Dal disagio psicologico all’esordio psicotico: l’importanza del “tempo”

nella foto:
Il prof. Marco Lombardo Radice, rivoluzionario psichiatra e scrittore, prematuramente scomparso nel 1989, oggi fonte di ispirazione per i suoi successori che operano in Via dei Sabelli
28 gennaio 2013

Presso il Reparto Degenze Psichiatriche per Adolescenti dellUmberto I opera uneccellenza della sanit pubblica, unquipe multidisciplinare, integrata con la famiglia e il territorio, che si dedica al trattamento degli esordi psicotici

di Roberta Manfredini

L’armonico sviluppo psico-fisico permette, al bambino e all’adolescente, di diventare un adulto pienamente integrato nel suo ambiente culturale e sociale.
Essere genitore perfetto è un mestiere abbastanza difficile, soprattutto in una società come la nostra che va troppo veloce per i ritmi umani.  Quando lo sviluppo psicologico è ostacolato da gravi problemi affettivi e il giovane vive un momento critico e vulnerabile della personalità, si possono venire a creare situazioni che richiedono un ricovero ospedaliero, in reparti dedicati come il Reparto di Degenze Psichiatriche per Adolescenti, che opera all’interno della Neuropsichiatria Infantile dell’Umberto I, diretta dal Prof. Vincenzo Leuzzi.
Le principali condizioni di disagio psicologico/esordio psicotico, che spesso richiedono il ricovero, possono essere disturbi bipolari e disturbi schizofrenici, gravi depressioni, espresse anche con tentativi di suicidio, gravi disturbi del comportamento, disturbi da tossicodipendenze in fase di acuzie e di intossicazione, disturbi alimentari (anoressia nervosa) non trattabili o con accertato rischio di vita, gravi condizioni psicosomatiche, condizioni invalidanti di disturbo ossessivo compulsivo o di fobia complessa.


Abbiamo incontrato il prof. Ignazio Ardizzone, Neuropsichiatria Infantile e Psicoterapeuta presso il Reparto di Degenze Psichiatriche per Adolescenti dell’Umberto I, che ha fatto parte del gruppo di lavoro che nel 2009 ha redatto il «Rapporto Strategico per gli Interventi Sanitari e la Gestione delle Emergenze Psichiatriche in Età Evolutiva nella Regione Lazio».

 Che tipo d’intervento viene attuato per gli esordi psicotici?

“Gli esordi psicotici e schizofrenici compaiono in tarda adolescenza e nel giovane adulto, anche  se ultimamente stiamo assistendo a un abbassamento veloce e drammatico dell’età di esordio di tutte le patologie psichiatriche. Per motivi diagnostici, di trattamento e di prevenzione, quindi, è fondamentale sottolineare che “l’esordio” è solo apparentemente improvviso. Nel nostro reparto l’intervento è integrato (psicoterapeutico, psicofarmacologico e riabilitativo) ed è rivolto a genitori e ragazzi in un’ottica preventiva del peggioramento, delle ricadute e della cronicizzazione. Il nostro campo, per fortuna, permette speranze che forse la psichiatria degli adulti non conosce. La psicoterapia effettuata nel reparto (che coinvolge paziente e familiari) segue un modello psicodinamico (tra psicologia del Sé e delle relazioni oggettuali) e  relazionale-sistemico.  Scopo fondamentale dell’approccio è la costruzione di un’alleanza terapeutica che consenta il mantenimento del progetto dell’équipe, che da subito si costruisce come terapeutico-riabilitativo. L’approccio psicofarmacologico, spesso necessario per riprendere la comunicazione tra il paziente e la realtà, è tagliato su ogni paziente e attentamente monitorato nei suoi effetti terapeutici e collaterali, data la delicatezza dell’età in cui stiamo lavorando.”

Da chi è formata l’équipe?

Neuropsichiatri infantili, psicologi, medici in formazione, infermieri, ausiliari, insegnanti, tutti uniti nel formare un’istituzione pensante e operativa, sottoposta con periodicità frequente a incontri di supervisione e condivisione del lavoro clinico quotidiano. Si tenga presente che il contatto con la malattia psichiatrica in soggetti così giovani ci coinvolge come professionisti, ma anche come genitori, figli e fratelli.”

Quali  sono le forme più frequenti di esordi psicotici che avete trattato? E come si accede al Servizio?

“Il reparto degenze psichiatriche per adolescenti segue circa 100 casi l’anno in ricovero ordinario (di cui il 35% fuori regione): esordi e prodromi schizofrenici, disturbi bipolari, disturbi di personalità gravi (borderline, schizoidi, schizotipici, antisociali), depressioni gravi, tentati sucidi, gravi forme di autolesionismo in ragazze e ragazzi dagli undici ai diciassette anni. Tutto  questo comporta rapporti stretti e frequenti con le istituzioni (scuola, tribunale dei minorenni) e con le strutture sanitarie e sociali del territorio. Al Reparto si accede attraverso ricoveri d’urgenza (DEA del nostro Policlinico e di altri  ospedali) o programmati (TSRMEE, servizi sociali, tribunale dei Minori). Alcuni casi entrano in progetti terapeutico-riabilitativi che si svolgeranno nel reparto di degenza e nel  diurno (nel 2012 abbiamo avuto più di 3.500 giornate di presenza con 300, fra ragazzi e ragazze che frequentano il nostro Servizio). La durata del ricovero è mediamente più lunga di quello di un ricovero “classico” e a lungo abbiamo dovuto combattere per evidenziare la nostra specificità e la necessità del “tempo” che serve per ridare il senso del presente e del futuro a percorsi di vita letteralmente “interrotti”. Per quanto riguarda la riabilitazione, essa svolge fin da subito un ruolo fondamentale nel nostro intervento, coinvolgendo, sulla base di una collaudata esperienza, infermieri, ausiliari e insegnanti. Il reparto diventa immediatamente il luogo della ricostruzione del rapporto con la realtà e con l’altro.

Come si gestisce la quotidianità dei giovani ricoverati?

“Si tratta fondamentalmente di una “contrattazione” sui ritmi e sulle regole, che deve contrastare i ritmi e le regole idiosincratiche che appartengono al mondo delirante e confuso dei nostri pazienti, e spesso delle loro famiglie. Come ho detto, bisogna ricostruire il rapporto con l’altro. Un “altro” che i nostri pazienti vivono con terrore: ne temono l’imprevedibilità, la scomparsa, la violenza, il giudizio ma, contemporaneamente, sentono di non poterne fare a meno. Come abbiamo avuto modo di scrivere: «per l’adolescente l’altro è contemporaneamente una passione e un’ossessione». La riabilitazione ha lo scopo di regolare le distanze, di trovare uno spazio di lavoro e di elaborazione con l’altro, che non sia ne troppo vicino, né troppo lontano. Forniamo spazi di gruppo: laboratori (cinema, teatro, cucina, poesia, pittura, fotografia) scuola e sport; e forniamo spazi individuali nel rapporto con l’infermiere, con l’insegnante, con gli ausiliari: son spazio in cui spesso il paziente riesce ad aprirsi di più che con il terapeuta o il suo medico di riferimento.

È per questo che prodotti concreti (il mercato) o artistici (pittura, poesia, teatro) assumono una valenza importante, riparatrice; rappresentano un’esperienza che avvicina all’altro con meno timore e maggiore possibilità di affidarsi. Queste esperienze rendono meno facile e desiderabile la chiusura nel mondo autistico, idiosincratico, delirante e alternativo dello schizofrenico. Questo è quello che facciamo, cercando, ogni giorno, con la nostra professionalità e umanità, di costruire quella “concretissima utopia” di cui parlava Marco Lombardo Radice, in un periodo in cui nessuno pensava a una struttura del genere. Questo reparto è per certi versi unica, ma che attualmente vanta -per fortuna!- una serie di imitazioni molto ben funzionanti nel campo della Neuropsichiatria Infantile Italiana.”

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