Fenomeni aggressivi: la psicologia sociale ci aiuta a capirne le …

di Martina Maggio

Atti di violenza, apparentemente senza spiegazioni, sono all’ ordine del giorno. La stampa è piena di articoli riguardanti la cronaca nera, violenze in famiglia, atti di bullismo. L’aggressività è parte del nostro quotidiano.Fenomeni aggressivi: la psicologia sociale ci aiuta a capirne le origini
Perchè un uomo può picchiare la propria moglie? E’ L’ormai diffuso esempio delle violenze domestiche, che spesso non vengono denunciate. Ma queste aggressioni possono essere arginate? La psicologia sociale può aiutare a capire almeno in parte questi fenomeni che appaiono oscuri e privi di significato.

Albert Bandura è stato un sociologo americano, uno dei primi ad interessarsi all’ origine dei fenomeni aggressivi ed in particolare dedicatosi allo studio della teoria sull’ apprendimento sociale.
Questi studi possono aiutarci a capire, anche se solo in parte, il perché di certi atti violenti compiuti da individui nell’ età adulta.
Per far comprendere e sostenere fino in fondo la sua tesi di un apprendimento violento, Bandura ha condotto un esperimento riguardante bambini in età prescolare. In una stanza un bambino è impegnato in una tranquilla attività di gioco in compagnia di altri coetanei, mentre nella stanza attigua un altro coetaneo gioca insieme ad un adulto. In questa seconda stanza l’ adulto si alza e comincia a picchiare con un martello di gomma un pupazzo, aggiungendo all’ atto fisico anche violenze verbali.
Una volta conclusa la prima parte dell’esperimento, i bambini di entrambe le stanze vengono condotti in un’ altra stanza con svariati giocattoli ideati per il gioco violento e quello non violento, tra cui vi sono lo stesso pupazzo e il martello di gomma.
I bambini testimoni del comportamento aggressivo dell’ adulto spesso abbandonavano ogni inibizione e preferivano riproporre gli stessi gesti e le stesse parole che avevano imparato dall’ adulto.
Questo esperimento, condotto in un ambiente di laboratorio, è servito a dare un incremento agli studi sul bambino all’ interno del nucleo familiare non solamente riguardo alla violenza dei genitori -infatti è più probabile che un bambino maltrattato reagisca in età adulta con la violenza- ma anche riguardo all’ assenza della figura paterna e/o materna.
Uno studio condotto nel 2000 da D.Lykken ha calcolato che i bambini americani allevati senza padre hanno una probabilità sette volte maggiore di venire maltrattati, di abbandonare la scuola, di commettere crimini violenti.
E ciò accade perchè vi è stata la totale assenza di un modello comportamentale e di un appoggio affettivo genitoriale, che dovrebbe essere fornire un punto di riferimento per un ragazzo in crescita e pronto ad essere accolto nella società come “nuovo” adulto.
Vi sono molti altri modi con cui un individuo può apprendere la violenza, ad esempio entrando a contatto con l’ambiente sociale al di fuori del nucleo familiare.
Ciò dimostra che le motivazioni interne ad un atto violento sono largamente influenzate soprattutto dall’ambiente in cui l’ individuo ha passato i primi anni della propria vita.
Questo non vuole certo giustificare l’ attivazione di schemi violenti, ma far riflettere sull’ importanza che l’ educazione alla non- violenza può avere all’ interno del nucleo familiare ed in ambiente scolastico.
La violenza è legata ad altre situazioni emotive, quali la frustrazione, l’ abbandono o può essere indotta dalle compagnie di coetanei – da qui il comportamento di “branco”, la perdita della coscienza personale a favore di un pensiero di gruppo (groupthink).
Ma può essere evitato tutto ciò? Crescere il ragazzo in un ambiente libero da ogni tipo di stimolo negativo potrebbe aiutarlo a non apprendere l’ aggressività?
L’ aggressività è un fenomeno sociale, ma anche e soprattutto istintuale e utilizzata in passato a scopo adattivo -una strategia per acquisire risorse, difendersi dagli attacchi, per intimidire maschi rivali nella conquista di un territorio o di una femmina.
La risposta è dunque no: l’ aggressività non può essere totalmente eliminata perchè insita alle caratteristiche umane.
Ed è anche scientificamente provato che sprimere ostilità verso un oggetto o scaricare la tensione aggressiva tramite un attività sportiva invece che ridurre l’ aggressività, la fomenta sempre di più. Come Fenomeni aggressivi: la psicologia sociale ci aiuta a capirne le originisostiene lo stesso Darwin, “colui che da libero sfogo a gesti violenti, non farà che incrementare la propria rabbia”.
Se è vero che il comportamento aggressivo è appreso, può anche essere controllato.
I bambini si rivelano meno aggressivi quando chi li segue ignora il loro comportamento violento, mentre ad esempio la minaccia di una punizione può risultare meno efficace.
E’ necessario prevenire le aggressioni tramite strategie non aggressive che aiutino a risolvere i conflitti, modellando e ricompensando sensibilità e cooperazione dei bambini fin dalla nascita.
Seguire l’ adolescente nella crescita e tenerlo lontano da modelli comportamentali dannosi nella costituzione di una sua personale socialità può limitare una sua futura propensione alla violenza.

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