Boom di denunce infondate, i medici a lezione per difendersi

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Boom di denunce infondate,
i medici a lezione per difendersi

A Roma il corso organizzato
dall'associazione "Amami".
Il professor Maggiorotti:
"Imparare a individuare
i campanelli di allarme"

Un vero e proprio «corso di sopravvivenza» per orientarsi tra burocrazia, assicurazioni, leggi e psicologia dei pazienti. Si tiene oggi a Roma, all'Hotel The Duke, ed è indirizzato ai camici bianchi che sempre più spesso sono denunciati per presunti casi di "malpractice", errori o malasanità. A promuoverlo, per il terzo anno consecutivo,  è  "Amami" (Associazione medici accusati di malpractice ingiustamente).

L'obiettivo dell'iniziativa è quello di insegnare ai dottori a non cadere nella trappola di false accuse. «I medici devono imparare a individuare i campanelli d’allarme che suonano prima di una denuncia infondata», dice Maurizio Maggiorotti, presidente dell’associazione Amami. «Nell’ottica di prevenire il contenzioso infondato, è fondamentale - spiega il professor Maggiorotti - che i professionisti imparino ad agire cautelandosi da quest'ultimo, anche con l’aiuto di uno psichiatra».

Tra le categorie più esposte ci sono chirurghi estetici, ginecologi e ortopedici. «Ormai ci sono assicurazioni che non vogliono più coprire i rischi - spiega Maggiorotti-. La categoria non ce la fa più.  Ci sono colleghi che si ritrovano a esecitare senza avere le giuste tutele. E le compagnie che ancora ci assicurano hanno costi esorbitanti».

Al corso vengono analizzati temi che gravitano attorno al contenzioso medico-paziente con particolare attenzione alle azioni di «prevenzione del contenzioso», anche grazie all’analisi dell’atteggiamento psicologico del paziente prima di un’operazione, per evitare ogni eventuale "vendetta". Adelia Lucattini, psichiatra e psicanalista, dice:  «Ci sono dei campanelli d'allarme che i medici possono individuare. I pazienti che devono essere operati sono angosciati. Alcuni tendono a minimizzare, altri  diventano sospettosi, e altri ancora cominciano a fare domande a raffica. Bisogna sapere che le persone che si sottopongono a un intervento chirurgico subiscono inconsciamente un trauma, che porta a sviluppare un'aggressività che viene trasmessa all'esterno. I medici sono le prime vittime di questa rabbia».

«Il medico deve prestare un estremo interesse al punto di vista del paziente - spiega la dottoressa Lucattini-, deve capire che sta vivendo una situazione anomala. Quindi deve essere attento e fornire tutte le informazioni necessarie, anche a costo di diventare ripetitivo. Servono disponibilità, pazienza e attenzione allo stato d'animo di chi ci si trova davanti».

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