Come vivere un anno d’infelicità

A cura di Alessandro Cozzolino, Personal Life Coach 

Web: www.alcoach.it - Email: alessandro.co@me.com

"Dammi un po' del tuo tempo e io ti restituirò la tua vita"

 

All’essere umano, soprattutto quello della società occidentale, piace lamentarsi. Dategli tutta la felicità di questo mondo e lui troverà sempre un motivo per lamentarsi comunque. E allora ecco 5 step da seguire per rendere il proprio 2015 un anno irrimediabilmente infelice!

 

  1. Aspettare. Che si tratti di smettere di fumare, iniziare la dieta, mandare quel messaggio che tanto ci emoziona, o fare la prima mossa verso quella persona che ci fa battere forte il cuore, un po’ tutti noi tendiamo a rimandare. Aspettiamo il “momento giusto”, aspettiamo di essere pronti e nell’attesa procrastiniamo, posticipiamo, illudendoci di essere immortali, di avere a nostra disposizione una quantità di tempo illimitata e di poter vivere per sempre. Anziché agire, rimaniamo immobili quando, in realtà, la vita è in continuo movimento. Aspettare produce solo due risultati: o niente o il risultato sbagliato. Ecco, continuate pure ad aspettare: l’infelicità è garantita!
  2. Essere ciò che non si è. I più fanno una vita che non gli appartiene: vivono dove non vogliono, dormono con chi non amano, svolgono professioni che non li entusiasmano, fingono di essere ciò che non sono, sognano ciò che non hanno e detestano ciò che hanno. Perché? Il motivo è semplice: credono di meritare questa vita d’inferno che, però, si sono creati da soli. Guardarsi dentro, scoprirsi, accettarsi per ciò che davvero sono e vivere appieno la propria identità e il proprio essere potrebbe renderli davvero felici ma - per carità - non sia mai!
  3. Compiacere gli altri. Essendo mammiferi, come tutti gli animali sociali, ci piace socializzare e stare con gli altri. Ma molti di noi sono così bravi a vivere di infelicità che riescono a rovinare anche i più semplici rapporti con il prossimo. Fanno di tutto per piacere agli altri, prima che a sé stessi, e al fine di compiacerli creano veri e propri personaggi che poco o nulla hanno a che vedere con la persona che sono davvero. Risultato? Recitare stanca e inoltre, si sa, la verità prima o poi viene a galla, sempre. Sebbene la farsa sia messa in scena “a fin di bene”, è sempre una farsa. È come offrire a qualcuno un buon gelato in una calda giornata d’estate. Ma quel gelato è di plastica, è finto, è solo apparenza. L’intento è quello di fare ed essere qualcosa di buono per l’altro, risultare graditi, essere accettati, accolti e benvoluti, ma le conseguenze sono a dir poco infelici, tanto per cambiare!
  4. Ignorare le proprie emozioni. Le nostre emozioni sono una sorta di bussola: ci indicano se siamo sulla strada giusta o meno. Ma non solo. Sono anche le spie luminose del cruscotto di quella macchina che è la nostra stessa persona. Quando viviamo momenti ed esperienze che ci riempiono il cuore di gioia, ci sentiamo felici mentre quando c’è qualcosa che non va, le “spie” si accendono e avvertiamo quindi un senso di malessere. È qui che occorre fermarsi un attimo e apportare i giusti cambiamenti, le opportune “sostituzioni” e “riparare” al fine di rimettere la nostra persona sul binario giusto. Ascoltare se stessi è un’arte. Occorre pratica, attenzione, dedizione, costanza. Ma ai più tutto questo non piace perché richiede troppa fatica. Meglio ignorare, soffocare, rinnegare, far finta di niente: “Tanto passerà da sé”. La verità è che certe sensazioni poco piacevoli potranno anche passare, ma torneranno più forti di prima se si continua a ignorarle. E allora tanti auguri!
  5. Capire la vita. Per millenni, l'uomo ha creduto che fosse la terra a girare intorno al sole e non viceversa. Credeva di aver capito ciò che la sua percezione della realtà gli aveva suggerito. Ciononostante, pur non avendo capito la vera realtà, non si è mai estinto! Basterebbe ricordare questo per comprendere che di questa vita non c'è assolutamente nulla da capire. La vita non va capita. Va vissuta. Basterebbe accettarla per quello che è, con i suoi alti e bassi, le sue contraddizioni, i suoi ritmi, le sue ingiustizie, i suoi tramonti, le sue tempeste grigie e i suoi arcobaleni colorati, anziché ostinarsi a sviscerarla e vivisezionarla, l’hobby preferito di chi non ha ancora capito che la propria infelicità non deriva dalla vita, ma dall’uso che ne fa. 

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