Femminilità: un viaggio che inizia da piccole

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      Mondadori Press

    Donne si diventa e non si nasce. Espressione provocatoria? Niente affatto! Non è così scontato essere femminili nel senso pieno del termine. La femminilità è un percorso graduale che si raggiunge a poco a poco. E’ un viaggio che inizia da piccole.

    Secondo il senso comune si diventa donne in seguito alle fasi ormonali della vita della donna (menarca, gravidanza, menopausa), persino un famoso quadro di Klimt “Le 3 età della donna” suggella questa teoria, a causa di un errore interpretativo che ha poco a che vedere con l’arte del grande pittore austriaco vissuto a cavallo tra l’800 e il ‘900.

    Qualcuno dice che si diventa veramente donne quando si ha il primo rapporto sessuale o quando si diventa madri. Se qualcosa di vero è contenuto in questi luoghi comuni, noi vorremmo andare oltre, evitando di occuparci della fisiologia della donna. Vorremmo impostare invece il discorso in senso psicologico ed esistenziale. Secondo il Professore Roberto Pani, docente di Psicologia Clinica e di Psicopatologia dello Sviluppo all’Università di Bologna, “la femminilità rappresenta uno stato e una speciale sensibilità che la donna acquisisce tenendo conto dei propri desideri verso la propria vita, che costituiscono la propria identità”.

    Spieghiamo meglio: vestirsi con un proprio stile, muoversi con grazia, acconciarsi i capelli e altre azioni che riguardano la sfera estetica della vita femminile sono azioni rituali che la donna comunica sia a se stessa che agli altri. “Quando una donna compie quei gesti tipici femminili (camminare con portamento, truccarsi, sistemarsi i capelli ecc) esprime comunicazione – prosegue Pani – il punto è che questa comunicazione è rivolta non solo all’esterno, ma anche a se stessa, in particolare a quegli interlocutori interni che sono “dentro” la mente della donna”. Concetto apparentemente ardito ma ben comprensibile se si pensa alla madre come uno degli interlocutori interni della donna. Alla nascita, la bambina (così come il bambino) ha un rapporto simbiotico con la madre, ma verso i 3 anni comincia gradualmente una differenziazione di sesso: la bambina stabilisce un altro tipo di rapporto con la madre che non riguarda più solo le cure materna, ma si indirizza verso l’identificazione con essa.

    Da quel momento in poi nei vari momenti evolutivi della bambina e poi ragazza questo rapporto evolverà sempre più. Si può quindi dire che la prima relazione con la madre influenzerà la femminilità della futura donna.

    Il primo esempio di femminilità è la madre ed è proprio dalla madre la bambina-ragazza coglierà un particolare modo femminile di porsi verso il mondo, che riguarda la seduzione, la sensibilità nell’ascolto, la valorizzazione del proprio corpo, che mai dovrebbe essere volgare ma ricco di stimoli tanto dolci quanto attraenti.

    Identificazione e imitazione della madre non sono azioni deterministiche, in senso causa-effetto: se si ha avuto una madre iperfemminile non è detto da figlia lo si sia altrettanto. Spesso per reazione la figlia può rifiutarsi di seguire l’esempio materno, soprattutto se questo è stato di stampo competitivo, invadente e prevaricatorio.

    Ecco che vediamo ragazze che non sono femminili, ‘vestono da maschiaccio’, senza valorizzare se stesse poiché “è come se non si vedessero come donne, non si volessero rispecchiare nella loro femminilità, proprio perché hanno avuto una madre che gliel’ha imposta seguendo l’etichetta” – continua Pani.

    “Non dimentichiamo che la femminilità inoltre spaventa qualche donna, a causa della responsabilità di essere protagoniste della propria vita. Il piacere della femminilità procura soggezione e spesso inibizione”.  

    Viceversa una madre poco femminile può indurre una ragazza a ricalcare il modello non convenzionale della madre, o al contrario coltivare la propria femminilità fino all’eccesso. In psicologia niente è lineare, programmato e deterministico, anzi. Ci sono tanti fattori che influiscono nello sviluppo della femminilità e conseguentemente della consapevolezza di essere donne.

    Le bambine – ragazze che hanno per madri donne che lanciano messaggi utili alla costruzione personale della propria femminilità – o meglio identità femminile – sono senz’altro le più fortunate.

    Non vorremmo ridurre la questione a un discorso prettamente estetico: femminile non vuol dire vestirsi bene, come si potrebbe fuorviare con semplificazione, ma è comunicazione di messaggi verso noi stesse, l’impressione che abbiamo di noi e che siamo quindi di esprimere nei rapporti sociali.

    La femminilità è fatta di tocchi leggeri di abbellimento, di stile e di personalità, grazia, dolcezza, cura, capacità di mettersi nei panni degli altri, ed è per questo tutti (uomini e donne) siamo affascinati dalla femminilità. Il fascino consiste nel fatto che la femminilità non è imitabile, non è fatta di cose formali, ma di pura interiorità. E’ un sentirsi femminile.

    “Il fascino che genera la femminilità è incomprensibile dal punto di vista logico-cognitivo: non sappiamo decodificare come mai siamo affascinati da certe donne che si esprimono con una voce sensuale, emanano una luce particolare, sanno ascoltare gli altri con attenzione, guardano con dolcezza ecc. Direi che la femminilità è tutto il contrario dei diktat imposti dalla moda, anche se ci sono indubbiamente donne che esprimono la femminilità secondo i canoni delle varie epoche storiche.

    La femminilità è a cavallo tra trasgressione e classicità: da un lato ci atteniamo a qualcosa di femminile in senso classico ma dall’altro percepiamo che c’è una continua personalizzazione dello stile, che quindi rappresenta una forma leggera di trasgressione dei canoni.

    Concorre alla costruzione dell’identità femminile anche l’esperienza e la frequentazione dell’altro sesso, che rappresenta un continuo arsenale di stimoli verso la consapevolezza di se stesse. Non solo, ma anche parlare delle proprie esperienze sentimentali con le amiche

    La femminilità è una continua interpretazione della propria interiorità che contribuisce alla formazione della propria identità femminile. Ecco perché la ragazza acquisisce fascino, a mano a mano che cresce e...si diventa veramente donne a 40 anni! - conclude Roberto Pani.

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