Genitori "responsabili"

La storia di una coppia è anche la storia di un nucleo familiare. Spesso siamo portati a ritenere che la conflittualità all'interno di una coppia sia una questione che coinvolge, esclusivamente, i membri della coppia stessa, invece, coinvolge sempre altre persone. Poco male se questa investe adulti, dotati di strumenti di comprensione e di tenuta emotiva ma, purtroppo lo sappiamo, il più delle volte, coinvolge bambini che non hanno queste possibilità. Le storie di contrasti coniugali, che arrivano negli studi degli psicologi, suggeriscono che spesso i due genitori, catturati in modo totalizzante nelle loro ostilità di coppia, "dimenticano" il peso che il crescendo di dissapori e malumori, non elaborati e "semplicemente" agiti o taciuti, lascia sulle piccole spalle dei loro figli. I bambini sono presenti, osservatori ma anche vittime degli eventi, quindi attori protagonisti, al pari dei due adulti, con l'aggravante che, spesso, non comprendono i motivi di determinate situazioni.

Un marito e una moglie in difficoltà dovrebbero avere la capacità di mettere in parola quanto sta travolgendo la loro unione e tentare una via di elaborazione che sgombri il campo da temibili escalation di conflittualità marcata o da rancori evidenti benché mai verbalizzati (e/o da questioni irrisolte?). È necessaria un'elaborazione che dia parola al conflitto e che lo renda dicibile, senza strepiti, urla e laceranti discussioni ma, al contempo, anche senza dolorosi silenzi e non detti. Alcune volte si predilige tacere, inneggiando, per vie (auto)ingannevoli, al bene dei propri figli. Ci si rifugia nella scelta/compromesso di non dar voce al conflitto, di negarlo e di "far finta di niente". La coppia conflittuale non coglie quanto abbaglio ci sia dietro una tale scelta e come questo renda i più piccoli strumenti utili ai genitori per rimandare o respingere una presa di coscienza di ciò che succede. Invece, non c'è un modo migliore o peggiore per stare insieme o per lasciarsi. Bisognerebbe trovare un modo "responsabile" di farlo. Una coppia deve aver chiara la distinzione esistente fra quelli che sono gli impegni di marito e moglie e quelli di padre e madre; quanto travolge una coppia non deve mettere in crisi il ruolo genitoriale che è chiamato ad assolvere, o meglio, che ha scelto. Questa auspicabile strada alla ricerca di una elaborazione e di un sano attraversamento delle questioni problematiche risulta essere qualcosa in più di una semplice possibilità per i genitori; per certi versi, infatti, coincide, anche, con un loro responsabile dovere. Si tratta di un compito, insito nel ruolo di genitore, quello di avere una particolare attenzione al contesto relazionale in cui cresce un figlio. È proprio nello scenario delle interazioni familiari che un bambino dovrebbe sperimentare un senso di sicurezza. Lo stesso scenario che si candida, prepotentemente, ad essere un esempio per il bambino e dal quale sarà complicato affrancarsi nella vita adulta.

I bambini osservano, assimilano e fanno propri i modelli genitoriali con i quali interagiscono e che avranno un forte ascendente sul loro modo di vivere i rapporti di coppia nella vita adulta e, ancor più, sul loro essere genitori. Quando si parla di genitorialità bisogna considerare che questa, seppure caratterizzata da aspetti che attengono a ciascun individuo, non prescinde da quella che potremmo definire l'influenza operata dall'esposizione ai modi di funzionamento ("usi e costumi") della propria famiglia. Ebbene, i bambini introiettano un modello di adulto, un modello di coppia, un modello di genitori che con ottime probabilità faranno propri. Saranno genitori domani, a partire dalle figure interiorizzate oggi.

La genitorialità è una funzione che scaturisce anche dall'influenza di più generazioni e che porta in sé i segni di quello che c'è stato prima e che si "tramanda" di generazione in generazione. Il modello genitoriale, con il quale un bambino entra in contatto, lascia traccia nella sua vita adulta. Si diventa genitori soprattutto alla luce dell'esperienza fatta nell'infanzia, dunque, nell'incontro con la coppia genitoriale di riferimento e con le tracce che i padri e le madri portano, a loro volta, delle loro esperienze infantili all'interno della relazione con i propri figli. Una funzione che racchiude i segni di una transgenerazionalità, all'interno di un complesso intreccio di variabili personali, relazionali e familiari. In virtù dell'eredità che un genitore lascia al proprio figlio, risulta chiaro come la risoluzione di conflitti in modo sano - e l'elaborazione degli stessi - offre ai genitori la possibilità di garantire qualcosa in più che un ambiente di crescita sereno. Offre ai figli solide basi sulle quali fondare la propria vita adulta, il proprio modo di stare nelle relazioni e di esercitare la funzione genitoriale domani, mai scevra di quanto sta accadendo oggi e delle orme lasciate ieri. Una coppia genitoriale ha il dovere di informare i bambini in merito alla conflittualità e, ancor più, di esplicitare, nel linguaggio ad essi più congeniale, quanto sta travolgendo il nucleo familiare. I bambini hanno la necessità di sapere che la conflittualità prescinde da loro, perché se lasciati ad immaginare, ad ipotizzare senza alcuna risposta adulta, potranno cercare nel loro comportamento la causa di tutto, sviluppare fantasie auto-colpevolizzanti e sentirsi, quindi, causa o fulcro di determinati accadimenti. Il bambino ha bisogno di chiarezza rassicurante e questo per i genitori deve rappresentare un punto di partenza imprescindibile. Un non-detto, un "assordante" silenzio, che non spiega al bambino quanto accade intorno, può porre il piccolo nella condizione di gestire il dolore da solo senza la spiegazione di un adulto, con il grosso rischio di viversi come responsabile. È quindi questa la responsabilità di un genitore, riuscire a mettere in parola ciò che sta accadendo e quali possono essere le conseguenze. Lasciare un dolore silente, negarlo e nasconderlo agli occhi di un bambino, nell'illusione di fare questo per il suo bene, rappresenta, dunque, un grosso abbaglio per i genitori.

Ad un bambino non vanno date, neppure, spiegazioni non veritiere, né dette bugie "di copertura", ritenute da alcuni genitori "a fin di bene". Da abile osservatore, riuscirà a cogliere le discrepanze fra quanto gli è stato detto e il clima che lo circonda ed attivarsi alla ricerca di una propria verità che, come visto, tendenzialmente, parte da lui come potenziale colpevole. Un genitore potrebbe, ad ogni modo, sentire troppo pesante un compito di questo tipo, specie in occasione di vissuti negativi che accompagnano una crisi coniugale. In tali circostanze, una scelta responsabile potrebbe essere rappresentata dalla capacità di chiedere aiuto a figure professionali che accompagnino l'adulto e/o l'intero nucleo in un percorso di elaborazione. Conditio sine qua non, l'implicazione soggettiva rispetto alle questioni che lo coinvolgono e la capacità di chiedere aiuto. Chi coglie l'esistenza di un problema e si responsabilizza rispetto ad esso è in grado di formulare una richiesta d'aiuto.

Leave a Reply