Carenze di psicologi in carcere, la lettera del presidente della …

 

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera.

Abbiamo letto con stupore l'articolo "Beffati i 39 psicologi che avevano vinto il concorso per lavorare in carcere" pubblicato su "Resapubblica.it" il 15 agosto 2013 a firma del direttore Alberto Samonà. Non pretendiamo assolutamente che si conosca una vicenda come quella degli psicologi e criminologi penitenziari cosiddetti "esperti" previsti nell'art. 80 dell'Ordinamento Penitenziario del 1975 e che hanno avviato la loro collaborazione con l'Amministrazione Penitenziaria a partire dal 1978 dopo avere superato una selezione pubblica per titoli ed esame.

Sarebbe stato più corretto, a nostro avviso, titolare: "Beffati da una recente Circolare del DAP gli 'esperti ex art. 80' impegnati in carcere dal 1978 e i 39 psicologi che avevano vinto il concorso nel 2006 e mai immessi in ruolo".

Abbiamo già contestato - come Società Italiana di Psicologia Penitenziaria così come lo ha fatto il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi - la Circolare del DAP dell'11 giugno 2013 che di fatto mette fine al lavoro degli "esperti" e non si occupa dei "39 vincitori di concorso". La carenza di assistenza psicologica è una realtà e non è, ovviamente, legata tanto alla mancata assunzione di 39 psicologici in tutta Italia (sono circa 200 gli istituti penitenziari e i detenuti sono oltre i 65.000), ma il non aver mai creato un servizio di psicologia penitenziaria e data una stabilizzazione ai circa 450 esperti che da 35 anni garantiscono gli interventi in tutti gli istituti penitenziari e, da alcuni anni, anche negli Uffici

Esecuzione Penale Esterna: la stabilizzazione avrebbe creato lo spazio anche ai "39 vincitori" di concorso che hanno assolutamente il diritto di essere immessi in ruolo.

Ci permettiamo di osservare che è ingeneroso e non corretto affermare che "Per tappare i buchi, poi, l'amministrazione penitenziaria si avvale di circa 500 consulenti esterni, che adesso potrebbero addirittura scavalcare i legittimi vincitori di concorso". Abbiamo già detto che quelli che chiamate "consulenti esterni" sono i cosiddetti "esperti ex art. 80 previsti" dalla Legge 354 del 1975 e le uniche e "legittime" figure che in 35 anni hanno operato prima di qualche concorso di poche unità (trasferite nel 2008 alla sanità) e dello sfortunato concorso dei "39", comunque, partito male poiché in quel concorso non si riconosceva l'esperienza a chi già lavorava da decenni. Da molti anni chiediamo all'Amministrazione Penitenziaria di investire a favore degli interventi psicologici (più ore, compensi adeguati, contratti stabili) e promuovere un vero servizio di psicologia penitenziaria per garantire una adeguata assistenza a tutti i detenuti: solo in questo modo si sarebbero creati gli spazi per gli "esperti", per i "39 vincitori di concorso" ed aperta la strada anche a giovani colleghi.

Nei mesi scorsi abbiamo lanciato anche un appello al Presidente della Repubblica "Operatori e detenuti travolti da un insolito destino" e messo in atto altre iniziative come si può verificare nel nostro sito (sipp.jimdo.com) per evidenziare le difficoltà degli interventi psicologici in carcere. Speriamo anche noi che il "riposo di ferragosto" abbia portato consiglio ai vertici del DAP, del Ministero della Giustizia ed anche ai colleghi vincitori di concorso che invitiamo nuovamente ad evitare polemiche tra psicologi (una guerra tra poveri) e a fare fronte comune insieme agli "esperti" rispetto al DAP per dare finalmente un adeguato sostegno psicologico a tutti i detenuti.

Alessandro Bruni
(presidente Società Italiana Psicologia Penitenziaria - SIPP)

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