Camilla Furetta e “17 Nervi” di note e psicologia

LIVORNO. Si chiama “17 Nervi” ed è l’Ep che segna l’esordio discografico di Camilla Furetta. Chi è? Una brillante e irriverente cantautrice livornese che oggi compie 27 anni, mentre il 6 marzo presenterà la sua creatura al Surfer Joe, dentro il Pink Festival, in apertura a Elli De Mon. Camilla suona l’ukulele e scrive canzoni ma non si definisce musicista, bensì “un’intrattenitrice” che cerca nell’interazione con il pubblico la riuscita dei suoi concerti e del suo modo di proporre ciò che compone. Solo una parte della sua produzione da solista confluisce nell’Ep “17 Nervi”, che contiene sei canzoni, è stato registrato all’Ice Factory Production di Tommaso Bandecchi ed è supportato da Inconsapevole Records. Il titolo “17 Nervi” ha a che fare con il periodo in cui lei abitava a Genova.

“Ci ho passato un anno – prosegue Camilla - per fare un tirocinio ed essendo sola ho impiegato molto tempo a scrivere canzoni, per vincere la noia. Ero solita prendere l’autobus numero 17 che porta a Nervi e alla fermata, specialmente il lunedì mattina, c’era gente che, presa appunto dai nervi per il rientro al lavoro dopo la domenica, sbraitava per salire sull’autobus. Così ho intitolato “17 Nervi” il mio Ep e anche la sua prima canzone, nella quale racconto l’episodio di una ragazza che è stata appena lasciata dal suo ragazzo dopo 10 anni di fidanzamento e sale sull’autobus 17 senza il biglietto, ma quando monta il controllore sono guai”. Dove scrive le sue canzoni e cosa le ispira? “Racconto cose che ho visto o che mi sono successe. Ho vissuto un anno in Mozambico e uno a Genova, sei a Cesena, ho fatto l’Erasmus a Stoccolma e adesso frequento un master a Milano. Insomma, sto molto in giro e mi passa davanti tanta gente che mi dà spunti per scrivere canzoni. Il mio studio è la mia camera, dove scrivo e tengo il mio ukulele, un pianoforte e un basso. Come potrete capire, i miei vicini mi odiano”. Nonostante questo gran girovagare, torna sempre a Livorno...“Io sto tanto bene a Livorno, ma non mi ci fossilizzo perché c’è tanto nel mondo da vedere; e se mi offrissero un lavoro altrove sarei disposta, a malincuore, ad andar via”. Sulla scena musicale livornese, intanto, ha le idee chiare e dice: “Non è vero che a Livorno non c’è nulla; forse non siamo bravi a farci pubblicità. Io ho suonato molto qui, di posti ce ne sono, ma ai livornesi piace lamentarsi. I problemi, piuttosto, sono altri”.

Ovvero? “Livorno ha una scena musicale autoreferenziale, siamo bravi qui e basta; inoltre, ci sono poche ragazze che suonano e questo è un male. Sembra che la massima aspirazione musicale di una ragazza a Livorno sia essere la fidanzata di un musicista e fargli le foto quando suona. Invece io penso che anche le ragazze abbiano qualcosa da dire”. E lei è una di loro? “Sì – risponde Camilla -, ma non sono un baluardo, canto solo perché mi diverto. Non sono neanche una musicista vera e propria: non ho tecnica, non ho studiato e non sono virtuosa. Ma se qualcuno mi invita a casa e mi offre una pizza e una birra io ci vado e mi metto a suonare. Sono un’intrattenitrice e coinvolgo il pubblico durante i miei concerti, anche se sbaglio note o dico parolacce”. Una mossa molto indovinata, Camilla l’ha fatta per ottenere la copertina del suo Ep.

Di cosa si tratta? “Siccome non so disegnare, ho scritto un post su Facebook invitando chiunque a mandarmi un disegno per la copertina e poi lanciando una votazione attraverso i “like” dati ad ogni proposta. Inaspettatamente, mi sono arrivati più di 30 disegni, dall’Italia e dall’estero; ha vinto un ragazzo greco che si chiama Alexandros Karamelidis. Questa trovata mi fa pensare che la gente ti sorprende se ha un’opportunità”. Frase a pennello di questa estrosa ragazza che ha in Amanda Palmer il suo guru musicale, ma fuori dalle note cosa c’è nella sua vita? “Sono una psicologa – conclude Camilla -, specializzata in neuropsicologia e riabilitazione delle cerebrolesioni acquisite. Ma trovare lavoro è difficile, perciò mi adatto anche a fare la babysitter. Studiare psicologia aiuta nell’osservare le persone e quello che succede; per me è un grande stimolo nello scrivere canzoni”.

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