Braccialetti rossi, rassegna stampa: psicologia, lacrime, sogni e …

braccialetti rossi-cris-leo-vale-toni-rocco.JPG RASSEGNA STAMPA su Braccialetti rossi (voto: 7), la fiction di Rai1 in 6 puntate trasmessa la domenica sera e che ha chiuso con ascolti record, in attesa della seconda stagione.

Aldo Grasso sul Corriere della Sera: "Quando una fiction racconta la vita di un ospedale che ospita malati molto gravi, quando poi questi malati sono bambini e adolescenti che devono fronteggiare esperienze molto dure, il cancro, l'anoressia, addirittura il coma, e che nel frattempo devono anche crescere, fare amicizia, scoprire i primi amori, la confezione del prodotto rischia subito di passare in secondo piano. Un po' romanzo di formazione e un po' medical drama, la fiction, scritta da Giacomo Campiotti (che l'ha anche diretta) e Sandro Petraglia, a tratti ricorda il successo anni 90 Amico mio e il suo versante melodrammatico. Braccialetti rossi dovrebbe servire a innovare e riportare su Rai1 il pregiato target giovane: si vede che il prodotto è più curato e ben fatto rispetto alla media generalista (anche grazie al cast e alla colonna sonora pop), ma non sfugge ad alcuni limiti: l'immancabile voce fuori campo (del bambino in coma) che raccorda le storie, la tenuta delle storie di contorno, il realismo nella rappresentazione dei casi. È così che la facile commozione rischia di sostituirsi all'approfondimento psicologico e alla tensione narrativa".

Antonio Dipollina su Repubblica: "Non c'è dubbio, Braccialetti rossi sposta l'occhio del telespettatore abituato alle solite fiction. Da subito l'impianto regge con ovvia simbologia. Ma subito si finisce in un gioco favolistico, a base anche di sogni rivelatori via coma, che non promette granché. Va da sé, lacrime come se piovesse, ma si vorrebbe anche un quadro più sensato per piangere con un po' di costrutto. Sulle buone intenzioni, chiaro, niente da eccepire".

Alessandra Comazzi su La Stampa: "E' importante che uno sceneggiato si concentri sul dolore, ancorché sublimato, perché è vero che il dolore fa parte della vita ed è importante combatterlo. Fiction di qualità, ragazzini molto bravi. Ma: operazione strappacore o scossone alle coscienze?".

Maurizio Caverzan su Il Giornale: "Quando si tratta di dolore ed esperienze estreme il ricatto del contenuto sulla forma è sempre più forte. Tuttavia si possono riconoscere alcuni azzardi come la voce narrante affidata al ragazzino in coma. Ingenuità che non ci si sarebbe aspettati. Ben assortito il cast degli adulti e apprezzabile lo sforzo nei dialoghi, senza censure al gergo giovanile".

Mirella Poggialini su Avvenire: "Infermieri e dottori, magari non tutti dotati di comprensiva dolcezza, si alternano ai familiari, sovente angosciati sino allo smarrimento. E la fiction lo dimostra via via, mentre descrive con partecipe misura i drammi di ognuno mentre il grande colpo di teatro, per così dire, è il piccolo Rocco, che giace in coma in una camerata e diventa il narratore e l'interprete delle ansie e delle paure di chi lo circonda, facendo da tramite, nel regno dei sogni e degli incubi, fra chi vive e chi sta per lasciare il mondo e volare via".

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