I dogmi dei gay

L'autore si difende: «Impedire la vendita nei centri commerciali del mio libro, senza averlo neppure letto, è una misura da Inquisizione». E' bufera in Spagna per la decisione di ritirare dai grandi magazzini «El Corte Ingles» tutte le copie di «Comprendere e guarire l'omosessualità», l'opera dello psicoterapeuta statunitense Richard Cohen, in seguito alla levata di scudi delle associazioni gay spagnole contro «la divulgazione di teorie omofobe ed inaccettabili». Viene contestata a Cohen la sua sua convinzione che l'omosessualità sia un disturbo dell'attrazione e un disordine dell'affettività quali si posso porre rimedio attraverso la psicoterapia». Paola Binetti, numeraria dell'Opus Dei, neuropsichiatra, esponente dell'Udc, riflette sulla questione.
1) Professoressa Binetti, c'è il rischio che nella società del "politicamente corretto" diventi un tabù parlare di omosessualità?
"Non credo che oggi sia un tabù parlare di omosessualità. La stampa affronta senza imbarazzo questioni legate agli omosessuali e alla omosessualità; la cronaca denuncia tempestivamente le aggressioni che qualcuno di loro subisce; è oggetto di narrazione letteraria e cinematografica. Nei dibattiti televisivi se ne parla spesso, anche in riferimento a vicende di attualità. Nel dibattito parlamentare è al centro di proposte di legge, volte a riconoscere i diritti degli omosessuali e a condannare le discriminazioni di cui sono oggetto. Rispetto agli anni precedenti molte più persone riconoscono pubblicamente la loro omosessualità.
Si parla quindi in molti ambiti e in molti modi di omosessualità; il problema è che nella Società del “politicamente corretto” ci si aspetta che se ne parli in un determinato modo, secondo un pensiero prevalente elaborato soprattutto, anche se non esclusivamente, all'interno della comunità omosessuale. In questo contesto si tende a denunciare con forza tutto ciò che appare discriminate; si punta a valorizzare al massimo i diritti degli omosessuali anche per quanto riguarda la vita di coppia e i diritti di genitorialità. Qualsiasi opinione, giudizio o valutazione che si discosti da questa linea è vista come potenzialmente ostile, per cui è rifiutata e condannata come omofobica.
In alcune società come quella spagnola, dove il matrimonio gay è stato riconosciuto dal governo Zapatero, le parole madre e padre sono stati sostituite con termini generici, come genitore A e genitore B. Per non urtare la sensibilità delle coppie omosessuali, e –si dice- per non mettere in difficoltà i loro bambini si è finito col negare una differenza evidente per tutti: quella che distingue una madre da un padre e assegna ad ogni bambino una madre e un padre. La norma, che pretende di equiparare la diversa struttura dei due tipi di coppia, nega un dato sperimentale, ciò che la realtà ricorda giorno per giorno a questi bambini, a scuola o ai giardini, nello sport, o in mille altre occasioni. I loro amici, i loro compagni hanno una madre e un padre, e chiamano uno padre e una madre, solo cancellando questi termini è possibile immaginare anche a livello di vita di famiglia un nuovo equilibrio. E' una scelta possibile, ma certamente non è una scelta indolore per nessuno. Parlarne non è un tabù, ma occorre farlo tenendo in conto tutte le diverse sensibilità, senza ignorare i nuovi problemi che potrebbero nascere mentre si cerca di risolvere i vecchi".
2) La possibilità di una psicoterapia è sostenuta anche dal presidente degli psicologi e psichiatri cattolici, Tonino Cantelmi, luminare di psicologia della Pontificia Università Gregoriana. Perché tanto clamore?
"Per molte persone, soprattutto tra gli omosessuali, l'omosessualità è un fatto naturale, una variante della sessualità umana, da accettare e accogliere come la stessa eterosessualità. Come variante naturale non dovrebbe presentare aspetti patologici, per cui non dovrebbe neppure richiedere nessun tipo di psicoterapia. Omosessualità ed eterosessualità, con tutto ciò che ne deriva, sarebbero sostanzialmente due aspetti della sessualità umana. Ma lo sviluppo della sessualità umana, sia omo che etero, pone spesso problemi nel lungo processo di maturazione personale. Nel caso specifico dei soggetti omosessuali c'è qualche difficoltà in più, per la loro frequente resistenza iniziale ad accettare la propria condizione, e per il persistere di alcuni pregiudizi nei loro confronti.In realtà sono ancora molte le persone che pur essendo disponibili all'accoglienza degli omosessuali senza discriminazioni di sorta, riconoscono che esiste una differenza tra le due relazioni, e si interrogano sul senso di questa differenza. A cominciare dalla domanda di base: Omosessuali si nasce o si diventa? L'omosessualità può essere modificata o no? Se è vero che ci sono eterosessuali che diventano omosessuali perfino dopo anni di matrimonio e dopo aver avuto dei figli, perché non è possibile ipotizzare un analogo cambiamento per un omosessuale? Sempre che sia lecito porsi queste domande e cercarne le relative risposte, perché non bisogna dimenticare che per alcune associazioni di omosessuali queste riflessioni sono precluse dalla semplice evidenza del fatto. L'omosessualità in quanto tale esiste e va accettata così com'è: variante naturale del comportamento umano, ogni ulteriore riflessione potrebbe rivelare non un legittimo desiderio di comprendere, ma una mentalità sostanzialmente omofobica e discriminante".
3)Da cosa nascono le polemiche al riguardo?
3)"Al di là dei dubbi e delle perplessità che si possono cogliere nel contesto sociale, è certamente vero che ci sono situazioni e fasce d'età in cui la condizione di omosessualità incontra maggiori difficoltà ad essere accettata. I movimenti e le associazioni di omosessuali hanno permesso a molti di loro di superare la sensazione di disagio e quindi di elaborare con maggiore serenità la propria condizione. Ma i giovani, gli adolescenti, fanno fatica a parlare della loro condizione perché temono certe forme di bullismo o alcune manifestazioni di scherno che li umiliano pubblicamente. Sono giovani che non si sentono pienamente accettati neppure nella loro famiglia. E' la tipica angoscia dei genitori quando percepiscono la diversità dei figli. In soggetti giovani sommare il possibile rifiuto del gruppo alla mancata accoglienza familiare, alla sensazione di deluderne le aspettative, crea fragilità interiore ad alto rischio e contribuisce ad accentuare disagio e sofferenza. Troppo spesso soprattutto i più giovani sono lasciati soli davanti al riconoscimento della propria sessualità, davanti alle prime esperienze, con il loro carico di successi e di frustrazioni. I giovani oggi diventano sessualmente attivi molto precocemente, quando la loro maturità affettiva è ancora tutta da scoprire e da sviluppare, per cui si crea una divaricazione tra le esperienze sessuali che fanno e il loro significato più profondo".
4)Quindi ai gay serve lo psicoterapeuta?
4)"In questo clima spesso si pone il bisogno di ricorrere ad un qualche tipo di psicoterapia, in cui il giovane possa incontrare se stesso, le sue esigenze e le sue difficoltà, rafforzare i propri meccanismi di difesa e maturare le proprie scelte con maggiore autonomia. E' la molla che spinge a rivolgersi ad uno psicologo o ad uno psichiatra per riceverne un aiuto, curando bene che non si sostituisca alla propria capacità di decidere, ma consenta piuttosto di scegliere con chiarezza. Nel caso dei soggetti omosessuali pesa anche la domanda relativa ai fattori che inducono o almeno che concorrono ad essere omosessuali, perché da questa risposta dipendono anche le scelte relative all'eventuale tipo di psicoterapia a cui ricorrere. la teoria biologica sostiene che il comportamento omosessuale non è frutto di abitudini apprese, subite o liberamente scelte, ma è una condizione biologica innata, risultato di una programmazione cerebrale rispetto alla quale il soggetto non è in grado di intervenire. Le cause potrebbero essere di natura genetica, anche se non sono stati trovati geni o sequenze genetiche specificamente alterate. In questo caso il soggetto potrebbe solo accettare la sua condizione, essendo il suo grado di libertà minimo: omosessuali si nasce e non ci sono alternative. sono diverse le teorie psicologiche interessate al tema. Adler e Freud furono i primi e fecero delle ipotesi sullo sviluppo della sessualità umana coerenti con le loro teorie generali. I Cognitivo-comportamentali intravedono nell'omosessualità dei comportamenti appresi nel contesto socio-familiare della prima e seconda infanzia. L'esercizio dei ruoli materno e paterno creerebbe poli di identificazione secondaria fortemente condizionanti. Si parla di una possibile sindrome da carenza di padre e da ipertrofia materna che potrebbe creare difficoltà nel processo di maturazione complessivo del soggetto, non solo sul piano della identificazione sessuale".
5)Quanto incide l'educazione?
5)"Cè anche una teoria di tipo pedagogico secondo la quale l'orientamento sessuale pur avendo una base innata, va stimolato, rafforzato e strutturato. Sono essenziali interventi di natura educativa che spingano il soggetto a sviluppare la propria specificità, maschile e femminile, anche attraverso scelte realizzate liberamente sulla base di modelli comportamentali apprezzati in una o più persone delle stesso sesso. I modelli educativi degli ultimi anni però, volti ad eliminare possibili forme di discriminazione, hanno reso meno facile tradurre sul piano pedagogico iniziative di rinforzo della identità maschile e femminile. Le ultime edizioni della Classificazione Internazionale ICD (International Classification of Deseases) e del DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) considerano l'omosessualità un disordine del comportamento sessuale solo se e quando il soggetto non riesce ad accettare e a vivere la propria omosessualità. In questo caso l'opinione più diffusa nella comunità omosessuale è che il soggetto sarà più facilmente aiutato da uno psicologo-psicoterapeuta, che sia lui stesso omosessuale. In questo modo potrebbe contribuire a normalizzare il vissuto del soggetto, partendo dall'ipotesi che il problema non sia essere omosessuale, ma il vivere con disagio questa condizione. In definitiva si potrebbero ricavare alcune posizioni paradigmatiche :l'omosessualità è una tendenza biologicamente determinata e non modificabile: sono fatto così, non posso essere diverso (determinismo biologico legittimante); in questo caso potrebbero comunque crearsi delle situazioni di disagio psicologico legate alla mancata accettazione della situazione che potrebbero indurre il soggetto ad affrontare una psicoterapia. L'omosessualità è frutto di una decisione libera: decido io quale orientamento sessuale voglio (liberalismo legittimante); se è frutto di una scelta, allora si può ipotizzare un cambio di volontà che, con l'aiuto della psicoterapia, permetta alla persona di diventare eterosessuale (libertà critica)".
6) Cosa cambia a seconda del tipo di psicoterapia?
6)"E' evidente che il ricorso ad un determinato tipo di psichiatra o di psicoterapeuta riflette già una scelta a monte, più o meno consapevole, ma non per questo meno rilevante. L'ipotesi di voler mettere in discussione la propria condizione anche in una logica di potenziale cambiamento potrebbe orientare a fare scelte di tipo diverso. Il soggetto quando fa la sua scelta iniziale, sta già prefigurando molte delle conseguenze successive. E' la sua libertà personale che va comunque e sempre rispettata, ancorchè possa non essere condivisa, soprattutto quando si tratta di adulti, che hanno alle spalle esperienze diverse, come ad esempio quella di un matrimonio in crisi, quella di figli ancora molto giovani".
7) La psicoterapia proposta Cohen è strutturata sul modello dei gruppi cattolici che seguono l'insegnamento e la pratica di Joseph Nicolosi, uno psicologo clinico con una vasta esperienza. Perché in Spagna si è arrivati a ritirare il libro dai centri commerciali?
7)"La domanda presenta due aspetti che vanno distinti, ma tenuti entrambi nella debita considerazione. Il primo riguarda la proposta terapeutica di R. Cohen e la sua sostanziale convergenza con la teoria di J. Nicolosi. Discutibili come tutte le teorie scientifiche, ma comunque degne del massimo rispetto per la serietà e il rigore con cui i due professionisti le applicano nel loro lavoro professionale. La seconda riguarda il contesto socio-culturale spagnolo, con le leggi approvate dal governo Zapatero in questo campo e che restano valide, nonostante il clamoroso insuccesso delle recenti elezioni. Richard Cohen è l'autore del libro ”Comprendere e guarire l'omosessualità”, edito da Libros Libres in Spagna, e ritirato martedì 2 gennaio dalla libreria del El Corte Inglés, grande centro commerciale spagnolo, dopo le proteste delle organizzazioni gay". Non tenere conto dei due diversi piani significa ignorare l'impatto politico alla base della decisione di ritirare i libri di Cohen, il timore di qualcuno che intravede nella diffusione di queste idee un potenziale rischio per scelte politiche fatte dal governo precedente. Altrimenti non si capirebbe perché si è voluto concentrare l'attenzione generale su di un testo, che probabilmente sarebbe passato perfino inosservato in un clima culturale generale, contrario a ogni tipo di censura, tollerante nei confronti di libri e di saggi che affrontano da angolature diametralmente opposte, e spesso totalmente configgenti una serie di problemi. A meno che non si tratti di una possibile operazione di marketing culturale… Certo oggi in Spagna è difficile ignorare chi sia Richard Cohen, quali siano le sue teorie, e perché destino tante perplessità nell'attuale clima politico".
8) Cosa pensa dell'autore?
8)"Richard A. Cohen, nasce nel 1952, ed è autore di un libro sull'omosessualità molto conosciuto negli USA. La sua ipotesi è che l'omosessualità possa essere una condizione reversibile e il soggetto possa diventare eterosessuale. L'autore, sposato con tre figli, afferma di essere stato lui stesso omosessuale e di essere diventato eterosessuale in una sorta di conversione che lo ha profondamente cambiato. Diventato psicoterapeuta ha ideato un metodo di trattamento psicoterapeutico per gli omosessuali e ha creato un'associazione di ex-omosessuali, di cui è presidente, che include anche genitori ed amici di omosessuali: http://www.gaytostraight.org/Home.asp. In una intervista rilasciata ad Alandete, giornalista del Pais, quotidiano molto diffuso in Spagna, ha detto.” Credo nel diritto del cliente di autodeterminarsi: se qualcuno vuole vivere una vita gay, lo rispetto. E se qualcuno vuole esplorare la possibilità di passare da gay ad etero, lo rispetto lo stesso”, Non a caso ha definito la decisione di ritirare il suo libro da una rete di grandi centri commerciali, come El Corte Ingles “un attacco alla libertà di espressione”. Sorprende che in un contesto culturale come quello spagnolo in cui si difende il principio di autodeterminazione fino alle sue estreme conseguenze, non possa essere contemplato il diritto virtuale di un omosessuale a iniziare un percorso inverso, se lo vuole, permettendogli di scegliere tra ipotesi terapeutiche alternative. E' vero che non esistono terapie specifiche per omosessuali, eterosessuali o bisessuali, ma esistono solo pazienti, con la loro sofferenza, che esigono un profondo rispetto per il proprio codice valoriale. Tutti i codici valoriali vanno rispettati: anche quelli di un paziente ateo con la sua struttura valoriale di riferimento. Per lo stesso motivo i credenti devono essere liberi di scegliere i propri codici valoriali e di improntare i propri comportamenti a questi codici, ricorrendo a quei terapeuti che ispirano loro la massima fiducia. E nessuna Organizzazione commerciale, nessuna organizzazione sociale o culturale, neanche l'Ordine degli Psicologi, debbano permettersi di criticare questo diritto. Non è detto che tutti i pazienti omosessuali (con un orientamento omosessuale) si riconoscano in un unico ed esclusivo modello di espressione sociale della omosessualità e vanno tutelati e difesi nella loro individualità personale".
9) Perché la Chiesa cattolica viene spesso accusata di omofobia?
9)"Nella sua riflessione sull'omosessualità la Chiesa ha sempre visto l'occasione per una più ampia riflessione sull'uomo, sulla sua dignità e sulla sua sessualità, sulla sua condotta e sulle sue responsabilità. Non ha mai preteso di imporre la sua dottrina, ha solo cercato di proporre un punto di vista più alto sull'uomo e sul suo destino. Per capire l'omosessualità nella chiave del pensiero cattolico occorre tener conto del pensiero della Chiesa su tutta la sessualità: l'uomo resta sempre e prima di tutto un soggetto libero, l'uomo può sempre governare la sua sessualità, pur essendo condizionato dalla sua sensualità, dalla sua emotività e dalla sua affettività. Può sempre decidere dove andare e cosa fare, chi amare e come amare: può sempre chiedersi perché amare. La Chiesa, mentre accoglie gli omosessuali nella profonda umanità che caratterizza la sua apertura a tutti gli uomini senza distinzioni di sorta, non può però accogliere una teoria che neghi il fondamento stesso della sua antropologia, basata sulla libertà dell'uomo e sulla sua responsabilità. Certamente la Chiesa ha sempre riconosciuto agli omosessuali un livello di libertà maggiore di quello che qualcuno immagina. Molti tra gli omosessuali ritengono di aver sperimentato solo il volto amaro della Chiesa, quello che giudica e condanna. Eppure il Catechismo della Chiesa cattolica è molto chiaro e dice testualmente (n. 2358): “Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Costoro non scelgono la loro condizione omosessuale. Essa costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione e delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita…..” Sono parole che non possono essere fraintese. La Chiesa mantiene il suo giudizio negativo sul comportamento omosessuale, che considera un disordine e oppone un deciso rifiuto al riconoscimento delle coppie omosessuali. Ma lo fa in un contesto che spesso è ignorato o per lo meno è sottovalutato".
10)A chi parla la Chiesa?
10)"La chiesa parla in primo luogo ai cristiani, ai credenti, ai quali in questi casi raccomanda la castità, nella piena convinzione che ciò sia possibile, pur nelle innegabili difficoltà che può presentare a chiunque. E parla con assoluta chiarezza della possibilità che tutte le persone omosessuali che vivono la castità possono diventare sante. Dice testualmente al n. 2359: “Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso la virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono gradatamente e risolutamente avvicinarsi alla perfezione cristiana”. Non è poco, ma è quanto richiede a tutti quei cristiani che vogliono vivere la propria fede con piena coerenza, senza ignorare le difficoltà che certamente si presenteranno sul loro cammino, perché non si può dimenticare che la chiesa parla anche di castità coniugale, con le sue specifiche caratteristiche. Non c'è nulla di facile in tutto ciò, ma non c'è neppure nulla di offensivo o di discriminante nei confronti degli omosessuali. La chiesa guarda alla persona con tendenze omosessuali con lo stesso identico rispetto con cui guarda ogni altra persona. La sessualità è nella chiesa una delle dimensioni fondamentali dell'uomo, ma non l'unica e non si giustifica un riduzionismo antropologico che identifichi l'uomo con il suo orientamento sessuale. L'uomo ha un orientamento sessuale, ma è qualcosa di più del suo stesso orientamento, rispetto al quale può sempre prendere delle decisioni libere e responsabili su ciò che vuole fare e sul perché".
11)Qual è la posizione del magistero?
11)In un documento della Congregazione per la Dottrina della fede del 2003, al numero 16, si dice espressamente: “La persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, non può essere definita in modo adeguato con un riduttivo riferimento solo al suo orientamento sessuale… La Chiesa … rifiuta di considerare la persona puramente come un eterosessuale o un omosessuale e sottolinea che ognuno ha la stessa identità fondamentale: essere creatura e, per grazia, figlio di Dio, erede della vita eterna.”. Ancora una volta l'omosessuale, credente, battezzato, è accolto dalla Chiesa come figlio di Dio, esattamente come tutti gli altri battezzati, senza discriminazioni di alcun tipo, ha la stessa identità cristiana, fondamentale per poter essere a pieno titolo erede della vita eterna. Non è figlio di un Dio minore. E' cristiano esattamente come tutti gli altri, stessi diritti e stessi doveri, anche nel campo dell'etica sessuale. Ci sono comportamenti che la Chiesa considera moralmente disordinati e in quanto tali vanno evitati dagli omosessuali e dagli eterosessuali.
La persona omosessuale nella valutazione che la Chiesa ne dà è sempre quella di un soggetto libero, capace di prendere le sue decisioni, di valutare i suoi atti e di comportarsi di conseguenza. Esprime stima e fiducia nei suoi confronti, prescinde da ogni possibile discriminazione e lo considera protagonista consapevole delle sue scelte e della sua vita. Nel Documento traspare un atteggiamento di stima sincera, di fiducia e di benevolenza. Senza distinguo di alcun tipo mostra loro i contenuti specifici della Dottrina cristiana, offre i suoi consigli e si propone per un affiancamento leale ed affettuoso, ancora una volta del tutto analogo a quello che offre agli altri. Sono molti i punti della Dottrina cattolica che in materia di etica sessuale possono risultare difficili da vivere anche per gli eterosessuali e neppure a loro vengono fatti sconti di sorta. La dottrina è chiara, l'invito ad approfondire sul piano razionale il senso delle indicazioni costituisce uno degli obblighi del cristiano che vuole formare rettamente la sua coscienza".
12) E per le coppie gay?
12)"Riguardo alla possibilità di legalizzare le unioni omosessuali, l'atteggiamento del Magistero è sempre stato negativo e si è ripetutamente appellato alla sensibilità e alla responsabilità dei parlamentari cattolici, chiedendo loro di agire in modo coerente con la coscienza cristiana, che ha il suo primo e solido punto di riferimento proprio nel retto uso della ragione. E' interessante a questo punto citare il punto 90 dell'Evangelium Vitae, che dice: “ Ci si può chiedere come può essere contraria al bene comune una legge che non impone alcun comportamento particolare, ma si limita a rendere legale una realtà di fatto che apparentemente non sembra comportare ingiustizia verso nessuno. A questo proposito occorre riflettere innanzitutto sulla differenza esistente tra il comportamento omosessuale come fenomeno privato, e lo stesso comportamento quale relazione sociale legalmente prevista e approvata, fino a diventare una delle istituzioni dell'ordine pubblico. Il secondo fenomeno non solo è più grave, ma acquista una portata assai più vasta e profonda, e finirebbe per comportare modificazioni dell'intera organizzazione sociale che risulterebbero contrarie al bene comune. Le leggi sono principi strutturanti della vita dell'uomo in seno alla Società, per il bene e per il male. Esse svolgono un ruolo molto importante e talvolta determinante nel promuovere una mentalità ed un costume….” Le leggi concorrono a configurare stili e modelli comportamentali e la legalizzazione delle unioni omosessuali sarebbe destinata a oscurare la percezione di alcuni valori fondamentali, contribuendo alla svalutazione del matrimonio. Come si vede l'atteggiamento della Chiesa è attento ai diritti di tutti e di ciascuno, svolge il suo ruolo materno senza perdere di vista le responsabilità di ognuno e cerca di venire incontro anche alle esigenze concrete, suggerendo strade e mostrando opportunità specifiche, perché nessuno si senta tradito o abbandonato a livello istituzionale. Ma se sul piano personale è il concetto di persona, con il suo valore intrinseco a motivare i suoi giudizi e a caratterizzare le sue scelte, sul piano relazionale il valore famiglia occupa il centro della sua riflessione umana e pastorale. Quando Benedetto XVI parla di famiglia e della necessità di tutelarne i caratteri specifici non lo fa ricorrendo ad argomentazioni di natura religiosa: la verità della famiglia e la verità sulla famiglia, per lui costituisce l'itinerario irrinunciabile che ogni uomo deve percorrere se vuole trovare la verità su di sé, il senso della sua esistenza, la ragione del suo vivere, con le caratteristiche peculiari della sua soggettività. E' solo in quanto essere familiare, concepito in famiglia, nato in famiglia, educato in famiglia, che l'uomo scopre e consolida la sua identità".
13) Qual è il rapporto tra tendenza e comportamento?
13)"Il rapporto tra tendenza e comportamento implica sempre il coinvolgimento della libertà e della volontà personale, la propria valutazione degli atti compiuti o da compiere. Effettivamente compete a ciascuna persona nell'esercizio della sua libertà di scelta ed è proprio in questo spazio che la Chiesa fa sentire la sua voce per ricordare il proprio pensiero sulla sessualità umana e sul suo significato. Alla sua libertà di esprimere idee e valori, fa riscontro in chi ascolta altrettanta libertà di accogliere o di rifiutare questo insegnamento, ma in nessun caso si può tacciare la Chiesa di omofobia perché considera il comportamento, gli atti omosessuali, come una forma di disordine, perché contraddice alla interpretazione che vuole la sessualità umana aperta alla procreazione".

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