Caroli e l’arte: rappresentazione

Nel suo Libro di Pittura, Leonardo da Vinci scrive: «E se il maestro è da poco, le sue figure paiono la pigrizia ritratta al pennello, e se il maestro è sproporzionato, le figure sue son simili», insegnando da par suo che l’arte non è solo comprensione del mondo circostante, ma anche spia di una «anima che fa il nostro giudizio

innanzi sia il proprio giudizio nostro», ovvero, del Profondo. Quel Profondo che sarà, nel Novecento, il vero protagonista dell’arte, popolando il mondo delle proprie visioni, allucinatorie, straziate, distorte. Con queste illuminazioni prende il via l’antologia Anime e Volti dello storico dell’arte Flavio Caroli (Anime e Volti – L’arte dalla psicologia alla Psicoanalisi, Electa, pp. 316, e 22,90) che raccoglie i diversi contributi saggistici dello storico dell’arte intorno al rapporto tra la fisiognomica, la psicologia e la psicoanalisi nella creazione artistica.

Dopo il volume prevalentemente teorico della Storia della fisiognomica da Leonardo a Freud, questa nuova ricerca trae sollecitazione dalla materia stessa dell’arte, ovvero dalle opere di quel «cono di cultura» che ha come vertice, appunto, Leonardo e si allarga fino all’arte contemporanea in influenze, eredità, stimoli, distanze e debiti verso il maestro. Accompagnati dalla sontuosa iconografia del volume, si possono così seguire gli studi quarantennali di Caroli sul tema (spesso concretizzati in mostre) e osservare direttamente nelle pagine i volti ritratti da Lotto, dalla Anguissola, da Caravaggio, Velázquez, Rembrandt, fino a Ernst, Francis Bacon e molti altri, oltre al preveggente e «contemporaneo» Leonardo. Il tutto non in un’ottica comparatistica — le espressioni, le smorfie, i «caratteri» mostrati nell’uno o nell’altro dipinto, che pure offrono curiosità e meraviglie, come gli incredibili disegni di Leonardo che studiano il deforme e il brutto — ma in una dimensione storica, che rende conto delle contemporanee acquisizioni della filosofia, della scienza, del sapere, da un pensatore come Leibniz a uno psicoanalista come Lacan. Ne viene una interessante storia dell’interiorità dell’arte in Occidente, in cui filologicamente si seguono la formazione di un artista, il contatto tra le diverse scuole, il Grand Tour dei maestri che viaggiando illuminarono di conoscenze, di influssi, di nuove prospettive le altre scuole, cosicché l’arte lombarda, la fiamminga, la fiorentina, la veneziana, la romana, l’inglese, l’americana, appaiono come tappe generose, ricche, nutrienti, di un cammino umano di apprendimento.

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