Come vincere l’ansia da regalo

Gioia, spensieratezza, divertenti rimpatriate con amici e parenti, stupore nel ricevere il dono tanto desiderato: questo dovrebbe essere per ognuno di noi il Natale, teoricamente il periodo più gioioso dell’anno. Per molti, invece, le festività natalizie portano con sé stress e preoccupazioni che, inevitabilmente, vanno a tormentare i pochi giorni di vacanza a disposizione. Il motivo? Definito “ansia da regalo”, si tratterebbe di un malessere alla cui base vi è il solo pensiero delle infinite tribolazioni che impegnano la ricerca del dono perfetto. Tale stato d'animo, negativo, si protrae poi per la consapevolezza del dover affrontare code interminabili alle casse, nonché sbrigare gli estenuanti e “sempre ultimi” preparativi indispensabili a farci trovare pronti per il fatidico evento.

Sintomi principali: senso di sfinimento e rassegnazione. Ma non è tutto: a peggiorare la situazione intervengono diversi crucci: dalle ingenti spese economiche da sostenere, alla poca tolleranza verso i cenoni coi parenti, e non per ultimo il timore di perdere il proprio peso forma, tentati dagli eccessi e dagli sfizi delle tavole imbandite.

Conclusione: il Natale rischia di passare da giorno più bello dell’anno a incubo dal quale risvegliarsi il più presto possibile.

 

Attenzione al Disturbo Affettivo Stagionale

Indagando sulle motivazioni responsabili per milioni di italiani della sofferenza per l'ansia da regalo correlata dallo stress natalizio, l’esperto psichiatra Michele Cucchi avverte: “Spesso si sente dire che le vacanze e le grandi ricorrenze sono fattori di rischio per condizioni di malessere emotivo, depressione e suicidio. La depressione è una malattia che risente fortemente dei ritmi ormonali, dell’esposizione alla luce, delle ore di sonno. Esiste una particolare tipologia di depressione, il Disturbo Affettivo Stagionale, che sembra essere più frequente in inverno e correlata al periodo natalizio. Si tratta, infatti, di un’associazione largamente imputabile alla tipologia stessa delle giornate della stagione in corso: breve durata delle ore di luce e un più ampio periodo di buio. Ecco perché, seppur le vacanze di Natale non siano un fattore di rischio per una vera e propria condizione di malattia dell’umore, è sempre molto difficile essere felici, anche e soprattutto durante queste festività”.

 

Non chiediamoci troppo

 “Vari elementi agiscono in sinergia. Innanzitutto esiste un problema di aspettative: le vacanze, al pari degli altri giorni normali, generano doveri, commissioni, frenesia, scadenze, rituali comandati come le feste, i cenoni, i regali. In realtà dovremmo ricordarci che non c’è il modo giusto di vivere le festività: né le tradizioni, né i luoghi comuni ci devono far sentire sbagliati se il desiderio è quello semplicemente di riposarsi, magari senza troppi bagordi e feste spumeggianti. A volte attribuiamo al rituale della tradizione il valore di “modo giusto” di festeggiare, capace, sembra, di farci sentire di più il calore della famiglia e degli affetti. Può non essere così e nella nostra società può essere difficile mettere insieme i nonni, i nipoti e i figli. Ma non devev'esser sentita come colpa o un insuccesso uscire dagli schemi. In questo senso c’è spazio per una sorta di filosofia ‘slow holidays’. Le tradizioni possono essere cambiate. Non facciamo sì che anche divertirsi diventi un obiettivo da raggiungere, un’aspettativa necessariamente da soddisfare. Lasciamo che sia il corso naturale delle cose a decidere come vivere questo periodo”. In conclusione: “Non chiediamoci troppo da questi giorni di vacanza”, ammonisce Cucchi. 

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