Giovani e malati di web Gli esperti danno l’allarme

VARESE Varese non è esente dalla sindrome di Hikikomori. A dirlo è Pierluigi Pezzotta, medico specialista in psicologia clinica e direttore dell'Istituto Psicologico Europeo di Varese (Ipse).
Solo pochi anni fa quasi nessuno conosceva il significato del termine Hikikomori, proprio perché si riferiva a una problematica adolescenziale nota nella società giapponese.
Hikikomori indica un ragazzo che vive recluso nella propria stanza, inghiottito dalla rete e ossessionato dalla vita virtuale, rifiutando ogni contatto con amici e familiari e passando le proprie giornate davanti a un computer connesso in rete.
Anche nel nostro Paese fenomeni analoghi iniziano a destare preoccupazione sebbene gli esperti del settore siano convinti che vi sia ancora poca consapevolezza. «I genitori faticano a rendersi conto del problema - spiega Pezzotta - è tipico degli adolescenti starsene chiusi nelle proprie camere con un pc acceso. Normalmente, le richieste d'aiuto, in questo caso specifico, arrivano quando il problema è ormai conclamato. Di solito, i primi campanelli d'allarme vengono dati dalla scuola che nota frequenti assenze e un calo di attenzione dovuto all'allontanamento mentale dalla realtà». Una patologia che tende a colpire per lo più gli adolescenti.
«L'adolescente attraversa una fase di estrema vulnerabilità - commenta Paolo Soru, psicologo e psicoterapeuta varesino e docente presso l'Università di Camerino - Non avendo un'identità precisa, i giovani più insicuri tendono a mettersi la maschera dell'anonimato e a trincerarsi all'interno di una solitudine immensa. Il web diventa l'occasione per crearsi un'identità virtuale che fugge ai giudizi del mondo reale. Questo isolamento è una forma di paura di vivere il mondo, deriva da un senso di inadeguatezza».
Mamma apprensiva e padre poco presente sono state identificate come le costanti familiari dell' Hikikomori. Di solito è un primogenito maschio, spesso figlio unico su cui la famiglia, con spesso entrambi i genitori laureati, pone molte attese, forse troppe: uno dei primi sintomi della patologia è il disagio scolastico. Per questo secondo +neroAdriana Pradi Battaglia, dirigente del Don Milani e referente europea in tema di bullismo, è importante che i genitori chiedano aiuto tempestivamente. «Questo per evitare che la situazione precipiti - spiega - Gli adolescenti che adottano questo tipo di isolamento, spesso, sono stati vittime di fenomeni di bullismo».

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