Quando l'impatto sui social diventa manifesto, qualsiasi fenomeno dimostra di aver influenzato, almeno in parte, il suo pubblico, anche quello delle serie televisive. Basti pensare alle reazioni dei fan all'episodio 2 di Game of Thrones 4 e al grande seguito delle vicende dei sette regni: cosa si nasconde dietro questo profondo attaccamento ai personaggi che ne animano le puntate? Abbiamo parlato di questo interessante aspetto sociologico con uno studente di psicologia che, visto il suo curioso percorso formativo, sembra essere la persona adatta per sviluppare questo discorso, a metà tra arte e mente.
Ciao Elvin, potresti presentarti brevemente e parlarci del tuo percorso?
Mi chiamo Elvin, ho 25 anni e studio Psicologia a Parigi. La mia è una formazione abbastanza atipica: ho iniziato a studiare Arte, poi Sociologia, e infine Psicologia. Questa disciplina è spesso percepita in maniera sbagliata, anche a causa di alcune serie tv che trattano dell'argomento, come Mentalist e Lie To Me, perciò cerco di far capire che c'è una grande differenza tra quello che viene presentato e la vera psicologia.
Cosa ti piace della serie Game of Thrones?
Per me, Game of Thrones è un tipo di serie televisiva che ha tutte le carte in regola per essere seguita: che piaccia o meno il genere fantasy, gli scenari complessi, i personaggi controversi, così come i paesaggi splendidi e un pizzico di sesso e sangue, fanno della serie un cocktail vibrante e attrattivo.
Cosa puoi dirci sull'aspetto psicologico della serie tv?
E' certamente l'aspetto più sottile, ma allo stesso tempo più presente, in Game of Thrones: una serie tv riuscita è una serie che resta in testa anche dopo la sua visione. Ogni personaggio ha un profilo particolare in cui ci si può identificare, ognuno di loro è umano e imperfetto, come noi. Perciò, inconsciamente, ci si domanda "Cos'avrei fatto al suo posto? ", e allo stesso tempo ci identifichiamo a un personaggio, viviamo le sue esperienze in quei 50 minuti di episodio.
Secondo te perché i fan sono così "dipendenti" da Game of Thrones?
Tutti ne parlano, tutti la conoscono, perciò dobbiamo sapere di che si tratta: a questo si aggiunge ancora una volta l'identificazione con i personaggi, a cui ci sentiamo più o meno vicini, affibbiando delle etichette in base a degli schemi comportamentali che siamo abituati a riconoscere sin da piccoli e che identificano dei ruoli. Questi ovviamente possono cambiare in continuazione: possiamo pensare"non mi piace Jaime Lannister", e poi rivalutare la sua "etichetta". Questo è dovuto alla capacità di Game of Thrones di dosare con il "conta-gocce" la progressione dei personaggi, per farci affermare, alla fine "è valsa la pena attendere"
Quindi, in conclusione, l'impatto psicologico sui telespettatori è reale e rintracciabile?
La risposta è certamente si! Ogni serie televisiva trasmette in modo ricorrente una grande quantità di emozioni: sin dall'inizio, comprendiamo se una saga può appassionarci o meno, e se Game of Thrones è arrivata a un successo simile, il perché è chiaro. Proviamo sensazioni contrastanti, e il "sali e scendi" tra tristezza, rabbia e inquietudine continua a farci riflettere anche dopo la fine dell'episodio. Se una serie fantasy arriva a sembrarci credibile, è valsa davvero la pena di guardarla.
Video, Game of Thrones 4: Episodio 3
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