Dalla Consulenza Psicoforense al Trattamento degli Offenders


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Ieri, 17 novembre, si è tenuto presso Villa Romanazzi Carducci, il convegno sulla consulenza psicoforense e sui possibili trattamenti attuabili sugli offenders, organizzato dall’Ordine degli Psicologi della Regione Puglia

Si è tenuto, ieri, 17 novembre, il convegno organizzato dall’Ordine degli Psicologi della Regione Puglia, in collaborazione con la Dott.ssa Emanuela Soleti, assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Bari, intitolatoDalla consulenza psicoforense al trattamento degli offenders: questioni di metodo”.

evento-1200x1191L’importanza di questo incontro, aperto sia ad avvocati e giuristi che a psicologi e studenti di psicologia, è evidenziata dalla grande importanza e diffusione che l’ambito psicoforense sta avendo in Italia, ed in particolare in Puglia, grazie sopratutto alla collaborazione e l’impegno di docenti come Antonietta Curci (associato di Psicologia Generale dell’ Università degli Studi di Bari) che, da anni, coordina il Master di II livello in Psicologia Giuridica a Bari, che si propone di formare professionisti in grado di operare nei vari settori della psicologia giuridica.

Durante il convegno, tenutosi dalle 8.30 alle 18.20 a Villa Romanazzi Carducci, sono intervenuti esponenti di spicco in ambito psicologico, medico e giuridico, come il Dott. Antonio Di Gioia, Presidente Ordine Psicologi Puglia, l’Avvocato Giovanni Stefanì, Presidente dell’ Ordine Avvocati Bari, che ha effettuato un intervento di apertura circa il “ruolo sociale dell’avvocato, diverso, ma complementare, al ruolo sociale e civile dello psicologo nella società”, e che ha chiarito il ruolo dello psicologo forense che ”non è un medico legale, un avvocato, un magistrato, né un operatore di giustizia, ma è un esperto che collabora con tutti i ruoli appena citati”.

Altri ospiti importanti, che hanno discusso in mattinata sono stati la Dott.ssa Angela Maria Quaquero, Presidente Ordine Psicologi della Sardegna, Coordinatrice Commissione Deontologica e Osservatorio Permanente del Codice Deontologico, che ha parlato dell’importanza, per uno psicologo forense, di possedere responsabilità, consapevolezza e professionalità, e ha intersecato le tre parole con due livelli fondamentali quali l’aspetto etico e quello metodologico; l’Avvocato Massimiliano Arena, Foro di Foggia, che ha spiegato come verificare l’efficacia di una perizia fatta da uno psicologo giuridico, dicendo che ”una perizia deve rispondere in modo efficace: alla rispondenza ai quesiti, al metodo utilizzato, che deve essere consono rispetto al caso che si sta affrontando, e agli strumenti presi in esame.” Per concludere, moderato dall’Avvocato Katia Di Cagno, e il Dott.re Ignazio Grattagliano, Psicologo Psicoterapeuta e Specialista in Criminologia Clinica Ricercatore e Docente di Criminologia Clinica e Psicopatologia Forense presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bari.

Uno degli ospiti cardine dell’evento è stato il Prof. Avv. Guglielmo Gulotta, già ordinario di Psicologia Giuridica, Università di Torino, conosciuto per il suo contributo scientifico principale di aver ridato slancio, alla fine degli anni settanta del secolo scorso, all’antica tradizione italiana nel campo della psicologia giuridica. Ospite spesso a programmi di rilievo come Porta a Porta, il Dott. Gulotta è stato uno dei primi ad  interessarsi dei possibili collegamenti tra diritto e psicologia e con il passare del tempo ha sviluppato una metodologia di lavoro che ha reso evidente sia la sovrapposizione tra queste due aree del comportamento umano sia i limiti e i rischi di un’applicazione diretta ed ingenua della psicologia al mondo giuridico.

La psicologia giuridica è in continua evoluzione, poiché i giuristi hanno maggior necessità di essere affiancati da esperti nel settore psicoforense, quali psicologi giuridici, che sappiano come svolgere una perizia che dia tutte le informazioni tecniche nei confronti del caso in questione, in modo accurato e utilizzando metodologie idonee e fornendo risposte scientificamente orientate (come esplicato dal Prof. Roberto Catanesi, ordinario di Psicopatologia Forense, Università degli Studi di Bari, durante il congresso). Il Professor Catanesi ha anche distinto, più volte, il ruolo dello psicologo clinico da quello dello psicologo forense sottolineando l’importanza ”di saper separare l’obiettività dalla valutazione, dall’interpretazione che di solito viene chiesta ad uno psicologo clinico.”

Le tematiche affrontate sono state: l’importanza della collaborazione tra avvocati e psicologi, che non a caso frequenterebbero lo stesso Master, data dall’assunto che un avvocato non possiede strumenti idonei per poter affrontare problemi psichici, individui con disagi, presunti abusi sessuali (su minori e non), a differenza dello psicologo forense che, invece, aiuterebbe il giurista nello svolgimento del caso con l’utilizzo di tecniche basate su prove di efficacia (chiamate anche Evidence Based), e il modo in cui queste perizie devono essere fatte dagli psicologi forensi, per evitare bias ed errori che intaccherebbero non solo con lo svolgimento del caso ma anche con la vita degli individui sottoposti a perizie e imputazioni. Il solo modo per evitare questi errori è quello di documentarsi, informarsi e formarsi con una scuola di specializzazione accurata, come quella della Prof.ssa Curci, che dà vigore ed importanza all’Università degli Studi di Bari, poichè unica insieme a quella di Torino specializzata sempre in psicologia giuridica.

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