Cyberbullismo in adolescenza


Conoscere il fenomeno del cyberbullismo, aiuta a prevenirlo e contrastarlo, controllando la sua crescita esponenziale legata all’incremento dell’utilizzo delle nuove tecnologie. Le esperienze maturate in numerosi Paesi Europei messe a confronto aiutano la comprensione dei fenomeni di aggressione tra adolescenti, indicando linee importanti di intervento che coinvolgono il mondo della scuola. I ricercatori pongono un alert sulla demonizzazione dei rischi delle nuove tecnologie, a favore della necessità di un buon utilizzo di esse da parte degli adolescenti.

Sono queste alcune delle riflessioni che vengono presentate nell’ambito del convegno "Cyberbullismo in adolescenza" l’8 e il 9 febbraio. Ospitato presso il Dipartimento di Psicologia, il convegno nasce nell’ambito del progetto europeo ‘Cyberbullying in Adolescence: investigation and intervention in six European countries’ finanziato dal programma Daphne III.

Il progetto coordinato da Maria Luisa Genta, Antonella Brighi e Annalisa Guarini del Dipartimento di Psicologia dell’ateneo bolognese che riunisce infatti diversi partner da tutta Europa, costituisce anche la cornice nella quale l’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, grazie alla volontà del vice direttore generale Stefano Versari, ha realizzato un percorso formativo rivolto a docenti di scuola secondaria di I grado denominato "Educazione e relazioni" in tema di contrasto al disagio giovanile ed alla dispersione scolastica in collaborazione appunto con il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna.

Aperto a studiosi, insegnanti, educatori ma anche a genitori, il congresso permetterà di descrivere le caratteristiche di questo nuovo fenomeno di aggressione, indicando alcune possibili strategie di intervento e di prevenzione. In particolare, nella prima giornata saranno descritte alcune esperienze italiane mirate all’utilizzo di buone pratiche sul territorio. Il secondo giorno sarà invece dedicato al confronto tra ricerche e strategie di intervento in un panorama europeo.

L’attuale progetto è la prosecuzione di un primo studio analogamente finanziato dall’Unione europea, a partire dal 2007 e che ha già visto due anni fa la presentazione dei primi risultati.
In particolare il nuovo progetto ha l’obiettivo di studiare le caratteristiche e la diffusione del cyberbullismo in Europa (Italia - Emilia Romagna e Calabria - , Spagna, Inghilterra, Grecia, Germania e Polonia) tra adolescenti delle scuole secondarie di secondo grado, di pianificare interventi di prevenzione per il fenomeno e di disseminare i risultati ottenuti con la creazione di linee guida per l’Europa.

In ogni paese sono stati raccolti dati su circa 1000 adolescenti, con un comune questionario anonimo somministrato agli studenti: questo accorgimento metodologico potrà permettere il confronto tra dati delle diverse realtà europee interessate. Prezioso pertanto il contributo di dirigenti scolastici, insegnanti, studenti e genitori che hanno reso possibile l’attuazione e la partecipazione alla ricerca.

Il bullismo tradizionale è una forma di comportamento aggressivo basato su uno squilibrio di potere tra due o più persone e caratterizzato dalla ripetizione nel tempo. L’uso improprio delle nuove tecnologie per colpire intenzionalmente persone indifese è stato definito "cyberbullismo". Rispetto al bullismo tradizionale, la versione cyber è caratterizzata da un elevato numero di spettatori che molto spesso non conoscono la vittima, dalla possibilità per i bulli di agire nell’anonimato e da una modalità di aggressione che non prevede una relazione faccia a faccia.

Un solo episodio, divulgato a migliaia di spettatori, ad esempio attraverso YouTube, può arrecare un potenziale danno alla vittima anche senza la sua ripetizione nel tempo; il video o il post su un blog è sempre disponibile, può essere visto da migliaia di persone in tempi diversi. Inoltre, il mezzo elettronico non necessita di un potere mediato, per esempio, dalla forza fisica: anche una sola persona, nel chiuso della propria stanza e senza particolari doti fisiche, può compiere atti di cyberbullismo su un numero illimitato di vittime con poche operazioni telematiche.

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