"Ho lasciato il gas acceso?"

Quando ordinarie fissazioni possono diventare un problema, compromettendo la serenità personale, lavorativa e familiare. Ma l'ansia si può fronteggiare, intervenendo con terapie specifiche di Angela Dassisti

A chi di noi non è mai sorto il dubbio di aver lasciato la macchina aperta, tornando indietro nel parcheggio per un controllo? Per fortuna era chiusa! Semplicemente per distrazione o per stanchezza non abbiamo posto attenzione a ciò che facevamo. Se la rilevanza di non lasciare la macchina aperta, per timore di furti, è alta sarà difficile non tornare indietro.

Situazioni come questa appena descritta capitano a tutti, in modo particolare nei momenti di stanchezza o quando si fanno tante attività contemporaneamente. Allo stesso tempo, però, ci sono persone che in situazioni simili si trovano a vivere momenti di grande difficoltà. Nell’istante in cui si viene colpiti dal dubbio di non aver chiuso la macchina alcuni decidono di non tornare indietro, soprattutto se sono ormai lontani dal parcheggio, altri riescono a trascurare la preoccupazione, infischiandosene, ma ci sono persone, invece, che non possono fare a meno di “controllare”, poiché questo permette loro di attenuare l’ansia e continuare nelle attività di sempre. Esistono delle situazioni in cui accertarsi di qualcosa diventa necessario e si verifica in modo assillante, compromettendo la serenità personale, lavorativa e familiare dell’individuo.

Il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato, infatti, dalla necessità di allontanare attraverso attività compulsive e ossessive l’emozione sgradevole di ansia, paura, disgusto o senso di colpa determinata da quella situazione. Le ossessioni possono essere dei pensieri, delle immagini o delle sensazioni che scattano nella mente dell’individuo nel momento in cui prova sofferenza. Le compulsioni potremmo definirle come rituali, dei comportamenti o pensieri ripetitivi che servono a diminuire il malessere e l’ansia per qualcosa che non va.

Si distinguono diverse categorie: ad esempio si parlerà di disturbo da contaminazione quando si teme di “contagiarsi” fisicamente o idealmente attraverso il contatto di cose o persone ritenute ripugnanti, evitando situazioni potenzialmente rischiose. Esiste una categoria di persone che hanno bisogno di controllare costantemente che non si verifichino catastrofi o incidenti, altri che sentono la necessità di mantenere un certo ordine e simmetria negli oggetti della stanza o accumulare cose, a volte a discapito dell’igiene degli ambienti di vita. Se tornare indietro a controllare la macchina può capitare e anche più volte, il fatto che si verifichi ogni mattina, non meno di tre volte, stando male e vivendo una grande sofferenza per l’impossibilità di svolgere il rituale, può rappresentare un importante campanello d’allarme. È fondamentale considerare la pericolosità di alcune manie, apparentemente innocue, che possono ripetersi instancabilmente, più per un bisogno che per una abitudine.

Frequentemente le persone presentano pensieri ricorrenti, dai quali non si riesce a distogliere l’attenzione, perché particolarmente stressanti o straordinariamente piacevoli, ma è importante distinguere i pensieri frequenti dai pensieri intrusivi e ricorrenti del disturbo ossessivo compulsivo. Queste idee, infatti, sono spesso bizzarre, inaudite, anche per la persona stessa, ma soprattutto sono regolari, ripetitive in modo eccessivo e particolarmente intrusive nella vita dell’individuo, manifestandosi diverse volte nella giornata e per molte settimane di seguito. Le cause del disturbo sono molteplici, legate spesso alle caratteristiche individuali, allo stress e alla presenza di disturbi dell’umore. Cosa fare?

In genere il consiglio è quello di rivolgersi a specialisti del settore, poiché è possibile intervenire con terapie psicologiche specifiche, che mirano ad educare la persona e la famiglia per fronteggiare con maggiore perizia situazioni di ansia che inducono a perpetuare il rituale. Ad esempio, queste persone hanno bisogno di imparare nuovamente a vivere senza quei comportamenti protettivi (compulsioni) che di fatto bloccano le attività quotidiane e non permettono loro di verificare l’inconsistenza delle proprie preoccupazioni, attraverso un’esposizione programmata e graduale. Si tratta pertanto di un disturbo complesso, legato a stati di ansia, che può facilmente invalidare lo svolgimento di una esistenza serena, ma che può essere superato con aiuti specifici.

10 gennaio 2013

Leave a Reply