soggetto in maniera eccessiva, che può determinare effetti dannosi, anche gravi, per l’individuo e per le persone che gli stanno vicino. Tale comportamento – spiega la psicologa – avviene in maniera reiterata, nonostante i tentativi di contrastarlo con la sola volontà”.

Secondo la Biolcati, tale fenomeno è aumentato con il progredire della società e l’aumento del consumismo dove “i beni materiali giocano un ruolo molto importante per ognuno, e dove si tende a comprare oggetti per regolare il proprio umore, per guadagnare uno status sociale o nel tentativo di esprimere agli altri un’identità personale”.

“I pazienti che decidono di sottoporsi alle cure del caso – ha affermato la psicologa – presentano spesso stati d’ansia o depressione, gestiti attraverso azioni rivolte all’esterno, come fare acquisti insensati”. In questo contesto anche il ricorso alla rete Internet diventa pericoloso per chi soffre della sindrome da shopping compulsivo. Secondo Elias Aboujaoude, psichiatra presso la Stanford University, “ci si distacca dalla realtà e si ha la sensazione di spendere soldi virtuali”, ma poi il conto in banca risulterà prosciugato.

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