Ecco perchè "Someone like you" di Adele ci fa piangere

Ecco perchè

Adele ha vinto 6 Grammy grazie alla canzone Rolling in the deep e all’album 21, detentore del primo posto nelle classifiche di tutto il mondo. Ma c’è un’altra canzone che ha fatto breccia nel cuore dei fan e degli intenditori di musica a livello internazionale ed è Someone like you, brano incredibile soprattutto per la particolare capacità di provocare lacrime e brividi al primo ascolto. E’ stato inevitabile interrogarsi sul “magico” potere delle sue note e scoprire un mondo ben più vasto al suo interno, un mondo in cui la musica e la psicologia sono unite da una conclamata sinergia. Sebbene infatti l’ascolto sia affidato a reazioni individuali, alcuni ricercatori hanno individuato dei passaggi musicali che riescono a provocare forti emozioni, combinati soprattutto con voci particolarmente potenti che lanciano dei segnali precisi al nostro cervello.

Appoggiatura superiore sul Mi

La ricerca in verità risale a quasi 20 anni fa, quando lo psicologo inglese John Sloboda fece identificare ad un gruppo di amanti della musica degli stacchi, all’interno dei brani presi in esame, che gli provocassero delle reazioni fisiche, come lacrime o pelle d’oca. Questi ultimi ne identificarono 20 e guarda caso 18 su 20 contenevano un espediente musicale conosciuto come “appoggiatura”. L’appoggiatura è un tipo di nota “ornamentale” che si scontra con la melodia quanto basta per creare un suono dissonante. ”Ciò genera una tensione in chi ascolta“, ha detto Martin Guhn, psicologo presso la University of British Columbia, “Quando le note tornano alla melodia precedente, la tensione si risolve e rilascia una sensazione di benessere“. L’appoggiatura di solito non ha niente a che vedere con l’armonia della nota successiva, per cui oltre alla sua funzione di “abbellimento” assume anche una funzione di arricchimento armonico. L’origine è antica e risale alle forme ornamentali dei canti gregoriani dell’XI secolo.

Someone like you di Adele

I brividi spesso attraversano il corpo degli ascoltatori in questi momenti di risoluzione e quando si verificano diverse appoggiature in successione nella stessa melodia, si genera automaticamente un ciclo di tensione e di rilascio. Questo provoca una reazione ancora più forte, che porta all’esternazione dell’emozione con il pianto. Per imparare ancor meglio la formula musicale definita “strappa-lacrime”, pochi anni fa il Dr Guhn e il suo collega Marcel Zentner individuarono alcuni estratti musicali, ad esempio quelli presi da “Trio for Piano” di Mendelssohn e “Adagio for Strings” di Barbers, capaci di produrre i brividi al primo ascolto e dosare reazioni psicologiche come la frequenza cardiaca, la sudorazione e la pelle d’oca.

Adagio for Strings di Barbers

Trio for Piano di Mendelssohn

“Someone Like You”, che Adele ha scritto con Dan Wilson, in questo particolare ambito è un esempio da manuale. ”La canzone inizia con uno schema morbido e ripetitivo“, ha affermato il dottor Guhn, mentre Adele mantiene le note all’interno di una gamma di frequenza stretta. Il testo è nostalgico e fomenta ancor di più questa tensione: “I heard that you’re settled down, that you found a girl and you’re married now” ovvero ”Ho sentito che ti sei sistemato, che hai trovato una ragazza e che ora ti sei sposato”. Quando entra il coro, la voce di Adele salta su di un’ottava e modula le note con volume crescente. L’armonia si sposta e le parole diventano ancor più drammatiche: “Sometimes it lasts in love, but sometimes it hurts instead” ovvero ”A volte l’amore dura, ma a volte invece fa male”. A questo punto viene naturale chiedersi per quale strana forma di sadismo “Someone Like You” è così popolare sebbene produca tale profonda tristezza in chi ascolta? Semplice. L’anno scorso Robert Zatorre, a seguito di approfonditi studi con un team di neuroscienziati della McGill University, ha riferito che la musica emotivamente intensa rilascia la dopamina nei centri del piacere del cervello, con effetti similari a quelli del buon cibo, del sesso e della droga. E ciò avviene indipendentemente dalla tipologia di musica che ascoltiamo, allegra o triste che sia.

La musica è un meraviglioso stupefacente, a non prenderla troppo sul serio”, diceva Henry Miller e oggi quanto ieri questa citazione sembra essere decisamente appropriata. 

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