E’ un liceo da buttare?

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E' un liceo da buttare?

I licei socio-psico-pedagocici nascono dalle ceneri delle Magistrali

Il dibattito sul sociopsicopedagogico. I presidi: «Ottimi risultati studiando qui»

Giusto in tempo di iscrizioni è arrivata la «demolizione» del liceo socio-psico-pedagogico da parte del professor Luca Ricolfi. Rispondendo all’amara lettera alla «Stampa» di un diplomato che oggi fa il panettiere, Ricolfi ha parlato dal suo osservatorio privilegiato, la cattedra di Analisi dei dati, facoltà di Psicologia (tra le preferite dagli ex studenti del socio-psico): alla fine di un esame mediocre, il docente scopre di solito che il candidato caduto su semplici formule matematiche (in un italiano così così) è un prodotto di quella scuola dal nome impronunciabile. Scuola nata sulle ceneri delle Magistrali e, con la riforma Gelmini, trasformata in liceo delle Scienze Umane.

Quasi scontato che le scuole ribattano a Ricolfi in difesa. Ma lo fanno guardando all’insieme delle condizioni di quello specifico corso ieri e oggi. «Il socio-psico-pedagogico aveva più ore settimanali rispetto all’attuale liceo delle scienze umane - spiega Paola Gasco, preside del Liceo Berti, 9 classi prime di scienze umane e 4 di linguistico -, ma era meno “finalizzato”, le discipline vivevano in maniera un po’ indipendente le une dalle altre, era frammentato. Ora, il liceo delle scienze umane ha 27 ore nel biennio, contro le 34 di prima, ma più rigore scientifico. È un vero liceo». Nonostante i «limiti» percepiti anche dall’interno, «chi ha studiato con profitto nel socio-psico-pedagogico ha ottenuto ottimi risultati all’Università - prosegue la preside Gasco -. In questi giorni sono venuti alcuni ex allievi a fare gli auguri ai loro professori e come molti altri studenti che abbiamo monitorato in uscita, hanno avuto successo a Scienze della Formazione, Psicologia, in professioni sanitarie come logopedia e in tutte quelle in cui c’è attenzione alla cura della persona a livello psicologico e non solo. Per gli studenti con buoni voti, gli esiti dei test di selezione all’Università mi risultano buoni».

Maria Torelli, già dirigente dello scientifico Darwin e oggi al Liceo Regina Margherita (11 classi prime di scienze umane e 3 di linguistico), parte dalla sua esperienza. «Sento di dover sottolineare due aspetti: il liceo delle scienze umane post riforma è uguale agli altri licei come impianto e numero di ore. I licei oggi si differenziano l’uno dall’altro per l’approfondimento di alcune discipline. Rispetto al classico, che ha un po’ di latino in più e greco, da noi ci sono le scienze umane, al linguistico le lingue. Il problema vero è che alle superiori la selezione avviene in ingresso». Al classico e allo scientifico si iscrivono ancora prevalentemente i figli degli avvocati e dei medici, di insegnanti e professionisti vari. «Come accadeva prima, anche dopo la riforma, resiste la divisione. Noi abbiamo in generale i figli di un ceto - prosegue Maria Torelli - un po’ diverso da quello che frequenta il classico. A casa, una parte almeno dei nostri ragazzi non sente parlare un italiano perfetto, non ha occasione di andare a teatro, non riesce a fare esperienze all’estero». E così si perpetua la differenza.

«I nostri docenti, però, applicano veramente la pedagogia che insegnano, assistono gli allievi, li prendono in carico, li controllano: non sono docenti di serie B, anzi». Ancora: «Grazie a questa scuola, dai feedback che abbiamo, molti allievi hanno una grande chance. Altri, non sostenuti, anche economicamente, abbandonano. All’Università non ce la fanno. Ma qualcosa hanno avuto». Una battuta, la preside Torelli, se la lascia scappare: «Magari qualcuno farà il panettiere, ma parlando italiano. I risultati finali del socio-psico-pedagogico - al liceo delle scienze sociali non si è ancora potuto diplomare nessuno - sono la somma di più fattori: ciò che si è fatto a scuola e quel che si ha a casa». La preside Gasco ribadisce: «Ora siamo nel dopo riforma, il nuovo liceo delle scienze umane va recepito come liceo a tutti gli effetti. Certo, va incontro ai gusti di chi preferisce le discipline umanistiche alla matematica».

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