Crolla il morale dei soldati Usa: l’ombra dei disagi psichici

New York. Il morale dei soldati Usa si sta abbassando a livelli preoccupanti, malgrado un programma “di psicologia positiva”, promosso dall’Esercito, che li coinvolge tutti e 770mila direttamente, obbligandoli a rispondere annualmente a un questionario che viene poi analizzato dagli psichiatri incaricati dal Pentagono. L’iniziativa e’ iniziata nel 2009, con Obama alla Casa Bianca, ed e’ costata finora gia’ 287 milioni. Nel 2015, 403mila soldati, ossia il 52% del totale, sono risultati “pessimisti”, dicendosi per esempio d’accordo con frasi, proposte al loro giudizio dai ricercatori, del tipo “io raramente penso che posso contare sul fatto che mi stiano accadendo cose positive”. Il 48% - emerge da altri quesiti - ha poca soddisfazione nel lavoro che sta facendo, o ci sta mettendo scarso impegno. I risultati del questionario sono finalizzati a fornire ai comandanti la misura della salute psicologica e fisica dei militari che fanno parte delle loro truppe, e a rafforzarne lo spirito.

Proprio mentre USA Today pubblicava l’analisi deludente sul morale dei soldati, il generale di massimo grado dell’Esercito Usa, Martin Dempsey, presidente dello Staff Congiunto dei Capi delle Forze Armate, ha pero’ detto che se Ramadi cadesse nelle mani del’ISIS “non sarebbe un grande problema”. Ramadi e’ la seconda citta’ dell’Iraq dopo Bagdad, e da giorni e’ assediata dall’ISIS e sul punto di cadere. “La citta’ di per se’ non e’ simbolica sotto nessun aspetto”, ha insistito il generale, piu’ obamiano di Obama, al giornale Stars and Strips. “Per un verso non e’ stata dichiarata parte dello Stato Islamico, e dall’altro lato non e’ centrale per il futuro dell’Iraq. Preferirei che Ramadi non cadesse, ma non sarebbe la fine della campagna se cio’ avvenisse.” E’ vero, resterebbe ancora la capitale Bagdad prima della sconfitta totale…

Non stupisce se, con un vertice che esprime tanto distacco che puo’ essere confuso con il disfattismo, le truppe si sentano, come dire, un po’ giu’ di morale. Eppure, lo sforzo dei promotori del programma di “psicologia positiva” , concepito nel mezzo di due guerre e di una crisi crescente per il numero di suicidi e dei depressi tra i militari, puntava a risultati ben diversi da quelli emersi, che USA Today definisce “negativi in modo choccante e da far paura”. Oltre al basso ottimismo e alla scarsa soddisfazione, una grande maggioranza si e’ lamentata infatti per il misero livello del cibo e del sonno, con il solo 14% che ha detto di “mangiare il giusto e di riposare a sufficienza”. L’Esercito ha commentato il metodo di lettura dei commenti e delle conclusioni raggiunte da parte degli psicologi dicendo in un comunicato che e’ “sperimentale” e che “continuiamo ad affinare le nostre metodologie”. Ma la realta’ e’ che l’intera idea dell’uso della “psicologia positiva” aveva avuto gia’ tanti critici fin da quando era stata concepita e avviata nel 2009, sotto il presidente neo-eletto.

E un panel di scienziati dell’ Istituto della Medicina, che e’ parte della Accademia Nazionale delle Scienze, un anno fa ha concluso una sua ricerca sostenendo che non esistono prove secondo cui il programma e’ in grado di prevenire le malattie mentali, e lamentando che non era stato fatto alcun test per valutarne l’efficacia prima di implementarlo. Il panel, anzi, ha aggiunto che il programma potrebbe addirittura essere dannoso se lasciasse i militari con un malinteso senso di sicurezza e di resistenza psicologica che, nell’intimo, non hanno.

di Glauco Maggi

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