Gli investitori felici guadagnano di più

<!-- -->Si è sempre pensato che siano i soldi a fare la felicità. E se fosse il contrario? Se fossero cioè i tratti “positivi” della personalità, come la socievolezza e la stabilità emotiva, a generare ricchezza.

Detta così, senza ulteriori spiegazioni, potrebbe provocare (giustamente) reazioni violente del tipo: “provaci tu ad essere positivo se non arrivi a fine mese”, oppure, “hai voglia a generare ricchezza col sorriso sulle labbra se sei povero”. E sarebbero reazioni del tutto corrette.

Ma il rapporto tra ricchezza e felicità, con la seconda a contribuire alla prima, emerge da uno studio di Schroders su consulenti finanziari e investitori finali, gente che insomma proprio alla canna del gas non dovrebbe essere.

2.000 PERSONE INTERVISTATE - I dati presentati da Schroders derivano da un test “psico-finanziario” realizzato in collaborazione con Matteo Motterlini, Direttore del Centro di Ricerca in Epistemologia Sperimentale e Applicata (CRESA) dell’Università San Raffaele, che aveva lo scopo di analizzare le correlazioni tra gli stati d’animo e le trappole cognitive che possono condizionare le scelte di investimento.

I test effettuati sono stati più di 2mila. 7 persone su 10 hanno dichiarato di sentirsi felici e, come si legge sul comunicato stampa di Schroders:

[...] risultano mediamente quelle meno affette da attitudini mentali negative per gli investimenti, poiché gli stati emotivi positivi migliorano il contesto di scelta delle persone.

E ancora dal comunicato di Schroders:

Gli studi di finanza comportamentale mostrano che le personalità socievoli ed emotivamente stabili hanno una maggiore ricchezza netta e un miglio re ritorno annuale dai propri investimenti.

I RISCHI DELLA FELICITA' - Ma la felicità non avrebbe solo effetti positivi sulle scelte e sui risultati di investimento. Agendo da integratore della fiducia, potrebbe indurre ad un’eccesiva sicurezza in se stessa e così alla propensione ad assumere rischi che potrebbero rivelarsi eccessivi.

I non felici, al contrario, tendono ad assumere meno rischi, ma anche ad essere troppo conservativi e quindi a perdere opportunità interessanti:

Nel caso di uno dei comportamenti irrazionali più diffusi (Effetto disposizione), le persone con stati emotivi negativi tendono più delle altre (59% vs 47%) a vendere un titolo appena ritengono di aver realizzato un guadagno, avendo meno fiducia nel fatto che le cose possano andare meglio in futuro; al tempo stesso, avendo più paura delle sensazioni negative prodotte dal vendere in perdita, tendono a mantenere troppo a lungo titoli con andamento negativo in portafoglio, finendo per aggravare il passivo. I “felici” al contrario mostrano un buon ritorno dagli investimenti durante i periodi di crescita dei mercati, ma fanno decisamente peggio nei periodi di contrazione.

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