Battiato fa il filosofo, lezione sull’aldilà



di Silvia Quaranta

PADOVA. Spiritualità, scienza, psicologia, arte, filosofia a confronto in un dibattito serrato, per sviscerare quel discrimine sottile, che gli inglesi riassumono nell’espressione “to cure Versus to care”. La traduzione non è semplice, ma si può rendere, come suggerisce il professor Marco Sambin (ordinario di Psicologia all’università di Padova) «con la differenza tra la cura e l’aver cura».

E proprio da questa parola nascono il titolo ed il fil rouge dell’incontro di ieri mattina al centro San Gaetano, organizzato nell’ambito del convegno “Vedere Oltre: la spiritualità dinanzi al morire”. Tra i relatori, tutti ospiti d’eccezione, anche il maestro Franco Battiato, dalla cui celebre canzone ha tratto ispirazione l’intero dibattito. Tema centrale del convegno, che continuerà fino a domani, la fine della vita: un evento ineluttabile che l’uomo, fin dalle civiltà più antiche, ha scandito ed esorcizzato con rituali precisi, e che oggi si ripropone secondo prospettive diverse, in cui si alleano medicina, psicologia e spiritualità. «Buona parte dei filosofi occidentali» ha spiegato il professor Massimo Donà, filosofo e musicista «rimuove l’alone negativo che le cose mostrano quando le incontriamo nella loro temporalità. Nell’ansia di programmare e di guardare al futuro, abbiamo rimosso la contingenza, che è la forma in cui le cose appaiono nel presente». Ed ecco che a questa fame di futuro è necessario rispondere con una “cura”, che «etimologicamente» continua Donà «echeggia la stessa radice semantica da cui nasce la parola “cuore”. Il significato, dal latino, è duplice: da un lato porta con sé un senso di amore, dall’altro di angoscia, di preoccupazione per colui che sta a cuore». Ad introdurre e moderare l’incontro la professoressa Ines Testoni, insieme al professor Giuseppe Azzarello, medico oncologo e docente del master Death Studies the end of life.

Nella schiera dei relatori anche due rappresentanti della spiritualità, facenti capo l’uno alla tradizione cristiana, il teologo Guidalberto Bormolini, l’altro a quella buddista, il monaco Raffaello Longo. Applauditissimo l’intervento di Bormolini, che con tono pacato ed umorismo gentile ha conquistato l’intera platea. Il sacerdote ha ricordato come anche nella storia del cristianesimo occidentale trovi spazio una vera e propria «preparazione alla morte», che era insieme una scuola di vita. «La più preziosa perla del cristianesimo occidentale» ha ricordato «nasce come reazione all’alleanza tra potere spirituale e temporale. Quando la Chiesa diventa un’appendice dell’impero, i monaci rispondono all’impoverimento morale con la meditazione e l’ascetismo. E tra gli esercizi che praticavano, c’era anche quello della morte: si preparavano a morire per imparare a vivere».

Ha chiuso l’incontro il maestro, Franco Battiato, con una breve lettura, tratta dalla sua ultima produzione: il docufilm “Attraversando il Bardo”, uno sguardo sull'Aldilà e un'indagine sul significato della morte nelle diverse culture. «Gli elementi» ha scandito il maestro «non hanno natura propria. La terra non esiste. L’unità primordiale è spazio e saggezza, inseparabili. Quando il praticante è in grado di riconoscere sua natura, la consapevolezza, la coscienza, è libero: tutti gli 84mila tipi di emozioni disturbanti istantaneamente, in un solo attimo, si liberano senza lasciare traccia. La saggezza originaria è libera da pensiero, e pure è conoscenza di tutto». La conferenza è continuata nel pomeriggio, con un dibattito di natura più medica, sulle cure palliative. Il programma di oggi e domani è consultabile online, su www.endoflife.it.




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