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ELEMENTO PALLADIUM: la psicologia al servizio dello sport, o viceversa?

pubblicato da: Trentoblog in evidenza,Palladium

Abbiamo intervistato la psicologa sportiva Paola Bertotti, dal momento che molti si domandano che legame possa avere la psicologia con lo sport e l’attività fisica.

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Quella che viene definita psicologia dello sport o psicologia sportiva è un specifico settore della psicologia che ci aiuta ad andare oltre gli aspetti fisico e tecnico dello sport e ci permette di esplorare la prospettiva psicologica, sociale ed educativa dell’attività motoria. Il compito che lo psicologo svolge in ambito sportivo non è di tipo clinico, ovvero non si tratta di una psicoterapia, ma piuttosto di un lavoro sull’ottimizzazione delle potenzialità e delle risorse dell’individuo. L’idea non è quella di trasformare giovani atleti in talenti, ma quella di sfruttare al meglio ciò che è già nell’individuo, ciò che ancora non è emerso, in una parola…il potenziale. In senso più ristretto, l’obiettivo è quello integrare la preparazione fisica e tecnica con una preparazione di tipo mentale, allo scopo di migliorare la prestazione dell’atleta.

Per fare ciò si passa attraverso varie declinazioni della psicologia dello sport: in base all’età, in base al livello dell’atleta o della squadra con cui si ha a che fare, in base al tipo di sport.

Uno psicologo sportivo può lavorare con atleti singoli con un percorso di mental training, tramite il quale si va ad agire sulle abilità mentali che sono implicate nello sport di quell’atleta (attenzione e concentrazione, gestione delle emozioni quali ansia e stress, il dialogo interno e il pensiero positivo…). I ragazzi del Team Despar hanno a disposizione questo servizio. Ma si lavora anche con le squadre per migliorare la coesione, la comunicazione, la creazione di un obiettivo comune e tutto ciò che può portare ad una miglior performance.

Ultimo, ma non meno importante è il lavoro con lo staff tecnico e i genitori, i quali sono parte integrante della vita dello sportivo, soprattutto se si ha a che fare con giovani leve. Si tratta di incontri formativi per gli allenatori e i dirigenti su tematiche inerenti gli aspetti psicologici, sociali ed educativi dell’attività motoria, quali, ad esempio, la comunicazione, la motivazione, la leadership. Mentre per i genitori si prevedono incontri informativi utili a favorire in loro una partecipazione attiva alla vita sportiva del figlio e una miglior gestione della stessa.

Ma la psicologia dello sport non è solo questo. L’altro lato della medaglia è quello che prende in considerazione il valore educativo e formativo che l’attività motoria può avere.

Infatti, essa può essere utilizzata dallo psicologo, in ambito educativo/scolastico, come strumento formativo, utile per apprendere quelle “abilità per la vita” (Life Skills) che possono essere poi trasferite nel quotidiano. Attraverso esercizi ludico-sportivi si spinge il bambino a ricercare e potenziare quelle abilità che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono “capacità che ci permettono di acquisire un comportamento versatile e positivo, grazie al quale possiamo affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana.”

La psicologia dello sport, quindi, non si esaurisce nel motivare l’atleta e aiutarlo a migliorare, ma si tratta di considerare la persona (non necessariamente atleta) nella sua totalità, lavorando sui tre livelli: mentale, comportamentale ed emotivo, con l’obiettivo di raggiungere uno stato di benessere e di salute.

 

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Pubblicato il 31 marzo, 2015 @ 12:18 pm.

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