Fabrizio Petri – ‘Karma aperto’

Fabrizio Petri, 'Karma aperto', ed. Moretti e Vitali, pp. 186, euro 16

Un percorso tra Oriente e Occidente in un dialogo tra due culture che, attraverso l'incontro di numerose personalità, invita a riflettere su quanto le reciproche influenze tra questi due mondi abbiano contribuito a delineare alcune caratteristiche delle società odierne. Si basa su questa analisi il libro di Fabrizio Petri, ministro plenipotenziario, attualmente in servizio al ministero degli Affari esteri e in passato ambasciatore a New Delhi e a Parigi, appassionato delle tradizioni religiose, del pensiero filosofico indiano e del Mahatma Ghandi. Petri ha anche studiato la psicologia del profondo e, in particolare, della sua branca di matrice junghiana della psicologia analitica, inoltre ha approfondito il rapporto tra la Beat Generation e la filosofia indiana. Nel libro l'autore riflette proprio su questi due ultimi aspetti, spiegando come le tradizioni filosofiche e le scuole del pensiero indiane hanno contribuito a far maturare quella branca delle psicologia che è conosciuta come psicologia del profondo.

I poeti della Beat Generation e soprattutto a Allen Ginsberg - secondo l'autore - hanno avuto il merito se a partire dagli anni Sessanta si sono sviluppate interazioni con l'Oriente che hanno portato i suoi frutti nella società americana e poi in tutto l'Occidente. Proprio i poeti Beat, secondo Petri, hanno contribuito ad influenzare un'intera generazione attraverso lo spirito orientale e la non violenza. E il Mahatma Ghandi ha sempre ricordato il debito verso molti pensatori occidentali ma in particolare verso il poeta romantico inglese Percy Bysshe Shelly, amato anche da Ginsberg e dagli altri poeti della Beat Generation. L«autore ricorda che Gregory Corso, forse il più grande poeta beat, è sepolto nel cimitero acattolico di Roma accanto a Shelly e sulla tomba l'epitaffio: Spirito/è vita/scorre attraverso/la morte di me/incessantemente/come un fiume/non pauroso/di divenire. »Quella vena spirituale e quasi mistica che sapevo essere una delle caratteristiche più speciali degli esponenti della Beat Generation, vena che li aveva avvicinato all'Oriente e alle sue dottrine, mi sembrava in quelle righe più viva che mai«. Non solo, proprio l'epitaffio ha fatto risuonare in Petri altre corde: »Vi percepivo - scrive - il disegnarsi di un decorso e di una dinamica non scevri di sottigliezze psicologiche. mi sembrava, in altri termini, che le righe di Corso in qualche maniera invitassero anche a una lettura legata alla psicodinamica junghiana«. D'altra parte fu Jung, dopo una rottura con Freud, ad avvicinarsi alle culture orientali e soprattutto quella indiana.

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