I bambini in classe: "Ma il gioco crea dipendenza psicologica?"

slot machine, gioco d'azzardoI bambini di dieci anni sanno benissimo che cosa significa gioco d’azzardo. Un risultato inaspettato per Psicologia Urbana e Creativa, l’associazione impegnata nel progetto “Di gioco in gioco” all’interno delle classi quinte della scuola “Torre” e nelle prime della media “Don Minzoni” di Ravenna. Il progetto, al quale lavorano anche le associazioni Alea e Lucertola Ludens, ha ricevuto un finanziamento di 5mila euro dal Comune di Ravenna, impegnato da tempo in una battaglia contro slot machine e Gratta e Vinci.

Gli incontri condotti nelle classi – tutti di due ore e con la presenza di una vera “task force” composta da quattro psicologi e quattro educatori – sono finalizzati a fare capire agli alunni che i diversi tipi di gioco scatenano in noi emozioni diverse. Nello specifico, il gioco di fortuna provoca rabbia, frustrazione, ansia. “Stati d’animo che i bambini – spiega Laura Casanova di Psicologia Urbana – sono perfettamente in grado di riconoscere. Siamo rimasti molto colpiti dal fatto che i più piccoli sono quelli che più spesso tirano fuori le espressioni ‘azzardo’, ‘dipendenza psicologica’, ludopatia”.

Alla fine della prima ora, durante la quale ai bambini vengono proposti cinque tipi di gioco – tra cui anche il classico gioco dei dadi – viene somministrato un questionario che va ad indagare le emozioni provate. Nella seconda ora, poi, quelle emozioni vengono messe sul piatto, elaborate e commentate: “I piccoli sono consapevoli che in un gioco come può essere la tombola, dove si sfida il caso, c’è un coinvolgimento emotivo forte. Noi, nel gioco dei dadi, inseriamo appositamente un premio, così da fare in modo che i bambini si rendano conto di aver subito una forma di dipendenza”. Un meccanismo normale – dove il meccanismo della fortuna crea l’illusione della competizione – che però, nel caso venga inserito l’elemento del denaro, porta a esiti negativi, a volte anche estremi: “Ecco perché ci stiamo impegnando in una vera opera di prevenzione primaria. Un lavoro che speriamo di estendere ben oltre l’Istituto comprensivo San Biagio”.

Una volta elaborati tutti i questionari – un lavoro che durerà qualche mese – a Ravenna sarà organizzato un convegno per restituire i risultati alla città. E ci sarà anche Gianni Savron, esperto di gioco d’azzardo, che sta partecipando al progetto anche in veste di psicologo di Alea.

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