Bulli e vittime

Il bullismo è un fenomeno che si caratterizza prevalentemente all’interno del contesto scolastico ed è presente già nella scuola elementare.
E’ un fenomeno che, per la sua importanza e per le sue implicazioni psicologiche, è oggetto di interesse per gli psicologi, i pedagogisti, gli insegnanti, gli educatori e i genitori.
Con il termine bullismo si fa riferimento alla messa in atto, da parte del bullo e dei suoi sostenitori, di comportamenti aggressivi, sia fisici che verbali, perpetuati sistematicamente nei confronti di soggetti ritenuti più deboli, sia fisicamente che psicologicamente.
Il bullo sceglie le sue vittime tra quei soggetti che appaiono più fragili e incapaci di difendersi e generalmente non agisce mai da solo, ma in gruppo.
Perché si possa parlare di bullismo è fondamentale che i comportamenti aggressivi siano messi in atto con intenzionalità e con sistematicità nei confronti sempre della stessa persona e che tra bullo e vittima ci sia una sproporzione di forze sia a livello fisico che psicologico.
E’ proprio la ripetitività di questi comportamenti che mina lo sviluppo psicofisico delle vittime, che sono costrette a vivere profonde sofferenze e disagi psicologici, che possono sfociare nel rifiuto di andare a scuola o di svolgere attività extrascolastiche, calo nel rendimento scolastico, riduzione dell’autostima, ansia, depressione, sensi di colpa, disturbi del sonno, isolamento, disturbi psicosomatici.
Esistono tre forme principali di bullismo: quello diretto, quello indiretto e il cyberbulling.
Il bullismo diretto consiste in aggressioni fisiche o verbali, comprese la sottrazione o il danneggiamento di oggetti appartenenti alla vittima e la sottrazione di denaro.
Il bullismo indiretto consiste, invece, nell’isolare la vittima, facendola sentire diversa.
Il cyberbulling è una forma evoluta del bullismo, che utilizza la tecnologia per danneggiare la vittima.
In questa tipologia rientra, per esempio, la diffusione di video che riprendono la vittima mentre viene umiliata e ridicolizzata dai compagni.
Nella maggior parte dei casi il bullo non agisce da solo, ma in piccoli gruppi, in cui generalmente, oltre al bullo che ha il ruolo di decidere in che modo aggredire la vittima e di mettere in atto i comportamenti persecutori, è presente l’aiutante, che aiuta il bullo restando però in secondo piano, e il sostenitore, che incita i primi due all’azione, senza intervenire a livello fisico.
Le vittime sono caratterizzate da una fragilità sia fisica che psicologica. Nella maggior parte dei casi infatti sono persone timide, introverse, estremamente sensibili e insicure e appaiono incapaci di difendersi. Queste caratteristiche rendono la vittima appetibile agli occhi del bullo.
Le vittime difficilmente riescono a chiedere aiuto agli insegnanti o ai genitori, perché temono di essere etichettati, ancora una volta, come deboli e incapaci di difendersi. A questo si aggiunge il fatto che i bulli minacciano le loro vittime di non parlare con nessuno circa quello che subiscono, altrimenti la punizione sarà ancora peggiore.
Per tutte queste ragioni, il fenomeno del bullismo spesso non emerge agli occhi dei genitori e degli insegnanti, per cui i bulli continuano ad agire indisturbati.
Per rivolgere i propri quesiti alla dottoressa Francesca Leopardi è possibile inviare una email all’indirizzo francesca.leopardi@libero.it. Le risposte saranno pubblicate ogni venerdì su www.corrieredelgiorno.com. La dott.ssa Francesca Leopardi, Psicologa, Psicoterapeuta, Esperta del settore, già docente di Psicologia generale e Psicologia dell’età evolutiva presso la Scuola Pugliese di Formazione alla Consulenza familiare, dal 2007 svolge l’attività di consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Taranto nei procedimenti di separazione, divorzio e affidamento dei minori.

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