Dipendenza digitale, nasce il corso di cyberpsicologia

cyberpsicologia

E’ da circa vent’anni che cellulari ed internet hanno fatto breccia nelle nostre esistenze, ospiti ingombranti che non se ne andranno mai più. Mentre la generazione precedente ha avuto modo di assimilare gradualmente la rivoluzione digitale, metabolizzando le innovazioni anno dopo anno, i bambini e gli adolescenti di oggi si trovano ad affrontare il complesso e massiccio universo fatto di smartphone, tablet e pc tutto d’un colpo.
E l’approccio si sta rivelando tutt’altro che incruento, come testimoniano le numerose patologie e dipendenze rilevate dagli psicologi dell’infanzia, che si trovano a fronteggiare un fenomeno tutto nuovo con strumenti talvolta datati ed inadeguati.
Per correre ai ripari, parte oggi all’università Lumsa di Roma il primo corso italiano di Cyberpsicologia, fortemente voluto e promosso dallo psichiatra Tonino Cantelmi, docente di psicologia dello sviluppo.
Il professore ha dichiarato ad Adnkronos Salute che è in arrivo la generazione dei “mobile born”, composta da bambini ed adolescenti iperconnessi “che fin da piccolissimi, smanettando sul seggiolone, prendono dimestichezza con tablet e telefonini e sviluppano il cervello in modo del tutto peculiare, come mostrano anche gli ultimi studi di imaging cerebrale. Si tratta di una vera e propria mutazione antropologica”.
Per loro è necessario un altro tipo di psicologia, essendo impensabile “ancora oggi studiare lo sviluppo del bambino, ma anche la sua salute e le patologie mentali, con categorie sorpassate, adatte alla realtà di cento anni fa”.
Si prevede che il corso formerà i primi 100 cyberpsicologi, che avranno un bel daffare nello sbrogliare l’intricata matassa presente nella mente della moltitudine di futuri adulti che, a dirla come il prof. Cantelmi, viaggiano verso una colossale dipendenza dalla connessione.
Senza di essa, sostiene il docente, “molti di noi non sanno già più trovare un ristorante, corteggiare una donna, conoscere un amico, capire i mali del mondo, informarsi o divertirsi. E chiudere una storia d’amore”. Aggiungendo anche che “la dipendenza da Internet sta diventando anche un modo di vivere, dunque si colloca tra patologia e futura normalità”.
Un futuro a tinte fosche, quindi, per i “mobile born”, o almeno per quelli le cui famiglie non provvedono a posizionare filtri che li schermino dall’invasività del mondo digitale.

 

 

 

 

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